A casa tutti bene 2 è il secondo appuntamento con la serie diretta da Gabriele Muccino che ha riscosso un discreto successo. Il rinnovo della seconda stagione si sta rivelando una scelta vincente, considerato anche che la prima aveva sollevato innumerevoli dubbi (in merito soprattutto alla necessità di serializzare un film che già sembrava aver detto tutto sulla famiglia Ristuccia).
Così non è stato. La serie ha avuto innanzitutto il merito di approfondire alcune dinamiche (nello specifico, il retaggio dei personaggi). Secondo poi il regista ha voluto impreziosire il tutto con interpretazioni stavolta meno esplosive ma decisamente indicative di uno stato mentale individuale collegato agli schemi della famiglia sopra citata.
A casa tutti bene 2 conferma quanto nascere e crescere in una famiglia borghese possa non essere sempre un vantaggio. Si rimane talvolta prigionieri di una ragnatela difficile da smembrare. Questo stato di cose può essere descritto al meglio proprio attraverso un prodotto seriale. Quello che un film sottace o lascia immaginare, la serie lo rivela a pieno.
Così come le grandi fiction italiane del passato (Un Posto al sole o Un medico in famiglia per citarne alcune) A casa tutti bene 2 invita lo spettatore a prendere parte alla grande esperienza familiare proposta su schermo, facendo immergere chi guarda nel contesto di riferimento come se fosse un altro parente.
A casa tutti bene 2 si avvicina tuttavia molto al concetto di follia collettiva. Le relazioni familiari altro non sono che unioni nate per forza, sulla base di convenzioni fallaci destinate a decadere.
Nella prima stagione quest’impianto narrativo era venuto fuori con una certa calma. Nella seconda fase invece, Muccino lo dà già per assodato (si gioca ormai a carte scoperte e spesso è difficile tornare a quella decenza che contraddistingueva le relazioni tra i personaggi all’inizio del tutto).
A casa tutti bene 2 – Il crollo di una dinastia
A casa tutti bene è il racconto di una famiglia abbiente che nasconde segreti (oltre a un mucchio di problemi personali). La prima stagione giocava proprio su questo contrasto tra impegni al ristorante e flashback di una vita passata non propriamente cristallina.
Lo svolgimento della narrazione ha sempre accostato macchinoni, case al mare e quant’altro a un’insoddisfazione di fondo che tracimava in atteggiamenti infantili e scelte di vita prese con impeto. Da qui con tutta naturalità si passa poi a qualcosa di più, ovvero a un omicidio capace di rivelare la vera natura di una famiglia apparentemente rispettabile.
A casa tutti bene 2 racconta anche del disfacimento di una grande dinastia. Si parla spesso in famiglie numerose di come i figli riusciranno a ricalcare le orme dei genitori e mandare avanti grossi affari. In questo caso è lampante lo shift generazionale: da un lato chi ha sudato per ottenere qualcosa e dall’altro chi si è ritrovato soltanto a gestire ingenti fortune.
Il segnale del declino definitivo è dato anche da come reagiscono i più agé alle scelte dei piccoli. Da schemi di rispetto e convenzioni si passa facilmente a un meccanismo di brogli e sotterfugi (che sono il chiodo nella bara a dire la verità). Dalla perdita di rispettabilità alla ripetitività del passato. Sono tutti fattori che concorrono nell’avvicinare i Ristuccia a una sorta di dannazione.
Un altro spunto molto interessante è dato da come Muccino gestisce le figure che non appartengono ai Ristuccia ma che fanno parte della famiglia solo in qualità di parenti acquisiti. Si tratta di mariti fidanzati e collaboratori professionali (tutti orbitanti intorno a un concetto di appartenenza che con la morte del capo famiglia vacilla e non poco).
Questi ultimi sono comunque vittime di un gioco che vede nelle scelte sbagliate una vera e propria condanna. Il rapporto di causa effetto è tuttavia invertito: non sono le scelte a fare la persona ma sono le persone, con la loro forma mentis, a condizionare lo svolgersi degli eventi.
Meno thriller, più introspezione
Il passato alle volte si ripete e le scelte sbagliate vengono riproposte da chi (in qualità di discendente) ha passato una vita a incamerare esempi sbagliati o consigli inopportuni.
Gabriele Muccino è anche stavolta il tessitore di una trama fitta, articolata e vincente. Punto centrale del tutto sono i protagonisti (nel concreto, le persone). Le emozioni e il piglio che mettono in campo è essenziale per lo sviluppo della trama.
A casa tutti bene 2 ha una matrice decisamente più thrilleristica del primo appuntamento. Eppure, l’effetto mistero sembra leggermente attenuarsi proprio alla luce di questo focus sugli individui. La regia vuole partire dagli eventi per poi virare sulle retrospettive dei protagonisti.
Aumentano infatti le urla, gli sguardi biechi e i rancori sottaciuti. Rispetto al film il risultato finale può dirsi in tal senso poco efficace, dato che la partecipazione attoriale è di un gradino inferiore.
Ci sono chiaramente delle eccellenze: tra tutti svettano Laura Morante (mucciniana doc) Paola Sotgiu e Valerio Aprea. Ognuno a modo suo va a comporre il grande puzzle dei Ristuccia che dopo una grandissima ascesa si prepara al tracollo definitivo.