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Blade Runner: il capolavoro di Ridley Scott

“Io penso, Sebastian, pertanto sono.”

Blade Runner (1982) è un film diretto da Ridley Scott. Ha contribuito a consacrarlo come regista (insieme ad Alien), stabilendo estetica e linguaggio visivo del genere cyberpunk.

Blade Runner

Candidato agli Oscar per la miglior scenografia ed effetti speciali e ai Golden Globe per la miglior colonna sonora, vinse ai Premi BAFTA per la fotografia, costumi e scenografia.

Liberamente ispirato al romanzo di fantascienza del 1968 Il cacciatore di androidi di Philip K. Dick (conosciuto anche con il titolo ma gli androidi sognano pecore elettriche?), il film rimane uno degli esempi più riusciti di genere neo-noir e considerato una delle migliori pellicole di fantascienza di sempre.

Nonostante l’iniziale flop al botteghino e le moltissime critiche negative, con il passare degli anni, Blade Runner ha raggiunto il plauso universale di pubblico e anche la critica lo riconosce come capolavoro visivamente straordinario e dolorosamente umano.

Blade Runner

Blade Runner – Trama

In una Los Angeles distopica del 2019, la tecnologia ha permesso la creazione di androidi detti “replicanti”, simili agli esseri umani, utilizzati per svolgere lavori umili e faticosi. A dispetto delle capacità intellettuali e di una forza fisica superiore a quella umana, la loro longevità è limitata a quattro anni.

Alcuni fra loro (i Nexus-6), capitanati da Roy Batty (Rutger Hauer), si ribellano e fuggono dalle colonie extramondo (dove lavorano) per introdursi furtivamente nella Tyrell Corporation e incontrare il loro creatore (Joe Turkel) nella speranza di trovare un modo per estendere la loro breve esistenza.

Rick Deckard (Harrison Ford), un ex agente Blade Runner, viene richiamato per dare la caccia ai replicanti ribelli. Durante le indagini, incontra Rachael (Sean Young), una replicante di ultima generazione che non sa di esserlo e se ne innamora, ricambiato.

Dopo l’epico confronto/scontro tra Deckard e Roy, il film si conclude con un lieto fine e un interrogativo ambiguo sulla vera natura di Deckard e sul futuro che lo lega a Rachael.

Blade Runner

Blade Runner – Recensione

Esistono diverse versioni di Blade Runner (molte delle quali trasmesse durante proiezioni o screening selezionati). Tra le più note ricordiamo sicuramente quella cinematografica statunitense e quella internazionale, con scene piuttosto violente rispetto alla versione americana. Nella Director’s Cut del 1992 viene rimossa la voce narrante di Ford, il lieto fine e inserita una scena in cui Deckard sogna un unicorno.

La Final Cut del 2007, recentemente riproposta nelle sale, è considerata l’edizione definitiva della pellicola e l’unica in cui Scott ha avuto totale libertà artistica. Sono state effettuate modifiche estetiche (piani di transizione, sfondi, voci ri-sincronizzate) con un restauro digitale e rimasterizzato d’immagine e suono.

La parte introduttiva alla Star Wars conferma la risposta al successo ottenuto dal genere fantascientifico del tempo. Blade Runner non ottenne il medesimo riscontro iniziale del coetaneo E.T di Steven Spielberg, ma, ad oggi, resta uno dei film culto per eccellenza del filone sci-fi. Ed è proprio sull’onda di quello stile che ha potuto esplorare le sconfinate possibilità scenografiche e di costume, che gli hanno dato il meritato trionfo. La fotografia di Cronenweth si è tradotta in immagini e vere e proprie scene cult che hanno reso il film immortale.

Alcuni momenti cult

Indimenticabile, meravigliosa, inquietante e perturbante Pris (Daryl Hannah), una delle replicanti ribelli Nexus-6 e amante di Roy, quando si finge manichino nella stanza dei giochi del genetista Sebastian, prima di attaccare Deckard o la geisha, che sorride sugli schermi di una città sempre buia, inquinata e piovosa.

Immensa anche la colonna sonora del compositore greco Vangelis e gloriosamente leggendari alcuni dialoghi, anche per chi non ha mai visto il film. “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.”

Un magnifico Roy, in punto di morte, esce di scena bagnato dalla pioggia e sotto gli occhi increduli ed estasiati di Deckard. Tra le mani ha una colomba bianca. Lo straordinario Rutger Hauer aggiunse alcune battute alla scena per renderla ancora più poetica, con il benestare di Scott. Ha donato al pubblico il personaggio più bello e riuscito di tutto il film.

