I fratelli Lumière nel 28 dicembre del 1895 consegnarono alla storia un’invenzione tecnologica destinata a cambiare il corso del Novecento. Era proprio in quel giorno, a ridosso del 1896, che i Lumière proiettarono per la prima volta al Salon Indien nel quartiere Opéra di Parigi un film su pellicola: nacque così il cinematografo.
Prima di andare indietro nel tempo, risalendo alle origini dei due fratelli francesi, immergiamoci nell’etimologia del termine cinematografo. Deriva dal greco antico, da grafos (scrittura) e kinema (movimento), significando dunque scrittura in movimento. Quando si parla, infatti, di regia, siamo soliti indicare il lavoro del regista come quello di un tecnico che scrive con la macchina da presa.
Non a caso, il cinema è considerato un linguaggio, come un insieme di metodi e di codici utilizzati per comunicare con gli spettatori. Dopo i Lumière, che portarono a compimento la magia della proiezione, una serie di registi e di movimenti artistici svilupparono un vero e proprio linguaggio cinematografico, dalla Scuola di Brighton allo studio del montaggio sovietico, fino alle avanguardie e ai singoli esperimenti di registi dell’epoca. Georges Méliès e David W. Griffith solo per citarne un paio.
I fratelli Lumière, le origini
Torniamo alla storia di Auguste e Louis Lumière. Figli di Antonie Lumière, inizia da giovane a Parigi come apprendista in una bottega di un pittore. Nel 1861 sposa Jeanne-Joséphine Costille, lavandaia. La coppia poi si trasferisce a Besançon, dove nasce il loro primo figlio Auguste, nel 1862. Antonie aveva molte difficoltà economiche come pittore, così decise di lanciarsi nel mondo della fotografia, riuscendo anche a mettersi in proprio. Nel 1864 arriva anche il secondogenito, Louis.
Con un padre estroverso e dai modi autoritari, i piccoli Lumière vissero una condizione familiare non proprio felice, complice anche la situazione economica sempre sull’orlo del baratro. Nel 1877, Auguste si iscrive alla scuola tecnica dell’Ecole de la Martinière, una scuola che metteva alla prova le capacità logiche e intuitive dei suoi studenti.
Il giudizio di Auguste era questo: “Quando lasciai la scuola, invece di essere disgustato dallo studio, come capita agli allievi dell’insegnamento liceale, che non aprono più un libro dopo il diploma, sentivo al contrario il più acceso desiderio di continuare ad acquisire nuove conoscenze”. Tre anni dopo, anche Louis viene ammesso alla scuola del fratello, ottenendo ottimi risultati.
La rivoluzione delle lastre a secco
Il rapporto tra il padre Antoine e i figli spesso si incrocia con quello del lavoro, evidenziando le differenze di rigore scientifico e conoscitivo tra le due parti. È il caso dell’innovazione delle lastre a secco per la fotografia. Tra il 1860 e il 1880, per sviluppare i negativi si usavano delle lestre dette al “collodio umido”. Molto poco funzionali soprattutto per la fotografia all’aperto, sia per il processo di preparazione sia per lo sviluppo vero e proprio.
Introdotte le lastre a secco, Antoine decise di improvvisarsi tecnico per produrre le proprie e immetterle nel mercato. L’esperimento fallì e fu solo con l’intervento dei figli, grazie alle tecniche apprese a scuola, che trovarono una formula soddisfacente per venderle ai clienti. Antonio si spinse troppo oltre, costruendo una fabbrica più grande rispetto alla domanda di mercato.
A salvare la situazione, intervennero nuovamente Auguste e Louis ottenendo una moratoria sui debiti e lavorando, insieme alle due sorelle, 14 ore al giorno per produrre lastre e inventare macchine per meccanizzare il lavoro. Nel 1884, la famiglia Lumière poteva considerarsi libera dai debiti, con una piccola fabbrica avviata e i debiti ripagati.
I fratelli Lumière, industriali di successo
Negli anni seguenti, i fratelli Lumière diventarono industriali a tutti gli effetti. La loro fabbrica nel 1890 arrivò a produrre circa 350.000 dozzine di lastre. Quando il padre Antoine, nel 1892, decise di fondare una società familiare per gestire tutte le attività, assicurandosi i due terzi del capitale, tornarono i debiti e i problemi economici.
Questo perché Antoine sperperò in breve tempo parte del capitale nella costruzione di una serie di residenze vicino Marsiglia. Per l’ennesima volta, i fratelli Lumière corsero ai ripari convincendo un grosso industriale ad anticipare loro una grande cifra. La frattura però si consumò del tutto: Auguste e Louis decisero di non firmare più alcun patto societario col padre che, offeso, si dedicò a vita privata. Salvo tornare poi con l’avvento del cinematografo.
