L’ultima notte di Amore e il noir all’italiana
Selezionato al Berlinale Special Gala dell’ultimo Festival del Cinema di Berlino, dove è stato presentato in anteprima mondiale, L’ultima notte di Amore è l’ultimo film di Andrea Di Stefano. Il regista è alla sua terza prova dietro la macchina da presa dopo Escobar e The Informer, ma tuttavia, può vantare alle sue spalle una lunga carriera come attore e qualche esperienza come sceneggiatore. In particolare, è autore della serie Prime Video Bang Bang Baby, che ha riscosso grande successo. L’ultima notte di Amore è uscito nelle sale italiane il 9 marzo distribuito da Vision Distribution. Nel cast troviamo nel ruolo da protagonista uno degli attori italiani contemporanei più apprezzati, Pierfrancesco Favino. Proprio durante la presentazione del film alla Berlinale 2023, Favino ha rilasciato un’intervista che ha fatto il giro del mondo. L’attore ha dichiarato d’essere amareggiato per via del poco rispetto all’estero nei confronti del cinema italiano e delle sue maestranze. Dopo le dichiarazioni ha diffuso un comunicato stampa a nome di attori e attrici a sostegno dei lavoratori del settore audiovisivo.
La trama del film
Come ci ricorda il titolo con un intelligente gioco di parole, il film racconta dell’ultima notte di servizio del poliziotto Franco Amore (Pierfrancesco Favino), pronto a godersi una meritata pensione dopo trent’anni di onorata carriera. Rientrato a casa e sorpreso da una festa organizzata dalla moglie Viviana (Linda Caridi) con tutti i suoi amici, è costretto però a tornare in strada in quanto è stato ritrovato il corpo senza vita del suo collega e miglior amico Dino (Francesco Di Leva). Ma non bisogna farsi trarre in inganno da una premessa che potrebbe sembrare piuttosto classica, L’ultima notte di Amore si apre col passare dei minuti a una trama ricca di colpi di scena, in cui si impara ben presto a non fidarsi di nessuno dei personaggi.
L’ultima notte di Amore, il ritorno del film di genere
L’ultima notte di Amore si dichiara fin da subito come film di genere senza paura di confrontarsi con i capolavori del passato come Milano Calibro 9 (con cui condivide l’ambientazione meneghina) e portandoci subito dentro alla vita del nostro protagonista, come sottolineato dalla splendida inquadratura aerea con cui si apre il film e che termina proprio dentro all’appartamento del protagonista. Ma ancor prima, il font rosso acceso dei titoli di testa e le ottime musiche di Santi Pulvirenti (che già si era recentemente distinto per la colonna sonora della serie Bang Bang Baby) che ricordano quelle dei Goblin, incorniciano quello che a conti fatti è uno dei migliori noir polizieschi italiani degli ultimi anni.
La scrittura è centrata e pulita, capace di generare dubbi nello spettatore che verranno poi chiariti al momento giusto. Forse il finale un po’ scontato e un paio di scelte di trama non convincono al 100%, ma è sempre tutto comunque abbastanza credibile e in grado di tenere incollato il pubblico allo schermo per le oltre due ore di film.
Di Stefano dal canto suo opta per una regia quasi sempre asciutta, una fotografia che si divide tra i toni caldi delle scene girate di giorno, in cui ancora la tensione resta bassa e quelli “da noir” della notte in cui si svolge gran parte della narrazione e in cui la temperatura della suspense si alza notevolmente. Non mancano però virtuosismi della macchina da presa, come la già citata inquadratura aerea iniziale, che confermano il talento del regista nel giocare con le regole del genere.
Un cast davvero convincente
Come detto in apertura di articolo, Franco Amore è un poliziotto buono “che non ha mai sparato a un cristiano in trent’anni di carriera”, come dice lui stesso, che si ritrova coinvolto in qualcosa di più grande di lui in cui sono coinvolte addirittura la ‘ndrangheta e la mafia cinese. L’attore Pierfrancesco Favino riesce efficacemente a mostrarci i due lati del personaggio: quello del poliziotto bonario, ma integerrimo e quello dell’uomo, con determinati doveri verso la sua famiglia. Ma il cast è di alto livello anche nei ruoli secondari: Linda Caridi, che interpreta la moglie del protagonista, è eccezionale. La sua recitazione è volutamente molto “carica” ed ha una perfetta inflessione calabrese, non scontata per un’attrice nata e cresciuta nel nord Italia; Francesco Di Leva, nei panni di Dino, è capace di creare affezione nel pubblico nonostante compaia sullo schermo per pochi minuti; Antonio Gerardi nel ruolo del cugino di Viviana, è sempre calzante e divertente, andando a elevare ulteriormente la già alta qualità dell’interpretazione.
Conclusioni
L’ultima notte di Amore, nonostante qualche scelta rivedibile per quanto riguarda la sceneggiatura, è un gran film. Citazionista al punto giusto, ma con una sua personalità, condito da un cast veramente azzeccato e una regia che ben si adatta al tipo di opera. La speranza è che Di Stefano con questo film possa aver tracciato un sentiero per il cinema di genere in Italia che tanto ci aveva dato negli anni ’70 e ’80, facendo da apripista a nuove produzioni analoghe.