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La dura verità

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Siamo finalmente nel 2021, questo significa che sono passati dodici anni da quando uscì La dura verità. Sembra scontato sottolineare questo dato, eppure serve, poiché l’impatto moderato che il film di Robert Luketic ebbe all’epoca, dista probabilmente secoli da quello tempestoso ed indignato che avrebbe oggi.

Il politically correct, vera e propria stella polare di interi gruppi sociali, difficilmente accetterebbe il tono goliardico e irriverente della pellicola, la rappresentazione talvolta esplicita della donna-oggetto e tanti altri temi demenziali che da tempo affollano le discussioni internettiane. Ma prima di procedere oltre, vediamola assieme questa dura verità.

Abby Richter è una produttrice in perenne ricerca di controllo. Ogni secondo della sua organizzatissima vita sembra una pietruzza incastonata in un mosaico. I suoi colleghi la conoscono bene. La sopportano, e in qualche caso le sono persino affezionati. Nel suo mondo, però, sono ormai due le cose che proprio non vanno: la vita sentimentale e il lavoro.

I suoi appuntamenti, meticolosamente costruiti, iniziano e finiscono sempre nello stesso modo. Nel mezzo, solo uno insieme aggrovigliato di silenzi, commenti imbarazzanti e frustrazione. Lo show, anche se sembra difficile, va ancora peggio. Un trionfo di banalità e prevedibilità, che annoia gli spettatori ad una velocità ormai divenuta insostenibile.

Mike Chadway non è soltanto un uomo. È la raffigurazione grottesca ed esasperata di tutto ciò che l’uomo rappresenta. Secondo il suo sperimentato parere, appartenere al sesso maschile significa far parte di una specie. Condividere, cioè, una serie di caratteristiche uniche, eterne ed immutabili. Gli uomini sono pigri, biologicamente incapaci di migliorare e interessati solo al sesso.

Mike dispensa queste sue perle di saggezza in un programma serale di scarsa risonanza, che però non sfugge all’occhio incredulo e disgustato di Abby. La donna telefona in diretta, intenzionata a smontare l’arrogante conduttore, ma accade esattamente il contrario. Abby cerca di dimenticare l’accaduto in fretta, ma non sarà semplice. Il giorno dopo, infatti, quello stesso conduttore diventerà l’ospite fisso nello show di Abby, assunto dal direttore per risollevare uno share ai minimi storici.

La dura verità è una commedia dal DNA estremamente suscettibile. Concettualmente, la pellicola è quella romantica vista migliaia di volte in produzioni affini, eppure, come un ingrediente amarognolo miscelato di nascosto, la pellicola mostrerà presto un’anima intrigante e compiaciuta, fatta di risate sguaiate e commenti espliciti. Il rapporto tra Mike ed Abby, costantemente in bilico e sempre pronto ad esplodere, terrà banco per tutta la durata dell’opera.

La coppia, pur diversissima e antitetica, riesce a sincronizzarsi monopolizzando la scena. Gli scambi di battute tra i due, l’intersecarsi continuo delle loro personalità, sarà fonte di momenti davvero divertenti. Abby dovrà seguire i consigli spudorati del conduttore, mentre Chadway, piano piano, cercherà di limare i suoi rozzi ed empirici principi. Menzione d’onore, poi, per la coppia formata da Cheryl Hines e John Michael Higgins. I due, pur da semplici comprimari, sapranno regalare scenette semplici ma eccezionali.

Il film, nonostante qualche vacua accortezza, sarà un tripudio di principi maschilisti e luoghi comuni, calati però in un contesto sapientemente costruito. Nessun messaggio assumerà i toni offensivi cui oggi siamo abituati. Ogni aspetto, al contrario, sembrerà progettato al fine di rendere i due protagonisti dei veri e propri complici, affini in tutto, pur nella loro immensa differenza.

La pellicola di Luketic, in buona sostanza, promuove l’uguaglianza mediante la diversità. Mike, nonostante i suoi tentativi apparenti di trasformare Abby in qualcosa che non è, in realtà permette all’impacciata ed ossessiva produttrice di essere finalmente sé stessa, libera dalle costrizioni sociali e dal bisogno estremo di perfezione. La proiezione finale, dunque, è quella di un mondo dove gli uomini e le donne sono molto più vicini di quello attuale.

Dal punto di vista cinematografico, La dura verità è un film che intrattiene per tutta la sua durata. Il lavoro di Luketic risulta diviso in due macro-blocchi. La prima metà è quella più irriverente, disinibita e scanzonata, e vede Mike Chadway fare da padrone. Ogni scena sarà legata a lui. E quando mancherà anche per pochi istanti, l’attenzione media calerà di molto. La seconda parte, invece, assumerà tratti più organici ed in certo senso persino classici.

Pur contando sulla personalità esuberante del personaggio di Gerard Butler, la pellicola mostrerà molto più di frequente la sua parte sensibile e vulnerabile. Questo aspetto dona a La dura verità una doppia faccia difficilmente inquadrabile. Potrebbe infatti soddisfare un pubblico più malizioso in virtù della sua eccezionalità, ma potrebbe anche scontentare chi cerca una commedia più sdolcinata.

Tirando le somme, La dura verità è una pellicola di sicuro effetto e fascino. Una regia attenta e puntuale, una sceneggiatura in grado di sfruttare al meglio ogni personaggio ed una filosofia di fondo molto più intelligente del previsto, ne fanno un lavoro da vedere con leggerezza ma anche piacere.

Chissà che il nuovo anno, oltre alla fine dell’ormai onnipresente pandemia, non consegni alla società anche la capacità di abbandonare la guerra tra i sessi e l’esasperazione spicciola delle nostre diversità, in favore, magari, un approccio più sciolto, libero e autoironico, in grado finalmente di raggiungere una parità che, in caso contrario, probabilmente non giungerà mai.

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

La pellicola di Luketic è la celebrazione dell’ironia, uno schiaffo alle convenzioni. Distrugge in meno di centoventi minuti un numero imprecisato di pregiudizi e rivendicazioni, ponendo l’accento sull'unica capacità intrinseca ed immutabile che uomini e donne, ormai da tempo, sembrano aver dimenticato. Quella di ridere assieme, a dispetto di tutto. E questa, signori, è la dura verità.
Diego Scordino
Diego Scordino
Amante di tutto ciò che abbia una storia, leggo, guardo e ascolto cercando sempre qualcosa che mi ispiri. Adoro Lovecraft e Zafòn, ho passato notti insonni dietro Fringe e non riesco a smettere di guardare Matrix e Il Padrino. Non importa il genere, mi basta sentire i brividi.

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