La ribellione della Macchina e della Creatura

Blade Runner non sarebbe esistito, molto probabilmente, senza i continui riferimenti sia estetici e d’immagine che tematico-contenutistici rispetto al Capolavoro Assoluto di Fritz Lang, Metropolis, del 1927. Di conseguenza, non avrebbero creato film più recenti come Io, Robot o Ex Machina, se prima non fosse esistito Blade Runner.

Non si parla solo di figura, ma di topos vero e proprio. Il figlio che si ribella al padre, la creatura come prodotto del suo creatore, l’angelo caduto che osa chiedere di più (Avvampando gli angeli caddero; profondo il tuono riempì le loro rive, bruciando con i roghi dell’orco). Il confronto con la Bibbia, ma anche con opere letterarie quali Frankenstein di Mary Shelley è più che evidente.

“Quale sarebbe il tuo problema?”, chiede il Dottor Tyrell. Roy risponde: “La morte. [..] Io voglio più vita, padre!”. Lo struggente attaccamento all’essere vivo, all’avere più tempo per vivere rendono Roy meno crudele di quanto sembri. È il replicante più umano. L’umanità della macchina supera di gran lunga l’umanità stessa degli umani. Quando uccide il suo creatore non proviamo rabbia o negatività verso di lui. Quell’interessante esclamazione nota come “Finalmente!” si vede dall’indifferenza quasi compiaciuta della civetta, mentre avviene il fatto (anche lei creatura replicante. Si vede dal dettaglio degli occhi).

Blade Runner

Penso, dunque, sono

La creatura supera il suo creatore/padrone. Lo schiavo, il replicante, l’essere, il prodotto diventa qualcosa che va oltre. Rompe le catene di una gabbia che non si è scelto. “Non siamo macchine, siamo organismi”, affermano con orgoglio Pris e Roy al genetista Sebastian.

La stessa Pris ricorda moltissimo l’androide donna di Metropolis. È sinuosa, seduce e controlla l’essere umano. Quando viene uccisa da Deckard, Roy, visibilmente distrutto e disperato, la bacia e si tinge il viso con il sangue che le esce dalla ferita sulla pancia. Il sentimento, il dolore, l’amore, viene meglio innescato e visto più nel frutto di una creazione che in chi crea.

A questo si collega il tema dei ricordi, come se fosse uno dei tratti distintivi che separa davvero la macchina dall’umano. Questo viene smentito sia durante che alla fine del film. Anche un replicante senza ricordi o con ricordi “inseriti”, artificiali, risulta essere comunque pieno di emozioni (a volte ingestibili, perché privo della cosiddetta esperienza di lunga vita).

Chi non ricorda è smarrito. Cosa siamo senza quel bagaglio di vita passata che ci ha reso tali nel presente? È quello che prova Rachael quando scopre di essere una replicante, ma questo non le vieta di vivere e di amare. Dunque, è.

La famosa scena dell’unicorno, sia quella del sogno che dell’origami trovato da Deckard, conferma il fatto che anche Deckard sia un replicante. Parola di Ridley Scott! L’ha ammesso lui stesso.

Conclusioni

“Io non so perché mi salvò la vita, forse in quegli ultimi momenti amava la vita più di quanto l’avesse mai amata… Non solo la sua vita: la vita di chiunque, la mia vita. Tutto ciò che volevano erano le risposte che noi tutti vogliamo: da dove vengo? Dove vado? Quanto mi resta ancora? Non ho potuto far altro che restare lì e guardarlo morire. Gaff era stato là e l’aveva lasciata vivere; per 4 anni, aveva pensato, si sbagliava: Tyrell mi aveva detto che Rachael era speciale, non aveva data di termine: non sapevo quanto saremmo rimasti insieme, ma chi è che lo sa.”

Blade Runner

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Blade Runner ha contribuito a consacrare Ridley Scott come regista di fama mondiale. Nonostante il flop iniziale, ad oggi viene riconosciuto come capolavoro visivamente straordinario e dolorosamente umano.
Carlotta Casale
Carlotta Casale
Viaggiatrice da zaino in spalla e macchinetta fotografica al collo, divoratrice di libri, appassionata di teatro e musica, disegnatrice improvvisata e soprattutto amante di cinema, dove ogni passione converge in armonia. Rotocalchi, Documentari, Animazioni e molto altro sono un nutrimento quotidiano. Vivo la Settima Arte come Necessità, una scelta di vita che va oltre il semplice interesse!

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