Timothée Chalamet è uno degli attori di punta della nuova generazione. A soli 29 anni ha già ottenuto 2 nomination agli Oscar, l’ultima proprio quest’anno, e in entrambi i casi ha perso la statuetta per un soffio. Di seguito vi raccontiamo i 5 titoli secondo noi più belli della sua già vastissima filmografia.
Chiamami col tuo nome (2017)
Chiamami col tuo nome, tratto dall’omonimo romanzo di André Aciman e con la regia di Luca Guadagnino, è il film che ha lanciato Timothée Chalamet e gli ha fatto guadagnare la sua prima candidatura agli Oscar come Miglior attore protagonista. L’attore ha impersonato talmente bene il personaggio di Elio, ragazzo timido e talentuoso alla scoperta di se stesso e dell’amore, che per un bel po’ di tempo Timothée era Elio.
Agli occhi del pubblico infatti non c’era una vera distinzione ma anzi le caratteristiche del personaggio si erano naturalmente trasferite sull’attore. Il rischio era infatti quello che Chalamet rimanesse intrappolato in questo ruolo che tanto bene gli era stato cucito addosso. I titoli successivi sono la dimostrazione di un percorso costruito minuziosamente che ha avuto e ha l’obiettivo di dimostrare che Chalamet può fare (quasi) tutto. Del resto lui stesso lo ha dichiarato: “Io sono alla ricerca della grandezza.” Questo film è stato importante anche per l’incontro con Guadagnino con cui l’attore è rimasto legato e col quale ha realizzato anche un altro film: Bones and All.
Beautiful boy (2018)
Beautiful boy, tratto dall’omonima autobiografia di David Sheff e con la regia Felix Van Groeningen, è una delle prove attoriali migliori di Chalamet ma anche una delle meno conosciute. L’attore ha ottenuto la candidatura ai Golden Globe come Miglior attore non protagonista dimostrando di poter reggere tranquillamente la vicinanza ad un attore del calibro di Steve Carell. La storia racconta la dipendenza dalla droga, il rapporto padre-figlio, la voglia di salvare qualcuno che non riesce ad afferrare il salvagente che gli si sta lanciando. È una storia delicata, piena di un’emotività che Chalamet riesce a trasmettere perfettamente attraverso la sua espressività. In questo ruolo l’attore statunitense conferma la sua capacità di stare decisamente a suo agio nei ruoli drammatici.
Piccole donne (2019)
Drammaticità che, seppur in dose minore, torna in Piccole Donne. Tratto dall’omonimo classico e con la regia di Greta Gerwig, questo film porta alla nascita dell’intesa artistica tra Gerwig, Chalamet e Saoirse Ronan. I tre infatti torneranno a collaborare in Lady Bird e confermano spesso la loro reciproca stima e ammirazione.
In Piccole Donne Chalamet interpreta Laurie e ha il merito non solo di aver costruito una splendida chimica con la Ronan (nei panni di Jo), ma soprattutto di aver retto il confronto con tutti gli attori che prima di lui avevano interpretato questo personaggio. Il romanzo Piccole Donne infatti ha avuto molti riadattamenti cinematografici e tra i nomi che hanno interpretato Laurie ricordiamo Christian Bale nel 1994, Peter Lawford nel 1949, Douglass Montgomery nel 1933 e ancora altri. La scena in cui Jo dice a Laurie di non voler stare insieme a lui e di non provare gli stessi sentimenti è impressa nella mente della generazione spettatrice di questa versione di Piccole donne.
Wonka (2023)
Wonka cambia ancora le carte in tavola. Con la regia di Paul King e al fianco di attori come Hugh Grant e Olivia Colman, Timothée Chalamet alza la posta in gioco e si lancia in qualcosa nel quale il pubblico ancora non lo aveva visto con l’obiettivo di sorprendere e di essere apprezzato in una veste completamente nuova. L’attore canta, balla, mette al centro del film il suo carisma svincolandosi dalla drammaticità che lo aveva avvolto fin ora e dimostrando che se vuole sa anche far ridere. Il film è stato molto dibattuto e bisogna ammettere che era un’operazione rischiosa. Realizzare il prequel de La fabbrica di cioccolato significava aprire un confronto con Johnny Depp ma anche con Gene Wilder. Chalamet però si è mostrato privo di preoccupazione e ha provato a dare una sfumatura tutta sua ad un personaggio tanto stravagante quanto amato.
A Complete Unknown (2024)
Infine A Complete Unknown, l’ultimogenito a cui Chalamet ha dedicato anni di studio e ricerca. Con la regia di James Mangold e basato sulla vita di Bob Dylan, l’attore si è preso la responsabilità di reinterpretare con la sua voce i grandi successi del cantautore statunitense rendendogli omaggio con rispetto. Con questo titolo l’attore ha ottenuto la sua seconda candidatura agli Oscar e forse stavolta aveva davvero sperato di poter vincere, stavolta che non c’era più il timore reverenziale del debuttante ma la sicurezza e la determinazione di chi sa quanto impegno ha messo nel suo lavoro. Purtroppo nemmeno stavolta è riuscito nell’intento ma non deve disperare, siamo sicuri che ci saranno moltissime altre candidature e occasioni grazie alle quali Chalamet potrà dire di avercela fatta.