Tilda Swinton ha deciso di prendersi una pausa dalla recitazione dopo il suo impegno al Festival del cinema di Berlino. I suoi ultimi film in cui ha recitato sono La stanza accanto e The End. L’attrice ha dichiarato ai giornalisti che tornerà in Scozia per riposarsi e recuperare energie dopo un periodo intenso di lavoro. Tilda Swinton ha spiegato di sentire il bisogno di una pausa, sottolineando come le sfide del mondo cinematografico l’abbiano messa sotto pressione per un lungo periodo, richiedendo un impegno costante e a volte troppo gravoso.
Inoltre, ha precisato di non avere alcun progetto cinematografico per il resto dell’anno, preferendo concentrarsi su altre iniziative, alcune legate al cinema e altre no. Durante la conferenza stampa, ha discusso delle difficoltà che gli attori affrontano nel mondo post-pandemia, dove la pressione per realizzare film indipendenti è aumentata significativamente. Ha citato la necessità crescente di garantire finanziamenti immediati per i progetti, un cambiamento rispetto alla flessibilità che si aveva in passato, quando era possibile prendersi più tempo per sviluppare i lavori.
Tilda Swinton – Riflessioni sul cinema contemporaneo
Swinton, che ha ricevuto l’Orso d’oro onorario al Festival di Berlino, ha parlato della sua decisione di partecipare nonostante le chiamate al boicottaggio. Ha espresso rispetto per il movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) e ha ammesso di aver pensato molto alla sua partecipazione. Tuttavia, ha ritenuto che utilizzare la piattaforma offertale potesse essere più utile per sostenere le cause a cui tiene, rispetto a non partecipare affatto, rimanendo comunque fedele ai suoi principi.
Durante il discorso al festival, Swinton ha criticato aspramente ciò che ha definito “l’inumano” perpetrato sotto i nostri occhi, mettendo in discussione l’azione dei governi e sostenendo coloro che si oppongono a comportamenti distruttivi. La sua partecipazione e il suo discorso hanno attirato l’attenzione su questioni cruciali nel mondo del cinema e oltre, suscitando un dibattito sulla responsabilità sociale degli artisti e sulle forme di protesta più efficaci, facendo riflettere anche sui dilemmi morali legati alla carriera.