Nel 1894 gli stabilimenti Lumière contavano 300 operai e fabbricavano 15 milioni di lastre l’anno. La società stava conoscendo l’affermarsi di nuovi settori industriali, come quello automobilistico o chimico. E i Lumière, divenuti ormai noti industriali, si inseriscono appieno in un contesto particolarmente fiorente per l’innovazione e il progresso industriale. Si apre così la strada per l’invenzione del cinematografo.
Il cinematografo
Tra gli anni ’80 e ’90, dietro il successo delle immagini in movimento si erano già sviluppate invenzioni che gravitavano intorno all’invenzione del cinematografo. C’erano già prototipi di cineprese, pellicole in celluloide, spettacoli dove si proiettavano immagini in movimento. Mancava però quell’invenzione che tenesse insieme tutte queste cose.
E per farlo, bisognava aspettare i fratelli Lumière; c’era arrivato vicinissimo Edison che utilizzava la pellicola ma non era in grado di proiettare su schermo, e chi, invece, proiettava sullo schermo, come i fratelli Skladanowsky, ma non avevano una cinepresa sufficiente. Come disse al tempo Louis Lumière: “Le cose erano nell’aria… le ricerche precedenti, quelle di Janssen, di Edison, e soprattutto di Marey e dei suoi allievi dovevano prima o poi portare ai risultati ai quali ho avuto la fortuna di arrivare io per primo”.
Sedici fotogrammi al secondo
Al cinescopio di Edison, dove un solo spettatore poteva vedere un breve filmato dentro una grossa scatola, mancava la possibilità di luce sufficiente per una proiezione su schermo. Così i Lumière concentrarono tutti i loro sforzi su quello che consideravano il problema più grande: trovare un meccanismo che fermasse la pellicola ad ogni fotogramma, consentendo alla luce di passarvi per un tempo minimo per consentire la proiezione su schermo.
Louis perfezionò un meccanismo in cui delle griffe penetravano nelle perforazioni della pellicola, la trascinavano giù per poi ritrarsi a vuoto consentendo l’arresto della pellicola. Il meccanismo, per essere funzionante, dove avere la stessa identica cadenza sia nella proiezione che nella ripresa. Arrivando alla cadenza di 16 fotogrammi al secondo, e tale rimase per tutto il periodo del muto.
I fratelli Lumière e l’avvento del cinema
Dopo aver depositato il brevetto per l’invenzione del cinematografo, così come lo chiamarono i Lumière, il padre Antoine insistette con i figli per organizzare una proiezione con un pubblico pagante. Dopo vari tentativi, Antoine trovò una delle sale da biliardo del Grand-Café di Parigi. Fece allestire la sala e la ribattezzò in grande stile, come suo solito, “Salon Indien”.
La proiezione fu fissata per la sera del 28 dicembre. Lo spettacolo consisteva nella proiezione di alcuni filmati, con durata totale di venti minuti. Fu un trionfo. La gente in sala rimase sbalordita per quella visione eccezionale. Mentre Antoine assisteva orgoglioso al pubblico in visibilio, i fratelli Lumière non vollero nemmeno presenziare.
Destino volle che tra il pubblico ci fosse anche un giovanissimo Georges Méliès che racconta: “Ci trovammo davanti a un piccolo schermo… dopo alcuni istanti apparve la proiezione immobile di una veduta di piazza Bellecour a Lyon. Un po’ sorpreso ebbi il tempo di dire al mio vicino: non ci avranno mica fatto scomodare per vedere delle proiezioni. Io ne faccio già da dieci anni. Avevo appena finito di parlare, quando un cavallo che tirava la carrozza si mosse verso di noi, subito seguito da altre vetture e da dei passanti, insomma, tutta l’animazione di una strada. Di fronte a un simile spettacolo rimanemmo tutti a bocca aperta, sbalorditi.“
La Macchina delle Meraviglie
Méliès fece anche un’offerta ad Antoine che rifiutò categoricamente. Perché se l’invenzione e il genio fu tutto dei figli, Antoine ebbe il merito di crederci più a fondo. Forse anche solo per un vantaggio economico. Fatto sta che la convinzione di Antoine spinse quell’attrazione a diventare una meraviglia del suo tempo, di cui tutti parlavano.
Le cronache parlavano di un’invenzione straordinaria, capace di restituire l’emozione della “vita di strada”. Il pubblico rimaneva a bocca aperta nel vedere un treno muoversi nella loro direzione con “L’arrivée d’un train en gare de la Ciotat” (1896), oppure con la demolizione di un muro attraverso il film “Démolition d’un mur” (1896).
Veniva finalmente alla luce l’invenzione che avrebbe cambiato il modo di guardare alle immagini. Una finestra sul mondo in grado di raccontare il reale, e qualche volta, anche di anticiparlo. Veniva al mondo il cinema.