HomeCapolavoriHalloween: lo slasher capolavoro di John Carpenter

Halloween: lo slasher capolavoro di John Carpenter

La notte delle streghe è alle porte, e quale film può meglio rappresentarla se non Halloween. Il capolavoro del 1978 firmato John Carpenter, a distanza di 45 anni dalla sua uscita è ancora l’indiscusso simbolo cinematografico della sua omonima festività. Precursore del genere slasher, tassello fondamentale dell’horror indipendente statunitense e trampolino di lancio per la carriera di uno dei più grandi registi di genere del ventesimo secolo e della giovane Jamie Lee Curtis: Halloween si è abbattuto come un killer sul mondo del cinema, segnandolo nel profondo come pochi altri horror hanno saputo fare.

Con un budget di appena 300.000 dollari, il film superò i 70 milioni, diventando così uno dei lungometraggi più fruttuosi di sempre se messi in comparazione ai mezzi produttivi a disposizione (Halloween ha infatti un incasso 233 volte superiore del budget speso). Come spesso accade per le opere rivoluzionarie, Halloween non fu subito capito dalla critica del tempo, e alla sua uscita ebbe non pochi detrattori.

Dal 1978 ad oggi sono ben 11 tra sequel e reboot i film che portano il peso dell’opera di Carpenter, e tra prodotti più riusciti e altri assolutamente evitabili si può affermare in modo perentorio che il primo capitolo di questo franchise sta ancora anni luce di distanza dai sui “parenti”.

Halloween è attualmente disponibile nel catalogo di Amazon Prime Video.

Halloween: trama

Haddonfield, USA, 31 ottobre 1963. Michael Myers di appena 6 anni uccide con un coltello la sorella Judith nella villa di famiglia. Dopo questo fatto il bambino passa gli anni successivi nel manicomio di Smith’s Grove, seguito dallo psichiatra Samuel Loomis (Donald Pleasence).

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A distanza di 15 anni dal primo omicidio, alle soglie della notte di Halloween, Michael evade dalla struttura ospedaliera nella quale era rinchiuso, e spinto da una furia omicida incontrollata posa gli occhi sull’adolescente Laurie Strode (Jamie Lee Curtis) e sulle sue amiche.

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Michael Myers

Halloween: la tecnica sopraffina di John Carpenter

Se si deve pensare a un film che, già dai primi minuti, addentra perfettamente lo spettatore in quello che sarà il mood dell’opera, Halloween è certamente uno dei primi nomi che balzano alla mente. Quel piano sequenza in soggettiva, dove attraverso gli occhi del piccolo Meyers si assiste alla brutalità omicida di una sorella da parte del suo stesso sangue, fa ancora scuola dopo più di quarant’anni. La sinuosità con il quale gli occhi del “nero fanciullo” si districano nei corridoi, nelle scale e nei giardini di quella che era una semplice casa familiare valgono il prezzo del biglietto.

Lo stesso è da dirsi per tutti gli omicidi successivi. La grandiosità di Halloween non è tanto nel mostrare la brutalità delle uccisioni del killer con la maschera, ma sta piuttosto nel creare, grazie anche alla colonna sonora dello stesso Carpenter e all’uso della fotografia buia degli interni, un perenne stato di tensione e ansia. Una perfetta costruzione del terrore, che prende certamente spunto dai capolavori come Psyco e i più recenti Non aprite quella porta e Profondo Rosso.

Anche se molti vedono nel film di Mario Bava Reazione a catena i primi baluardi del genere slasher, Halloween è però il primo capolavoro del filone. Carpenter prende un simil Latherface e lo pone al centro del racconto, accennandone le origini e mostrando la totale assenza di umanità del personaggio. Dopo una breve introduzione alle girls della storia, Meyers si prende tutta la scena, per arrivare poi a fare i conti con la più celebre final girl di sempre: Laurie Strode.

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Jamie Lee Curtis

Un attacco agli effetti della controcultura?

L’analisi politica e sociale diventerà negli anni un marchio di fabbrica degli sceneggiati carpenteriani, e già in Halloween, terzo lungometraggio del regista, queste sono ben visibili. Molti tutt’ora attaccano il film, accusandolo di essere misogino, mostrando la violenza del genere maschile su quello femminile. La realtà e però diversa, nel film infatti vengono assassinati anche due uomini, e la scelta della final girl potrebbe avere un messaggio ben definito.

Bisogna però prima partire ponendo un faro su quella che era l’America di fine anni ’70. Dopo la fine di una sanguinosa guerra come quella del Vietnam, un pensiero controculturale ancora diffuso e i nuovi moti sociali, la popolazione statunitense era spaccata a metà. Se da un lato vigevano ancora le classi più conservatrici legate a una cultura meno progressista, dall’altra parte della strada si assisteva ai frutti dei recenti movimenti giovanili, dove le droghe, sostanze psichedeliche e libertà sessuale erano diventati un simbolo di libertà e apertura verso il domani.

Anche Halloween sembra prendere posizione in questo dibattito. Nel film di Carpenter assistiamo infatti alla sopravvivenza della giovane Laurie che, fin dalle prime battute, si dimostra diversa rispetto alle sue amiche. Laurie è una ragazza dal look che non lascia intravedere la sua femminilità, dedita allo studio, disinteressata ai ragazzi e al sesso occasionale, che sembra non avvezza all’uso di droghe e che ama trascorrere il tempo libero facendo la baby sitter ai figli dei vicini. Insomma, quella che all’epoca si sarebbe definita una perfetta ragazza borghese. Le amiche invece sembrano aver subito l’influenza degli ideali che affioravano nel decennio precedente. E chi mai si salverà dalla furia omicida mi Michael Myers?

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Laurie e le sue amiche

In conclusione

Halloween è un capolavoro che non è stato minimamente scalfito da questo ultimo mezzo secolo. L’opera di Carpenter è attuale oggi come allora, ed è ancora un punto di riferimento non solo per il genere horror/slasher ma per tutto il cinema. Colonna sonora iconica, caracter design del protagonista leggendario e una regia perfetta rendono Halloween un opera immortale.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Halloween è un capolavoro sotto ogni punto di vista: è un opera tecnicamente perfetta ed è il primo vero slasher della storia del cinema.
Davide Secchi T.
Davide Secchi T.
Cresciuto a pane e cinema, il mio amore per la settima arte è negli anni diventato sempre più grande e oltre a donarmi grandissime emozioni mi ha accompagnato nella mia maturazione personale. Orson Welles, Ingmar Bergman, Akira Kurosawa e Federico Fellini sono gli autori che mi hanno avvicinato a questo mondo meraviglioso.

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