HomeI Fantastici 55 titoli che raccontano la città di Napoli

5 titoli che raccontano la città di Napoli

Napoli è una città con un’immensa storia alle spalle e un’altrettanto affascinante cultura. Tanti nomi celebri appartengono e hanno contribuito al patrimonio artistico della città, tra i più importanti Totò, Eduardo De Filippo, Sophia Loren, Massimo Troisi, Pino Daniele e ancora altri. Così come sono stati e sono molti i film ambientati a Napoli. Quelli di cui vi parliamo oggi sono 5 titoli del cinema più recente che raccontano la città in modo moderno ma sempre poetico, ricordando i grandi che l’hanno resa grande o raccontando i complessi rapporti con le radici che legano ogni cittadino alla sua patria.

Parthenope (2024)

Parthenope di Paolo Sorrentino è indubbiamente uno dei film più ammalianti degli ultimi anni. Attualmente disponibile su Netflix, il film racconta la storia di una ragazza, Parthenope, che vive a Napoli e affronta gli eventi della vita. È una pellicola esteticamente magnifica che, con qualche sprazzo di pazzia qua e là tipica di Sorrentino, coglie perfettamente l’anima di Napoli. Parthenope non è solo una ragazza ma una metafora per rappresentare la città.

È una giovane donna splendida e seducente che seduce e viene sedotta, che abbandona e viene abbandonata, che ospita sacro e profano, che è difficile da definire e comprendere, che accoglie e respinge, che provoca e subisce, che ferisce e cura al contempo. Sorrentino è riuscito con questo film a condensare tutto ciò che ha sempre cercato di dire su Napoli, ottenendo un risultato commovente. Parthenope racconta Napoli così com’è, con le sue esagerazioni e la sua bellezza, con le sue contraddizioni e con le sue ovvietà e lascia dentro al cuore degli spettatori un sentimento di amore-odio più forte di qualunque altra cosa.

È impossibile essere felici nel posto più bello del mondo.

Napoli

Qui rido io (2021)

Qui rido io, diretto da Mario Martone e disponibile su Netflix, racconta una fase centrale della carriera di Eduardo Scarpetta, autore e attore teatrale di successo. Per il film (candidato ai David di Donatello 2022) Eduardo Scarpetta, nipote del grande Scarpetta, ha vinto il David come Miglior attore non protagonista nel ruolo di Vincenzo Scarpetta.

Scarpetta impegnato tra figli illegittimi, palco e questioni economiche, decide di gettarsi a capofitto in una nuova avventura: mettere in scena una parodia de La figlia di Iorio di D’Annunzio e questo gli porterà un’infinta serie di problemi. A vestirne i panni è l’encomiabile Toni Servillo, attore molto amato dai registi napoletani Sorrentino e Martone. La sua interpretazione è ciò che davvero porta questo film su un livello decisamente alto. Qui la Napoli rappresentata è quella della Belle Époque, fatta di cultura, di dibattito sul modo di fare arte, della storia di un paese che sta costruendo se stesso.

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Napoli

È stata la mano di Dio (2021)

È stata la mano di Dio, diretto ancora da Paolo Sorrentino e disponibile su Netflix, è un film semi-autobiografico del regista che racconta, con ovvie licenze poetiche, la sua adolescenza e la necessità di andare via da Napoli per riuscire a realizzare i suoi sogni. Il film spiega il rapporto conflittuale con le proprie radici, la divisione che si vive tra l’affetto per la città in cui si è cresciuti e la consapevolezza, d’altro canto, di volerla abbandonare per raggiungere i propri obiettivi. Una città, uno spirito che però, nonostante la fuga e la distanza, rimangono incastrati nel petto.

Una delle scene più famose e più belle del film è quella con il protagonista Fabietto (interpretato da Filippo Scotti) e Antonio Capuano (regista che interpreta se stesso) che pronuncia l’ormai nota frase: “Non ti disunire.” In queste poche parole c’è tutto il significato del film: resta integro, non ti smembrare, non perdere parti di te, non diventare quello che ti è successo, non uscire da te. È stata la mano di Dio racconta una Napoli di cui non ci si libera, nel bene e nel male, e che rimane dentro anche a chi se ne va.

Nessuno se ne va veramente da questa città.

Napoli

I fratelli De Filippo (2021)

I fratelli De Filippo, la cui storia si sovrappone con quella di Qui rido io, è un film volto a ricordare il brillante drammaturgo, attore, regista, poeta e senatore a vita Eduardo De Filippo e i suoi due fratelli Peppino e Titina. Con la regia di Sergio Rubini (candidato come Miglior regista ai Nastri d’Argento del 2022) e disponibile su Rai Play, il film racconta l’infanzia dei tre bambini resa complicata dall’intricata vicenda familiare e poi tutta la salita, la loro fatica per emergere come attori e l’idea di creare una loro compagnia provando a girare l’Italia con essa, divincolandosi dall’ombra degli Scarpetta dietro la quale erano stati posizionati.

Il film dipinge una Napoli fatta di creatività ma anche di competitività, segreti e voglia di arrivare che non riescono a scalfire però la fratellanza, valore fondante delle vite dei De Filippo. Rubini riesce, con delicatezza, a narrare un rapporto di affetto, ma anche di contrasto, tra tre fratelli talentuosi che volevano ottenere le luci della ribalta non per puro narcisismo, ma per amore del palco, del teatro, del pubblico e quindi, in definitiva, dell’arte.

La paranza dei bambini (2019)

Infine, per chiudere, è necessario citare La paranza dei bambini, film diretto da Claudio Giovannesi, basato sull’omonimo romanzo di Roberto Saviano e disponibile su Netflix. Rispetto ai 4 titoli citati fin ora quest’ultimo è un film più forte che racconta la parte di Napoli più tristemente conosciuta, quella per cui questa meravigliosa città purtroppo è stata definita per lungo tempo. La paranza dei bambini descrive la Napoli fatta di criminalità, di camorra, di violenza e paura. È una Napoli che esiste, innegabilmente, ma che fin troppo spesso oscura tutto il resto, tutto il bello che questa città ha da dare. Per poter dire di conoscere Napoli anche la visione di questo film è necessaria ma magari, almeno attraverso e grazie all’arte, ci si può predisporre ad una considerazione migliore di una delle parti più incantevoli del nostro paese.

Sveva Serra
Sveva Serra
Classe 2004, metà napoletana e metà romana, credo nel potere delle parole e dell'onestà. Il cinema mi insegna sempre qualcosa e io non voglio far altro che imparare.

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