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I colori del male: rosso – la recensione

I colori del male: Rosso (titolo originale: Colory zla. Czerwien) è un film polacco del 2024 diretto da Adrian Panek e tratto dall’omonimo romanzo di Malgorzata Oliwia Sobczac.

La pellicola rientra nei generi poliziesco, drammatico, giallo, thriller. Il film è stato distribuito dalla piattaforma Netflix a partire dal 29 maggio 2024 ed è attualmente disponibile in streaming.

I colore del male: Rosso, sta dominando attualmente la classifica dei film più visti di Netflix.

Il cast

Nel ruolo del procuratore Leopold Bilski abbiamo Jakub Gierszal. A seguire Maja Ostaszewska interpreta Helena Bogucka, Zofia Jastrzebska nel ruolo di Monika Bogucka. E ancora Andrej Konopka (Tadeusz Dubiela), Przemyslaw Bluszcz (Łukasz Kararski – “Kazar”).

I colori del male: rosso – Trama

In una spiaggia dell’agglomerato di Tripla Città (Polonia) viene trovato il corpo senza vita di una giovane ragazza, Monika Bogucka, figlia di un avvocato ed una giudice.

Le indagini del caso vengono affidate ad un giovane procuratore, Leopold Biski, che con ambizione e coraggio si concentra su di un pub malavitoso. Il pub in questione è il luogo dove lavorava la ragazza e il proprietario sembra essere il sospettato principale.

Da qui però si aprono una serie di intrecci e piste che spingono il procuratore alla ricerca della verità. Una serie di flashback e le indagini del procuratore svelano man mano quello che è successo a Monika.

Al contempo, lo stesso procuratore non dovrà preoccuparsi solo delle indagini e degli intrecci ma anche delle talpe presenti all’interno delle forze dell’ordine, con cui lavora e che mettono a quest’ultimo i bastoni tra le ruote rendendo il caso ancora più complesso.

I colori del male: Rosso – La recensione

Il film in questione ricorda un pò quella che è la struttura di Anatomia di una caduta. Anche se in modo diverso i due film prediligono uno schema secondo il quale la pellicola si divide in due. Nel caso de I Colori del male: Rosso, troviamo una parte dedicata allo sviluppo delle indagini e l’altra (grazie all’utilizzo di numerosi flashback), dedicata al racconto e la spiegazione di quello che è accaduto a Monika.

Fin dall’inizio del film ci vengono presentati i seguenti presupposti: Monika è una delle vittime (non l’unica) e Kazar l’assassino. Lo spettatore quindi non aspetta altro che il suo arresto. Da qui in poi però una serie di intrecci, o meglio troppi intrecci, portano il film a perdere d’efficacia. I dialoghi iniziano ad essere banali e forzati e non si riesce bene a capire dove il film vuole andare a parare. L’attenzione dello spettatore va e viene.

Nonostante sia classico e scontato l’utilizzo dei flashback, per la pellicola in questione sembra essere una scelta più che adatta (alla narrazione). I flashback infatti sono uno dei pochi elementi che tengono alta la tensione e portano il pubblico a proseguire la visione del film. I contenuti dei flashback risultano essere originali e coerenti rispetto alla narrazione.

Tra violenza e stereotipi

Altro aspetto fondamentale riguarda i personaggi: sono dei perfetti stereotipi di genere. Il procuratore giovane e ambizioso, il poliziotto corrotto, il cattivo che è estremamente cattivo e senza pietà e la violenza nuda e cruda di quest’ultimo. In alcune scene, seppur scontati, funzionano. In altre non sono altro che la replica di altri personaggi già visti un milione di volte.

Per fortuna il cast ci porta a risolvere in parte il problema. Le interpretazioni, soprattutto in alcuni casi funzionano molto più del resto e riportano un pò di credibilità al film.

A tutto questo si aggiunge la violenza, una violenza gratuita e spesso priva di senso e originalità. In alcune scene è davvero inutile e nonostante porti lo spettatore a rabbrividire per qualche secondo, al contempo porta lo stesso a chiedersi il motivo della messa in scena di una violenza di questo tipo. Per meglio dire, il problema principale non risiede nella rappresentazione di una violenza così cruda ma nel fatto che il film nell’insieme parla di tutt’altro e quindi le sequenze in questione risultano essere totalmente fuori luogo rispetto al resto del film.

Conclusioni

A proposito di conclusioni partiamo con il dire che il finale recupera in parte un pò di emozioni mancate nelle scene che lo precedono. Il cambio di registro all’ultimo aiuta lo spettatore a recuperare l’attenzione e aspettare la fine del film per scoprire la verità su quanto accaduto.

Il problema è che tutta la parte che lo precede è un continuo di alti e bassi e si fa fatica a trovare un filo logico e seguire (emotivamente) il film.

Quindi, per quale motivo il film sta avendo così tanto successo? Non esiste una vera e propria risposta a questa domanda. Quello che possiamo dire è sicuramente che messo a confronto con altri film del momento riesce ad emergere ma non per questo può essere considerato un buon film.

I colori del male: Rosso – Trailer

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni
Redazione
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