Domenica 30 marzo 1924, festa della mamma, è giorno di ferie per Jane Fairchild. La giovane domestica è in servizio presso i coniugi Niven, che, insieme con gli amici delle ricche famiglie degli Hobday e degli Sheringham, si preparano a un picnic nella campagna che circonda la contea di Londra. Jane (Odessa Young), a differenza della collega Milly (Patsy Ferran), non va a trovare la madre: è orfana. La giornata tuttavia la vede felice; in mattinata ha ricevuto la telefonata di Paul (Josh O’Connor), rampollo degli Sheringham, con il quale da qualche anno vive una segreta storia d’amore.
Inizia così Secret Love di Eva Husson, film in sala in queste settimane, tratto dal romanzo del 2016 di Graham Swift, Mothering Sunday (che è anche il titolo originale del film), tradotto nell’edizione italiana di Neri Pozza con Un giorno di festa. La regia, elegante e raffinata, segue Jane fino alla tenuta degli Sheringham, dove ha luogo il passionale incontro con Paul. Un appuntamento che dura poco, visto che il giovane deve raggiungere i propri genitori e soprattutto la sua promessa sposa Emma Hobday (Emma D’Arcy) al picnic.
Secret Love, un dramma sentimentale e femminile ambientato nel primo dopoguerra
Il film racconta l’intera giornata vissuta in modi diversi dai protagonisti: la passione tra i due amanti; l’insofferenza di Emma per il ritardo di Paul al pranzo; la tristezza e il dolore delle tre famiglie che hanno perso i loro figli, caduti di guerra. I Niven non riescono ancora a superare la perdita del loro James, amico di Paul e fidanzato della stessa Emma. Agli Sheringham è invece rimasto il solo Paul, che, oltre ad aver perso i due fratelli maggiori ai quali era legatissimo, sente il peso di aver sostituito James nella relazione con Emma, a sua volta disorientata e ancora sofferente per la morte dell’amato.
Tutta questa sofferenza e afflizione scorre nel film attraverso piccoli ma significativi dettagli che la regia immobilizza all’interno di inquadrature che sembrano dipinti: le orchidee della madre di Paul, unica luce nelle stanze della casa tenute al buio perché ancora troppo piene di ricordi; gli scaffali con i libri dei figli che recano le loro note di possesso. E poi ci sono i primi piani intensi: gli occhi spenti di Clarrie Niven (Olivia Colman), i mesti sorrisi del marito Godfrey (Colin Firth), il volto di Paul mentre racconta dell’infanzia felice e spensierata.
Ma Secret Love è anche e soprattutto la storia di Jane. La narrazione è affidata ai suoi ricordi, anzi alla sua penna: lo spettatore vede una Jane, ormai donna adulta, cercare di trasformare in parole i fatti di quella domenica, una giornata che è stata drammatico crocevia della sua vita. Le coordinate temporali continuano a cambiare, a contrarsi, a intersecarsi, creando talvolta un po’ di fastidiosa confusione che va a depotenziare la regia della Husson. La sua ricerca formale, continua e estrema, soccombe in certi momenti del film a un incrocio di linee narrative che risulta troppo artificioso e ridondante.
Alla storia tra Jane e Paul si sovrappone la storia tra Jane e il nuovo compagno Donald (Sope Dirisu) e quella della stessa Jane come scrittrice. Fin dall’inizio del film, quando Jane cerca libri da leggere nella sala da studio degli Niven, appare chiara la sua passione per la scrittura, che sfocia in una carriera di successo, come rivela la sequenza finale con una Jane ormai anziana (prezioso cammeo di Glenda Jackson), cercata dai giornalisti dopo aver ottenuto l’ennesimo premio.
La passione, la nudità dei corpi di Jane e Paul, i loro vincoli socio-familiari, la morte che segna drammaticamente la vita dei protagonisti: sono questi i temi che poi passano il testimone alla fase di emancipazione di Jane, che, sola al mondo, riesce a reagire alle sventure e ai lutti, all’insegna del binomio femminista libertà-scrittura (Donald le regala il libro di Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé); una conversione che la Husson anticipa quando riprende Jane completamente nuda nella biblioteca degli Sheringham, dopo che Paul l’ha lasciata per raggiungere il picnic. “Lei cammina nuda in una casa dove niente è previsto per una donna della sua classe sociale. Ma lei pensa: perché no? Perché non dovrei stare nuda e a mio agio in questo contesto? E lei sta orgogliosamente nuda di fronte a una parete di nomi di scrittori maschi bianchi che hanno fatto la storia del patriarcato. La sua presenza lì è politica”: parole della regista a Salon.
Un messaggio importante, quello dichiarato dalla regista francese e messo ben in risalto nel film, che però si coniuga in modo troppo traumatico alle vicende narrate, sull’onda di una sceneggiatura che abbiamo già visto essere non esente da criticità. Secret Love è comunque un film interessante nella dimensione più squisitamente visiva, con un cast che ha saputo valorizzarsi in ogni sequenza. Solida e intensa la prova di Josh O’Connor (The Crown 3-4), ottimi gli esperti Colin Firth e Olivia Colman, già pronti a tornare assieme sul grande schermo nel prossimo atteso film del premio Oscar Sam Mendes, Empire of Light.