Nel 2021, Michele Rech, in arte Zerocalcare, artista ormai da anni attivo nel mondo del fumetto, ha esordito con la sua Strappare lungo i bordi, che ha sancito l’inizio della sua collaborazione con Netflix. La serie ha ottenuto risultati clamorosi, con più di un plauso da parte della critica e un riscontro in termini di pubblico con pochi precedenti nella storia della serialità italiana.
Quando circa un anno fa venne annunciata una nuova serie di Zerocalcare, realizzata dallo studio Movimenti Production e intitolata Questo mondo non mi renderà cattivo, in molti hanno storto il naso pensando che fosse molto difficile, se non impossibile, bissare o addirittura superare la qualità del suo predecessore.
Vediamo quindi se Zerocalcare e la sua coscienza a forma di armadillo sono riusciti in un autentico miracolo.
Questo mondo non mi renderà cattivo, la trama
Un gruppo di 30 immigrati viene sballottolato da un centro di accoglienza all’altro, rimpallati dalle varie amministrazioni pubbliche, fino a quando non vengono situati in una struttura posta al centro di un quartiere periferico di Roma Est. La storia del centro di accoglienza, raccontata sempre dal punto di vista di Zero, l’alter ego dell’autore, si intreccia con quella di Cesare, un vecchio amico del protagonista che è tornato nel quartiere dopo anni passati in comunità.
In mezzo al feroce dibattito pubblico tra chi non vuole gli immigrati e chi invece cerca di proteggerli, Zero deve affrontare non solo il ritorno di Cesare, ma anche il rapporto con i suoi amici di sempre Secco e Sarah (entrambi doppiati per buona parte dallo stesso Zerocalcare) che verrà messo a dura prova dagli eventi circostanti.
La prima differenza che possiamo notare con Strappare lungo i bordi è proprio nella struttura: la serie è infatti più organica, con una durata degli episodi maggiore (6 in totale da circa 30 minuti l’uno) e con una trama fortemente orizzontale (il suicidio di Alice nella sua precedente opera era il motore della narrazione, che veniva però infarcita di sketch molto più “fini a sé stessi”). Questo perché, come dichiarato dallo stesso autore, Zerocalcare si sentiva ormai pronto a raccontare una storia più lineare e definita, pur ricorrendo sempre a flashback, gag e monologhi dell’immancabile Armadillo/Coscienza (Valerio Mastandrea).
Un racconto capace di alternare momenti divertenti e leggeri ad altri commoventi, con picchi emotivi altissimi, specialmente negli ultimi episodi, in cui è impossibile non identificarsi in uno dei personaggi. Un lavoro di scrittura promosso a pieni voti, necessario per supportare il vero fulcro di tutta Questo mondo non mi renderà cattivo: il tema.
Tra attualità e dilemmi atavici
È evidente come in Questo mondo non mi renderà cattivo, ancor più della scorsa serie, Zerocalcare abbia voluto affrontare l’attualità e i temi sociali più “caldi”. Questo non dovrebbe però stupire se si conoscono le opere fumettistiche dell’autore romano, da sempre molto attento anche a riflessioni di natura politica e sociale.
Nel caso di questa serie, Zero si confronta coi problemi dell’immigrazione, dell’inclusione, del degrado e della vita di quartiere, con la conseguente risposta della politica alle difficoltà che coinvolgono i cittadini. Il tutto senza paura di fare riferimenti diretti a quelli che lui ritiene i responsabili.
Zerocalcare ha quindi deciso di assumersi il rischio di “bruciare” una fetta del pubblico che aveva conquistato con Strappare lungo i bordi in nome delle sue idee, scelta più che apprezzabile indipendentemente dal fatto che si concordi o meno col suo punto di vista.
Anzi, è interessante anche come Netflix abbia dato così tanta libertà all’autore, con momenti meta narrativi che riflettono proprio sulla presenza ormai fissa delle piattaforme nelle nostre vite, sul politically correct e su quanto chi raggiunge una certa fama possa permettersi di schierarsi o meno con una fazione politica.
La serie riprende anche temi già affrontati nell’altro suo lavoro, con un focus sull’amicizia, la crescita personale e il costante sentirsi fuori luogo in ogni contesto, declinando però il tutto in modi nuovi e sorprendenti.
Questo mondo non mi renderà cattivo, una realizzazione magistrale
Parlando di realizzazione, questa serie conferma e, anzi, supera, il grande lavoro fatto con Strappare lungo i bordi, con animazioni credibilissime, momenti visivamente incredibili e una serie infinita di easter eggs, riferimenti a personaggi realmente esistenti e citazioni alla cultura pop in cui Zerocalcare è completamente calato.
