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Il signore delle formiche di Gianni Amelio

Un film basato su fatti realmente accaduti

Il signore delle formiche, film diretto da Gianni Amelio, già autore nel 2020 del film Hammamet, presenta a Venezia79 interpretato da Luigi Lo Cascio, una storia vera. Morale della favola: “Non c’è colpa, non c’è colpevole”, afferma Ettore (l’eccelso Leonardo Maltese) il giorno dell’udienza che vedrà Aldo Braibanti colpevole di plagio, secondo l’articolo 603 del Codice Penale. Questo reato diventerà incostituzionale dal 1981.

Il signore delle formiche trama

Mirmecofilo, partigiano antifascista e poeta, scrittore, sceneggiatore e drammaturgo italiano, Aldo Braibanti (Luigi Lo Cascio) sarà processato e condannato a nove anni di reclusione con accusa di aver plagiato Ettore, appena maggiorenne, sotto un profilo fisico e psicologico ne Il signore delle formiche. Seguirà il ricovero coatto del giovane per volere della famiglia durante il quale sarà soggetto all’elettroshock. Ciò non muterà i sentimenti dell’uno per l’altro, ma ne usciranno sconfitti entrambi.

Il signore delle formiche
Luigi Lo Cascio e Leonardo Maltese

Aldo, né mostro né martire, studia accanto alla letteratura, la vita delle formiche tanto care a Freud. Può conoscere la società umana o comunque farsi un’idea della stessa, osservandone il comportamento. Le formiche, con uno stomaco digeriscono il proprio cibo, con lo stomaco sociale stoccano liquidi condivisi per rigurgitare nelle altre formiche della colonia. Condividono così il cibo, ma anche proteine prodotte dalle formiche stesse, attraverso cui comunicano.

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Il signore delle formiche

Il signore delle formiche recensione

Le avevamo viste già in Brucio nel vento di Silvio Soldini, le formiche. “.. delle grandi formiche rosse potrebbero essere la soluzione..” recita Ivan Franek, lasciando un po’ come ne Il signore delle formiche di Gianni Amelio, un alone di mistero.

Questi sono insetti sociali perché vivono come se appartenessero ad un unico corpo. E forse è l’idea di amore dei protagonisti, o semplicemente di vita comune, idea che bisognerebbe allargare al resto della società che si trincera dietro leggi anacronistiche e troppo rigide. Ma non soffermiamoci tanto su questa immagine e facciamo appello alla sceneggiatura. Piuttosto debole e non particolarmente incisiva ad una prima visione, fornisce però, alcuni spunti su cui riflettere.

“Il testo va demolito sulla scena”, afferma Aldo durante l’allestimento di un’opera teatrale nel cenacolo culturale per i giovani che cura nel suo paese, perché molto probabilmente deve suggerire un’emozione comune. Il significato delle parole, più che esprimere un contenuto, hanno un valore che qualifica la nostra esistenza. Come scegliamo le parole e le condividiamo, così assumiamo atteggiamenti nei confronti degli altri, piuttosto che altri. E lo stesso vale per la Legge!

E ancora. Se è vero che il significato delle parole si trova solo nel vocabolario come si afferma nel film, come sostiene sarcasticamente Aldo, allora sembrerebbe inutile usarle. E forse il processo dà proprio la prova di ciò. Le parole difficilmente esprimono ciò che proviamo o vogliamo dire e quindi sono sintomo di disgregazione.

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La sceneggiatura di Gianni Amelio, Edoardo Petti, Federico Fava vuole forse esprimere che il primo vero plagio è proprio il fatto di impossessarsi abusivamente dell’opera sentimentale altrui e farne una commedia da tre soldi, più che raggirare sentimentalmente un giovane per scopi sessuali condivisi.

“Lo scandalo è proprio là!”, direbbe Pasolini.

Il signore delle formiche

Sotto i nostri occhi di spettatori di un film, si manifesta la vera indecenza, l’omissione di soccorso sentimentale, la vergogna vera. La famiglia, la gente di legge, una nazione intera, insomma ambiti in cui si cresce come in una comfort-zone, sono i primi ad essere inquinati dal malaffare del pregiudizio.

Aldo afferma nel film che bisogna saper leggere i libri, noi affianchiamo a queste parole, che c’è bisogno di umanità prima di tutto e cioè saper leggere l’uomo.

Cast

La madre di Ettore, impersonificata da Anna Caterina Antonacci, è un esempio d’eccezione in questo senso. La donna, completamente svuotata di una pur minima forma di empatia, non vuole essere ingannata in quanto madre. Ma il vero inganno, la truffa, l’imbroglio vero, glielo si legge sul volto. Assume la stessa espressione per tutta la durata del film e finge il contatto reale con il figlio che su suo ordine andrà in nosocomio. Le parole di affido al Signore sono testo in salsa rococò. Al contrario di lei, c’è la madre di Aldo. Un altro tipo di donna, che prima di tutto non ha generato il figlio perché restasse nel paese dove è partita la denuncia. Rita Bosello interpreta questa pia donna che non ha bisogno di nessuno e che continua ad avere fede e ad amare il figlio omosessuale. Ad ogni modo, la donna non rientra tra le persone perbene del film, ma di certo non è corrotta o disonesta. Lei è una madre coraggio, ma con scrupolo e cuore. Perfetta nel ruolo è l’attrice.

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Ne Il signore delle formiche, Elio Germano in Ennio Scribani è più che credibile, eccezionale. Ci si dimentica che si sta guardando un film dinnanzi ad una sua azione o dialogo. Sarà il coinvolgimento ad una storia vera e dannatamente triste, sarà l’onestà intellettuale dell’attore che deve fingere per davvero, ma Elio Germano merita un plauso in questa pellicola.

Elio Germano

Per concludere, consideriamo il cammeo di Emma Bonino. E’ vero che i Radicali, all’epoca, ponessero la propria attenzione più di chiunque altri ai diritti degli omosessuali, ma il perturbante volto della politica nel bel mezzo del film è un pugno in un occhio che non emoziona nè porta a particolari riflessioni filmiche. Anzi, quel fotogramma appare come un fastidioso messaggio subliminale in un film che, dopotutto, non dona così grandi emozioni nè riflessioni su una sceneggiatura piuttosto piatta che sarebbe dovuta esplodere dato il tema così attuale.

Trailer

PANORAMICA RECENSIONE

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Il film, per quanto tratti una storia molto toccante, non stimola emozioni forti o riflessioni profonde e non esorta a prendere ad esempio le azioni dei protagonisti.
Roby Antonacci
Roby Antonacci
Giornalista per Vanity Fair, collaboratrice per Moviemag, scrivo da sempre di cinema con un occhio attento a quello d'autore, una forte passione per l'horror e il noir, senza disdegnare i blockbuster che meritano attenzione.

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