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El abrazo de la serpiente

Theo, un etnografo di origini tedesche che risiede da anni in Amazzonia per coltivare i suoi studi, è gravemente malato ed è alla ricerca di una potenziale cura che, secondo alcune leggende locali, potrebbe trovarsi nella giungla. In compagnia di un abitante indigeno, Manduca, da lui salvato dalla schiavitù e che ora lo serve come assistente e interprete, lo studioso incontra il giovane sciamano Karamakate che, da ultimo della sua tribù, non ha particolari simpatie per gli uomini bianchi – da esso associato agli invasori che hanno razziato le sue terre. In seguito ad un’iniziale ostilità il nativo sceglie di aiutarlo e, dopo averlo “rimesso in forze” tramite una sorta di unguento salvifico, si mette in viaggio con lui e Manduca per trovare la misteriosa pianta conosciuta come yakruna.
Molti anni dopo un botanico americano, Evan, incontra un anziano Karamakate – che sembra possedere un nebuloso ricordo dei propri remoti trascorsi – e parte con questi sulle tracce della stessa miracolosa pianta affinché curi la sua presunta impossibilità di sognare. Insieme l’insolita coppia affronterà un tragitto nel quale passato e presente finiscono per collimare in più occasioni.
Questo è il biglietto da visita di El abrazo de la serpiente è quello delle grandi occasioni e a visione finita non si può che confermare la bontà dei succitati riconoscimenti

El abrazo de la serpiente

Il primo film a essere candidato all’Oscar come miglior pellicola straniera del cinema colombiano, vincitore dell’Art Cinema Award al festival di Cannes nonché uno dei titoli più acclamati dalla critica mondiale nel 2015. Il regista Ciro Guerra – che tre anni più tardi avrebbe ulteriormente espanso il suo percorso conoscitivo alla scoperta della cultura del proprio Paese con l’altrettanto magnifico Oro verde – C’era una volta in Colombia (2018) – si approccia qui in maniera attenta e rispettosa al folklore e alla tradizione delle popolazioni amazzoniche (che hanno pienamente apprezzato la sua visione), prendendo come base narrativa, ampliata e liberamente ornata di elementi ancestrali, i diari degli esploratori occidentali Theodor Koch-Grunberg e Richard Evans Schultes, qui amalgamati in una narrazione coesa e multiforme nella quale si intrecciano i piani temporali. Un’alternanza che permette al film di fluire con una placida scorrevolezza che ricorda proprio quella dei fiumi attraversati dai protagonisti alla ricerca del loro personale Santo Graal.

El abrazo de la serpiente

El abrazo de la serpiente fotografa attraverso un sublime bianco e nero la vasta bellezza di queste terre selvagge e pressoché disabitate, dove le popolazioni indigene sono state sterminate dagli invasori bianchi e la natura domina incontrastata sul mondo degli uomini e sulle sue leggi. Guerra utilizza la macchina da presa con una profondità di sguardo dove tutto raggiunge un proprio, fremente, equilibrio, tra geometrie e scene madri che caratterizzano i passaggi più salienti dell’opera, con tanto di relativi epiloghi dei rispettivi tasselli espositivi che si ammantano di stranianti simbolismi, tra gigantesche piante che si ergono a sussurranti Alberi della Vita a trip visionari che ricollegano l’intero universo in un viaggio allucinatorio che conturba e attrae in egual misura. E poi ancora comete che cadono dal cielo quali segnali divini, potenziali animali guida e aspiranti Cristi reincarnati a sottolineare e rimarcare la fedeltà ad un misticismo secolare e lo sradicamento delle origini locali. Una delirante sequenza nel convento, improvvisato nel cuore della giunga, nella quale uno dei protagonisti recita la battuta “hanno preso il peggio di entrambi i mondi“, racchiude al meglio questo assioma di scontro inconciliabile che lega d’altronde il polso costante del bifronte racconto. E tra rumori ambientali che trasportano completamente in questo palcoscenico selvaggio, il cammino assume ulteriori sfumature empatiche diventando un parallelo percorso introspettivo vissuto dallo spettatore stesso, quale attivo partecipante ad un tragitto universale di anime e corpi.

Voto Autore: [usr 4]

Maurizio Encari
Maurizio Encari
Appassionato di cinema fin dalla più tenera età, cresciuto coi classici hollywoodiani e indagato, con il trascorrere degli anni, nella realtà cinematografiche più sconosciute e di nicchia. Amante della Settima arte senza limiti di luogo o di tempo, sono attivo nel settore della critica di settore da quasi quindici anni, dopo una precedente esperienza nell'ambito di quella musicale.

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