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Baby Driver – Il genio della fuga

Solo pochi giorni fa Sony Pictures ha ufficialmente dato il via libera alla realizzazione del sequel, con l’inizio della produzione previsto per la fine dell’anno in corso. Baby Driver – Il genio della fuga è stato d’altronde un inaspettato successo di pubblico, capace di incassare nei cinema mondiali la notevole cifra di circa 230 milioni di dollari. Il film, diretto nel 2017 da Edgar Wright, è un originale mix tra azione e commedia che sfruttava le peculiarità di un tessuto musical accompagnante la maggior parte del minutaggio, inserito come – poco verosimile ma efficace ai fini del puro intrattenimento – espediente tramite la particolare patologia del protagonista, un ragazzo che soffre di acufene. L’acufene è un disturbo uditivo che causa stress e fastidio a chi ne è affetto, rendente i rumori esterni capaci di influire negativamente sulla vita del paziente; proprio per questo Baby, il nome del ragazzo al centro della vicenda, indossa costantemente un paio di cuffie con cui ascolta la sua musica preferita.

Musica che gli tornerà assai utile nel suo lavoro al servizio del temibile boss Doc, con cui ha un conto in sospeso e un debito da ripagare, il quale sfrutta il suo incredibile talento al volante utilizzandolo come autista nelle rapine da lui organizzate. Ogni canzone influisce diversamente sullo stile di guida e sul mood di Baby, il quale riesce sempre a portare in salvo i suoi criminali passeggeri e nel tempo ha ormai racimolato un certo gruzzolo. Il giovane ha però intenzione di smettere, una decisione che vuole ulteriormente confermare dopo l’incontro con la coetanea Debora, cameriera in un fast-food: tra i due scatta un reciproco colpo di fulmine e Baby, dopo l’ultimo colpo, ha definitivamente chiuso il legame con Doc. Il gangster non è però della stessa idea e, minacciando la sua nuova fidanzata, obbliga il ragazzo ad un’ultima missione, nella quale dovrà collaborare col violento Leon, un afroamericano dai metodi poco convenzionali che preferisce le pallottole alle parole. E quando i contrasti all’interno del gruppo di rapinatori diventeranno sempre più aspri, Baby dovrà lottare con tutte le proprie forze per proteggere le persone a cui vuole bene e salvare la sua stessa vita.

Il regista Edgar Wright, regista della memorabile Trilogia del cornetto (composta da L’alba dei morti dementi, Hot Fuzz e La fine del mondo) e del folgorante Scott Pilgrim vs. the World (2010), sa sempre come sorprendere il pubblico e anche in quest’occasione sceglie una formula pressoché inedita di narrazione sonora, con le canzoni che diventano un sottotesto imperante delle quasi due ore di visione. Baby Driver – Il genio della fuga vive su un’estetica cool e su un’azione roboante che, soprattutto nella prima parte, ci regala inseguimenti su quattro ruote che non sfigurano di fronte agli ultimi capitoli della saga di Fast & Furious, combinando all’adrenalina una sana dose di black humour a tema. La gustosa presenza di personaggi secondari, da Jamie Foxx a Jon Hamm quali principali nemesi fino all’ambiguo boss di Kevin Spacey (in uno degli ultimi ruoli prima del caso giudiziario che lo ha coinvolto), offre una discreta varietà di dialoghi e situazioni, con la trama romantica affidata all’alchimia tra Ansel Elgort – ottimo – e la bella e brava Lily James.

L’insieme diverte al punto giusto, ma allo stesso tempo denota alcune ingenuità di fondo che da una vecchia volpe come Wright non ci si sarebbe aspettata. Baby Driver – Il genio della fuga si perde infatti in una costruzione paradossalmente forzata dei vari passaggi chiave che tengono legati i fili della vicenda e le sequenze spettacolari invece che aumentare finiscono paradossalmente per diminuire nelle fasi finali del racconto, incentrato su una resa dei conti tirata eccessivamente per le lunghe tra i due antagonisti e basata su soluzioni ripetitive. In diverse occasioni l’inserimento obbligato della OST non trova l’ideale tempismo e la stessa scelta dei pezzi presenta qualche perplessità, con alcune delle hit presenti che non combaciano armonicamente con il feeling del momento. Difetti veniali e che non pesano enormemente sulla riuscita dell’operazione, che rimane gradevole e sfiziosa, ma che al contempo non la elevano da un’essenza di semplice passatempo per una serata senza pensieri.

Voto Autore: [usr 3]

Maurizio Encari
Maurizio Encari
Appassionato di cinema fin dalla più tenera età, cresciuto coi classici hollywoodiani e indagato, con il trascorrere degli anni, nella realtà cinematografiche più sconosciute e di nicchia. Amante della Settima arte senza limiti di luogo o di tempo, sono attivo nel settore della critica di settore da quasi quindici anni, dopo una precedente esperienza nell'ambito di quella musicale.

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