Creata da Carlos Montero, Élite è una serie tv spagnola targata Netflix, che va in onda dal 2018 e di cui la nuova stagione, la quarta, dovrebbe arrivare a primavera di quest’anno. Arrivata infatti alla terza stagione e rinnovata per altre due, Élite è presto diventata un successo internazionale portando la Spagna a essere uno dei nuovi bacini della serialità Netflix, dopo il grandissimo fenomeno della serie tv La casa di carta.
Ambientato in uno dei più prestigiosi licei spagnoli, Las Encinas (che sembra in realtà essere fittizio), Élite affronta un ventaglio di temi sociali, quali il razzismo, il classismo, la corruzione, il tutto condito da intrighi, sesso e omicidi. La prima stagione si apre con Samuel (Itzan Escamilla), possibilmente il protagonista di questa serie a impostazione corale, studente della scuola pubblica che grazie a una borsa di studio riesce ad accedere alla prestigiosissima Las Encinas, istituto privato frequentato dalla élite spagnola. Assieme a lui, i suoi amici Nadia (Mina El Hammani), ragazza musulmana integerrima ma ancora naїve, e Christian (Miguel Herràn), aspirante influencer che vuole entrare nei giri giusti. Il loro arrivo non è accolto a braccia aperte, specialmente da Gùzman (Miguel Bernardeu) e la fidanzata Lu (Danna Paola), mentre la ribelle Marina (Maria Pedraza), sorella di Gùzman, diventa l’interesse amoroso di Samu, e Carla (Ester Exposito), marchesa dallo sguardo gelido, coinvolge Christian nelle fantasie sue e del suo ragazzo, Polo (Alvaro Rico).
Questi i personaggi principali, a cui, di stagione in stagione, se ne aggiungono progressivamente altri. Ogni stagione è costruita attorno a un mistero, nella prima e nella terza un omicidio, nella seconda una sparizione. All’inizio di ogni stagione viene presentata la vittima, e poi l’intera stagione fa avanti e indietro nel tempo tra il prima e il dopo l’omicidio. La costruzione di ogni mistero è avvincente e fatta con un criterio preciso, un simile canovaccio che in ogni stagione ha però risvolti diversi. Ogni stagione infatti inizia da un livello di relativo equilibrio e poi man mano, attraverso intrighi e non detti, ogni personaggio diventa potenzialmente un sospettato. Élite trova infatti il suo miglior punto di forza nel creare moventi credibili e non banali per tutti i personaggi principale, e alla fine di ogni stagione, ognuno potrebbe essere il colpevole, ma questo non va sicuramente a togliere l’efficacia dei colpi di coda finali, che sono sempre plot twist inaspettati ma comunque coerenti con tutta la costruzione precedente.
Ogni stagione inoltre ha un proprio particolare filo rosso. Se la prima contiene in nuce una critica alla disparità di classe che fa da premessa all’intera serie, con i ricchi più marci dei poveri ma che riescono comunque a cavarsi dagli impicci, la seconda e la terza mantengono comunque sullo sfondo questa idea di fondo, ma più, appunto, come elemento di background, vitale per altre riflessioni più interessanti. In particolare la seconda stagione è quella più intelligente, che, attraverso personaggi già introdotti (Omar, per esempio) e alcuni nuovi (Cayetana e Valerio) riflette su tutte le ramificazioni che può avere il tema dell’identità, e in particolare del suo nascondimento. Fin dalla trama principale di questa stagione infatti la trasfigurazione della propria identità si rivela un tema profondamente proficuo e originalmente azzeccato, trattandosi questo di un teen drama, che quindi ha al centro e come target l’età adolescenziale, età chiave per conoscersi e formarsi.
Nella terza questo tema lascia spazio a un’altra ramificazione interessante. Fulcro della terza stagione infatti non è più l’identità individuale, ma la verità (o al contrario, la demistificazione) del rapporto con gli altri. In questa stagione infatti nascono amicizie che nella prima non sarebbero state possibili, e anche nella trama gialla principale questo valore nel rapporto di gruppo ha un valore più ampio, che va così a evolvere e trasformare completamente le divisioni di classe che erano la premessa della serie.
I vari intrecci tra i personaggi e l’articolazione dei momenti più salienti (vedi per esempio la scena del black out nella terza stagione) è infatti la cosa migliore della serie, a cui si aggiunge anche un umorismo e un gusto sopra le righe che la tolgono dal genere drammatico per inserirla più in uno godibilmente trash, ma con una trama di alto livello. I toni kitsch infatti non fanno che complementare benissimo la sceneggiatura, rendendola divertente anche se forse non adatta a ogni tipo di pubblico. La carne al fuoco è tanta: dai rapporti a tre, agli incesti, alle malattie, alla droga, al furto d’identità, tradimenti e peccati di fede, Élite non si fa mancare niente, in questo coloratissimo divertissement che non si prende del tutto sul serio e che però è solo appunto da contorno a una trama e a dei personaggi articolati.
Un 13 reasons why europeo e venuto decisamente meglio, con problemi volutamente assurdi che non vogliono ricalcare la realtà (e la premessa elitaria è perfetta per questo), ha l’unica pecca, purtroppo dilagante nell’assenza di un vero approfondimento emozionale tra i personaggi. Le loro relazioni, di odio o di amore o di rancore, sono più dette che mostrate, i loro dialoghi e le loro scene sono quasi del tutto assoggettate allo sviluppo della trama e questo è un peccato perché i potenziali ci sono, in particolare nei rapporti Guzman e Nadia, Nadia e Lu e Omar e Ander.