Gli anni Duemila sono stati un’epoca d’oro per le commedie romantiche: atmosfere sognanti, attori dalla chimica perfetta, trame magari piene di cliché, ma capaci comunque di far battere il cuore. 27 volte in bianco, commedia del 2008 diretta da Anne Fletcher (Hocus Pocus 2), rientra perfettamente in questo filone. Con protagonisti Katherine Heigl (Grey’s Anatomy) e James Marsden (X-Men), il film è oggi disponibile su Disney+, per chi voglia fare un tuffo nel passato.
27 volte in bianco – La trama
Jane Nichols (Katherine Heigl) è una giovane donna che ama tutto ciò che riguarda l’amore, ma soprattutto il matrimonio. Nella sua vita ha già collezionato ben 27 partecipazioni, sempre nel ruolo di damigella d’onore. Come se non bastasse, conserva tutti i suoi (orribili) abiti in un armadio che ormai minaccia di esplodere.
È anche segretamente innamorata del suo capo, George. Ma la situazione si complica con l’arrivo della sorella minore Tess (Malin Akerman), aspirante designer di borse con poca sostanza e molti sorrisi, che in breve tempo conquista proprio George e chiede a Jane di farle da damigella.
Nel frattempo, la singolare storia di Jane attira l’attenzione di Kevin Doyle (James Marsden), giornalista cinico e disilluso, costretto a scrivere articoli sui matrimoni. Fingendo di volersi occupare del matrimonio della sorella, Kevin comincia a seguirla per raccontare la sua storia.
Tra Jane, romantica incallita, e Kevin, nemico del lieto fine, lo scontro è inevitabile… ma anche l’attrazione.
Quando Jane scopre l’inganno di Kevin, si sente tradita. E la tensione con Tess – egocentrica e manipolatrice – arriva al culmine, spingendo Jane a rompere finalmente il suo schema: mettere sempre gli altri al primo posto. E, naturalmente, il lieto fine arriva. Per tutti.
27 volte in bianco – La recensione
27 volte in bianco è esattamente ciò che ci si aspetta da una romcom anni 2000: una protagonista dolce e altruista, un interesse amoroso irraggiungibile (spoiler: il capo), Manhattan sullo sfondo, e almeno un triangolo amoroso che si trasforma in quadrilatero.
Il film non pretende di lanciare grandi messaggi, ma sa bene cosa vuole essere – e lo fa con grazia e senza troppi fronzoli. Esclusi quelli dei 27 abiti da damigella, di quelli ce ne sono a sufficienza.
Il tema del matrimonio è il cuore della storia, esplorato da prospettive diverse: per Jane è la realizzazione di un sogno, per Kevin una trappola borghese, per Tess un evento mondano. In mezzo a queste visioni differenti, il film prende posizione: l’amore è importante, ma solo se arriva dopo che hai imparato ad amare te stesso.
Da subito è chiaro che tra Jane e George non può funzionare. Lui è il classico uomo “green”, amante della natura e degli animali, che nel 2025 sarebbe un influencer di sostenibilità… ma qui è solo noioso e senza mordente.
A ravvivare la scena ci pensano Tess – una vera bridezilla disposta a tutto pur di sposarsi – e soprattutto Kevin Doyle, che con la sua ironia costringe Jane a uscire dal ruolo di comparsa nella sua stessa vita. Forse più che un triangolo, anzi quadrilatero amoroso, quello del film è un percorso a ostacoli verso la consapevolezza.
27 volte in bianco – Il cast
Katherine Heigl e James Marsden reggono il film sulle loro spalle così bene che i personaggi secondari, per quanto funzionali, tendono a sbiadire al confronto.
Jane è la donna perfetta: sensibile, ironica, brillante, con la testa sulle spalle e sorprendentemente talentuosa nell’organizzare matrimoni…altrui. È la classica brava ragazza che mette gli altri prima di sé, incapace di dire no, nemmeno a costo della propria felicità. L’eterna damigella, mai la sposa, mai la protagonista della sua storia. Con il tempo Jane impara a mettere se stessa al primo posto per cercare finalmente il suo lieto fine. Grazie anche all’interpretazione autoironica della Heigl (nel suo pieno momento d’oro post Grey’s Anatomy), Jane riesce a conquistare il pubblico pur incarnando uno stereotipo molto familiare.
Kevin è il suo opposto. Un giornalista costretto a scrivere per la rubrica sui matrimoni. Lui che i matrimoni li odia e li ritiene una forma di schiavitù legalizzata. Disilluso, sarcastico, ma con una vena romantica che neanche lui vuole ammettere, all’inizio usa Jane per scrivere l’articolo della svolta. Ma questa è una commedia romantica e questa vicinanza lo porterà a riscoprire anche se stesso. James Marsden con il fascino da principe Disney e il suo sorriso smagliante rende questo personaggio irresistibile.
Conclusioni
27 volte in bianco non è un film rivoluzionario, ma una commedia romantica consapevole. Insomma, non cerca di essere più profonda di quanto sia. La trama è prevedibile, i cliché abbondano, ma l’equilibrio tra commedia e sentimento funziona. In un’epoca in cui le commedie romantiche faticano a trovare una nuova voce e sembrano attraversare una crisi di identità, è rassicurante tornare a film che sanno esattamente dove vogliono andare – e ci portano lì con un sorriso.