HomeRecensioni FilmDeath of a Unicorn - Recensione del film comedy horror A24

Death of a Unicorn – Recensione del film comedy horror A24

Attenzione! La casa di produzione indipendente A24 questa volta sembra aver fatto un buco nell’acqua, ma non è del tutto vero. Death of a Unicorn (2025) è il film d’esordio di Alex Scharfman con protagonisti Jenna Ortega e Paul Rudd.

Il film si presenta come un comedy horror satirico, genere non molto esplorato dalla A24, e per questo ha attirato parecchio l’attenzione. La pellicola ha avuto una buona accoglienza da parte del pubblico ma non della critica, segnando un piccolo precedente per la casa di produzione che ha distribuito film del calibro di Moonlight (2016), Midsommar (2019), Everything Everywhere All At Once (2022) e Past Lives (2023). Scharfman dona al pubblico generalista una piccola storia d’intrattenimento che segna quindi un esordio discreto alla regia.

Death of a Unicorn – Trama

Il padre vedovo Elliot Kintner (Paul Rudd) è in viaggio con una macchina a noleggio insieme a sua figlia, l’adolescente Ridley (Jenna Ortega). La destinazione è la residenza del capo di Elliot, il morente Odell Leopold (Richard E. Grant), dove vive insieme alla moglie Belinda (Téa Leoni) e al figlio Shepard (Will Poulter). I Kintner sono alquanto tesi, in quanto Elliot vuole impressionare la famiglia Leopold, mentre Ridley è scostante, soprattutto dopo la morte della madre.

Mentre i due sono in viaggio investono accidentalmente una creatura che si scopre essere un piccolo unicorno. Ridley tocca il corno dell’animale e ha delle visioni cosmiche, in più il contatto con il sangue della creatura le fa guarire l’acne al viso. Elliot porta l’unicorno alla residenza Leopold e ben presto Odell capisce che se il sangue del cucciolo ha guarito l’acne della ragazza, allora potrà guarire qualsiasi male, incluso il suo cancro.

Il problema è che il cucciolo di unicorno è ancora vivo, e i suoi genitori lo stanno cercando e sono molto, molto, arrabbiati.

Recensione

Death of a Unicorn ha una premessa interessante ma un’esecuzione mediocre. L’unicorno nel linguaggio di massa sta a indicare qualcosa di unico e introvabile ma qui gli elementi non sono combinati abbastanza bene da rendere Death of a Unicorn un film leggendario. Il vero peccato è la non esplorazione della tematica iniziale, ovvero lo sfruttamento di una risorsa introvabile. L’unicorno poteva simboleggiare il nostro Pianeta Terra e come noi uomini distruggiamo ogni sua singola parte per il nostro tornaconto. Il problema è che il film prende una piega completamente diversa. Il film risulta ridondante, la sceneggiatura è debole: Ridley è la classica ragazzina che sa tutto ma non viene ascoltata e Odell il miliardario senza scrupoli.

Il tono del film è esasperato, molte battute non fanno ridere perché inserite a forza, mentre i momenti drammatici non hanno il giusto impatto. La direzione attoriale è curiosa, perché ogni attore, tranne Jenna Ortega, sembra interpretare una macchietta, più che una persona “reale”. Paul Rudd interpreta sempre lo stesso personaggio, un po’ impacciato e in balia degli eventi, mentre Téa Leoni fa sempre le stesse espressioni.

Death of a Unicorn poi ci vuole parlare dell’Oltre, di un mondo dopo la Morte dove regna la pace ma anche in questo caso un’altra ipotetica nota d’originalità si perde nel marasma dell’azione.

Death of a Unicorn

Death of a Unicorn – Eat the rich

Anche se il film non è registicamente buono, il pubblico ha accolto bene Death of a Unicorn e c’è bisogno di sottolineare il motivo.

Negli ultimi anni sono usciti tanti film che rientrano nella micro categoria thriller/horror soprannominata “eat the rich”, ovvero “mangia i ricchi”. L’espressione viene attribuita al filosofo Jean-Jacques Rousseau e in un contesto più ampio ha iniziato a diffondersi all’inizio del ventunesimo secolo con l’aumento del dissenso per le disuguaglianze di reddito.

Nei film eat the rich a essere presi di mira sono personaggi che appartengono a una classe sociale elevata, come in Finché morte non ci separi o The Hunt.

Death of a Unicorn è un eat the rich che si eleva perché a “sconfiggere” i ricchi non sono persone di classi sociali inferiori, come accade ad esempio in The Menu, ma creature mitologiche arrabbiate. Al pubblico piace vedere morire (male) persone fittizie che se lo meritano. In questo caso non solo le persone coinvolte sono ricche ma vogliono sfruttare qualcosa che non può ribellarsi e difendersi.

È divertente vedere delle creature maltrattate ribellarsi e vendicarsi su personaggi sgradevoli agli occhi del pubblico. Lo spettatore sa già dove andrà a finire la trama, eppure non può smettere di guardare.

Conclusioni

Come detto nell’introduzione, Death of a Unicorn è prodotto dalla casa di produzione indipendente A24 che ha sempre però prodotto film di alto profilo. Questa pellicola sembrerebbe essere il primo buco nell’acqua, ma qualche mese fa la stessa A24 ha sostenuto di voler investire in più progetti “di massa” per non rimanere nella nicchia.

Bisogna ricordare che Death of a Unicorn, inoltre, è un esordio alla regia e seppure gli elementi salvabili siano pochi, qualche nota originale c’è stata.

Il film non è un capolavoro, ma è quel tipo di prodotto che si va a vedere con i propri amici per passare un’oretta e mezza in allegria.

E non c’è nulla di male in questo.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Death of a Unicorn è un film d'intrattenimento senza pretese, arricchito da una trama "eat the rich" molto in voga al momento ma è carente dal punto di vista recitativo.
Giorgia Ferraro
Giorgia Ferraro
Laureata in Dams, Hugo Cabret mi ha fatto scoprire l'amore per il cinema. Amo Bong Joon-ho, Villeneuve, Hitchcock e il giallo all'italiana degli Anni Settanta. Guardo volentieri i film d'animazione e gli horror (a volte nella stessa giornata). Per piangere un po' una commedia romantica è quello che ci vuole.

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