Si riesce a notare come l’autore, forte della scorsa opera, abbia adesso più dimestichezza nel gestire una serie animata, e la maggiore permeanza di tematiche attuali è un passo naturale verso un’opera, se possibile, ancora più matura.
Questo mondo non mi renderà cattivo è probabilmente uno di quei rari esempi di prodotto non per tutti, ma che tutti possono vedere. Nello specifico, i tanti meme tratti dalla serie che già invadono i social testimoniano la capacità innata dell’autore di arrivare alla gente, indipendentemente dal loro background culturale. Allo stesso tempo però, i tanti riferimenti sparsi lungo tutti e 6 gli episodi richiedono conoscenze politiche, di storia, di cinema, di cronaca per essere comprese a pieno.
È quindi una serie complessa, con una narrazione a più livelli, che si distingue per la grande capacità di ammaliare e affascinare con le sue animazioni e con i momenti leggeeri, per poi colpire la pancia dello spettatore con devastanti sferzate emotive.
Un ulteriore plus è dovuto alle musiche, ancora più numerose e azzeccate di Strappare lungo i bordi. Oltre a un nuovo brano dei Giancane che, come nella scorsa opera, funge da sigla iniziale, troviamo brani su licenza di artisti come Max Pezzali, i Ricchi e Poveri, gli Oasis, i The Cure, i The Clash, fino ad arrivare al pezzo del cantautore Path da cui prende il nome la serie.
I personaggi
Parlando del motore pulsante della serie, i personaggi di Questo mondo non mi renderà cattivo sono delle vere e proprie perle. A partire da Zero, sempre fedelissimo al carattere che abbiamo ormai imparato a conoscere, passando per Sarah, Secco, Cesare e l’Armadillo, per citare i secondari più importanti, fino ad arrivare ai personaggi minori che girano intorno alla narrazione che risultano davvero i più interessanti e riusciti. Tra questi ci sentiamo di citare il poliziotto della DIGOS (a cui presta la voce Silvio Orlando), che in poche caustiche battute si fa subito amare, l’amica attivista dalle sembianze da dinosauro, i produttori del film che sembrano usciti da Resident Evil, tutti personaggi che con pochissime scene finiscono per essere memorabili.
E parlando invece dei già citati co-primari, per la prima volta vediamo un maggiore sviluppo dell’interiorità dei personaggi di Secco e Sarah, che contribuisce a renderli davvero tridimensionali. Parlando dell’amico con la fissa per il gelato, i suoi momenti sono sempre divertentissimi e al limite del no sense, ma con un solo breve monologo nell’ultimo episodio è capace di prendersi la scena e mettere in crisi tutte le certezze del protagonista.
Lo stesso dicasi per Sarah, che durante uno sfogo con Zero, regala forse il momento più commovente di tutta la serie (assieme alla sequenza finale che non può non far scendere una lacrimuccia allo spettatore).
Personaggi memorabili e profondi come non si vedono spesso in un prodotto d’animazione, arrivando a toccare i livelli di un mostro sacro come Bojack Horseman che negli ultimi anni ha fatto scuola in fatto di caratterizzazione.
Questo mondo ci renderà cattivi?
Che sia la prima, la seconda o la decima visione della serie, vi invitiamo a vederla trasformando il titolo-affermazione (Questo mondo non mi renderà cattivo) in una domanda. Ecco, quello è probabilmente il core di tutta l’opera di Zerocalcare, un costante ed eterno interrogarsi sulla propria vita, alla ricerca di un senso che forse non troveremo mai. In più di un momento risulta impossibile non identificarsi con i problemi di Zero o con quelli dei suoi amici e questo non può che rafforzare la credibilità di un prodotto a cui si fa davvero fatica trovare dei difetti.
Zerocalcare ci regala quindi una riflessione su chi siamo veramente, su cosa è giusto e cosa è sbagliato, sulla moralità, sulle difficoltà di rimanere fedeli a un’ideale anche quando tutto intorno rema nella direzione opposta. Ma soprattutto, Zerocalcare, a differenza di quanto detto da qualcuno, non si erge a profeta morale, ma bensì lascia volutamente ambigua la risposta alle tante domande che la serie pone allo spettatore. Perché forse Michele Rech una risposta ce l’ha ben chiara nella sua testa, ma il suo scopo ultimo è mostrativo e non pedagogico, non vuole insegnare niente altro che non sia il pensiero individuale. È come se alla stessa domanda posta a tutto il suo pubblico si aspettasse già una risposta sempre diversa per ogni singolo spettatore della serie.
Evidentemente questo mondo non ha reso cattivo Zerocalcare, e per questo, dopo aver visto la serie, non possiamo che ringraziarlo.