Harry Potter e Prigioniero di Azkaban è il terzo atto della saga, le cui tematiche si fanno più oscure. Protagonisti in scena un padrino evaso di galera, creature che prosciugano la felicità dell’anima e un lupo mannaro come docente.
La trama più matura e impegnata, le tecniche di ripresa di un maestro come Alfonso Cuarón.
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban – Trama e Cast
Brutta storia per Harry Potter. Dopo aver, accidentalmente, gonfiato la malvagia zia Marge, scopre che Sirius Black, un fedele seguace di Voldemort, è fuggito da Azkaban, la prigione dei maghi. Ora lo sta cercando per ucciderlo. Hogwarts non è più un luogo sicuro e la scuola, per proteggersi, si dota dei Dissennatori, delle malvagie creature che succhiano via la felicità e fanno rivivere i momenti più terribili.
Michael Gambon entra ufficialmente nei panni del professor Silente fino alla fine della saga. Il cast si arricchisce con altri ottimi attori: Gary Oldman è Sirius Black, David Thewlis è il Professor Remus Lupin, Timothy Spall veste i panni del codardo Peter Minus e infine la magnifica Emma Thompson è l’eccentrica Profesoressa Sibilla Cooman.
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban – Recensione
La scrittrice riuscì a sfruttare il successo della sua opera attraverso una scelta strategica: far crescere le tematiche insieme ai suoi lettori.
In Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban si inizia a perdere la magia e la spensieratezza dei precedenti capitoli. Questo aspetto più maturo lo si nota a partire dalla fotografia.
Nelle precedenti pellicole, il regista Chris Columbus utilizzò dei colori caldi, che rimandavano alla festività del Natale. Non a caso, Harry Potter e la Pietra Filosofale e in Harry Potter e La Camera dei Segreti uscirono durante il periodo natalizio.
Il terzo capitolo della saga utilizza una fotografia più oscura, che si adatta perfettamente alle tematiche presenti. I Dissennatori sono delle creature oscure che strappano la felicità, dunque i colori scuri sono perfetti per l’ingresso di queste malvagi esseri.
La regia è sicuramente la migliore della saga. Ci sono dei movimenti di macchina molto interessanti, basti pensare alla carrellata che ci porta all’interno della pupilla di Lupin quando si sta trasformando in un lupo mannaro, per poi allontanarsi.
La CGI è decisamente migliorata. L’ippogrifo è una creatura realizzata in maniera egregia, invecchiata benissimo. Anche i Dissennatori hanno un design molto interessante, che riesce a renderli inquietanti al massimo, differentemente da quanto accadrà in seguito. Ritorneranno nella quinta pellicola, ma, con il cambio registico, subiscono un mutamento e l’effetto non è all’altezza di quello mostrato in questo film.
La sceneggiatura del film
In molti si lamentano del fatto che nel terzo capitolo manchi la coerenza stilistica precedente, accusando il regista di aver voluto fare un lavoro troppo autoriale, piuttosto che un blockbuster.
Basti pensare alla capanna di Hagrid che non era situata in fondo alla vallata, mentre ora lo è, oppure al pendolo che si trovi nell’ingresso della scuola, che, tra le altre cose, rischia di mozzare la testa agli studenti che camminano.
O anche l’intro che ci mostra un Harry intento a fare magie sotto le sue coperte, quando in realtà non può compiere alcun incantesimo al di fuori di Hogwarts finché è minorenne.
Un’altra critica che viene fatta in Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban è la sceneggiatura. Sappiamo che il terzo libro mette in rilievo la storia del padre di Harry e dei suoi tre migliori amici, ma nell’adattamento cinematografico tutto questo viene tagliato.
Gli spettatori generalisti non sapranno mai tutta la storia completa dei Malandrini e il perché il Patronus di Harry ha le sembianze di un cervo.
Probabilmente si è cercato di semplificare il soggetto per renderlo più accessibile ai bambini, dato che alcuni aspetti risulterebbero di difficile comprensione.
Non si trattano di tagli gravi, ma sono delle piccole censure che peseranno nel futuro nella saga, soprattutto in Harry Potter e i Doni della Morte (parte 1 e parte 2) che cerca, in maniera traballante, di chiudere tutte le trame e le sottotrame dei precedenti capitoli.
Un merito al regista bisogna riconoscerlo senza dubbi: è stato l’unico, dopo Columbus, a scrivere Silente in maniera egregia.
Con lui il debutto di Micheal Gambon fu ottimo, i problemi per il personaggio arriveranno dopo.
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban – Conclusioni
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban non è esente da difetti, ma la sua trasposizione è stata ottima. Come detto, la pecca maggiore consiste nella sceneggiatura, ma gli aspetti tecnici sono ottimi e anche le musiche di John Williams si rivelano perfette, basti pensare al motivetto A Window from the past che ancora oggi riesce a emozionare.