Beau Travail è il sesto film della carriera della regista francese Claire Denis. La regista si era già fatta notare sul finire degli anni ’80 con l’opera Chocolat. Prima di approdare a dirigere un film in prima persona, Denis ha lavorato come assistente di diversi registi importanti. Famoso è soprattutto il suo sodalizio con Wim Wenders, la regista ha collaborato con il cineasta tedesco in diverse occasioni. Tra queste sicuramente degne di nota sono le collaborazioni per Paris, Texas e Il Cielo sopra Berlino. A partire dalla metà degli anni ’80 Denis intraprende la propria carriera da regista e già Chocolat riscuote grande interesse da parte della critica. Nel 1999 con Beau Travail si ispira al racconto postumo di Melville, Billy Bud, marinaio.
Beau Travail – trama e cast
Beau Travail si apre in un appartamento di Marsiglia, dove il sergente Galoup (Denis Lavant) è intento a rievocare i suoi ricordi attraverso un diario. L’uomo è stato congedato dalla Legione straniera, dove obbediva agli ordini del comandante Forestier (Michel Subor). Il giovane legionario Gilles Sentain si attira fin da subito le antipatie di Galoup. Quella che inizialmente sembra un’antipatia dettata da una forma di attrazione, cresce nel corso del tempo. Il sergente teme che Sentain finisca per soppiantarlo, tanto più dopo che quest’ultimo ha salvato la vita a un altro militare. Galoup teme, inoltre, di perdere le simpatie del comandante Forestier verso il quale nutra un’ammirazione sconfinata.
L’antipatia di Galoup verso Sentain finisce per trasformarsi in vero e proprio odio, così l’uomo cerca di liberarsi definitivamente del giovane militare. Dopo averlo costretto a scavare una buca sotto il sole cocente, Galoup schiaffeggia Sentain. Il ragazzo, saturo delle continue vessazioni, risponde al colpo e viene punito per insubordinazione. Il sergente ordina che il legionario venga abbandonato nel deserto, manomettendogli segretamente la bussola, al fine di impedirgli di tornare indietro. Il ragazzo viene quindi dato per disperso, mentre Forestier sospende Galoup, sospettando la sua responsabilità nella vicenda. Il sergente deve quindi abbandonare la Legione, ignaro del destini di Sentain.
Beau Travail – la recensione
Dopo aver affrontato il tema del colonialismo in Chocolat, Claire Denis con Beau Travail affronta il tema della vita militare. Attraverso la fotografia di Agnes Godard seguiamo lo svolgere dei giorni sempre uguali di questo gruppo di militari. Alienati dalla dimensione affettiva, costretti a reprimere le proprie emozioni e a dare costantemente prove di virilità e forza fisica. Nei corpi che si allenano sotto il sole, Denis costruisce delle coreografie quasi tribali che alterna a dei momenti di vita notturna locale. In quella che sembra una semplice contrapposizione si finisce per ravvisare dei punti di contatto, come se attraverso il movimento si esprimesse una vita per il resto taciuta.
Claire Denis affida in buona parte la riuscita del film a Denis Lavant, l’attore francese che più di ogni altro si distingue per la fisicità. Una peculiarità di cui aveva già dato prova in Gli amanti del Pont-Neuf di Carax. In Beau Travail quella dimensione fisica è l’unica forma espressiva del suo personaggio, per il resto emotivamente represso. La sequenza finale è l’esplosione di questo movimento. Lavant esegue una coreografia in cui dà sfogo al suo talento, in una realizzazione metateatrale prima ancora che cinematografica. I personaggi ulteriori di questa storia funzionano come elementi narrativi di una realtà statica e fondata sulla propria stessa ripetitività.
I soldati, la guerra e il cinema
Claire Denis con Beau Travail non arriva agli estremi della riflessione sulla condizione del soldato e della guerra di altri film. L’assenza di uno scenario in cui si svolge un conflitto è una parte importante di questo processo. D’altro canto, riscontrare l’alienazione anche in un contesto sostanzialmente pacificato risulta, talvolta, ancora più d’impatto. Il sergente del film non arriva alle condizioni radicali e di alienazione violenta dei personaggi di Apocalypse Now o La sottile linea rossa. Non esiste un Colonello Kurtz ma allo stesso modo esplode in maniera più sottile la sopraffazione e la violenza. La riflessione sulla follia che discende dall’alienazione qui si lega alla volontà di compiacere qualcuno, specificatamente il proprio capo.
Denis Lavant non è Aguirre dell’omonimo film, ma è comunque un personaggio ombroso, soffocato, in grado di soprusi e violenze. È come se quelle violenze si propagassero fino ad arrivare a questa forma di insensatezza, del sopruso come sistema di regolazione dei rapporti. I personaggi di Beau Travail non hanno mai eccessi scenici di parola, è tutto concentrato in quella dimensione corporea. Claire Denis non sembra voler fornire una risposta ai temi, piuttosto mettere in scena attraverso la sua lente quel mondo nella sua particolare lettura. Il cinema ha una lunga storia di racconto della vita militare, la fascinazione per le sue storture ha spesso dato vita a capolavori, reso grandi molti attori. Il film della regista francese nel solco di questo racconto prende le proprie pieghe e realizza un’opera rilevante e mai banale.