Cos’è l’America?
Con questa domanda si apre la prima stagione della serie disponibile su Amazon Prime Video, incentrata sulla notte del Giudizio, ovvero the Purge, lo Sfogo.
Tema inaugurato dal film del 2013 intitolato proprio The Purge – la notte del Giudizio, poi proseguito con dei sequel e prequel che he hanno fatto una saga.
Cinque lungometraggi – La notte del giudizio (2013), Anarchia (2014), Election Year (2016), La prima notte del giudizio (2018), La notte del giudizio per sempre (2021) – non bastavano evidentemente a sviscerare l’intuizione del suo ideatore James DeMonaco.
Con questa tendenza, la serie tv sembra il format necessario a raccontare tutte le sfaccettature della notte distopica e ucronica. Lo Sfogo avviene da tutti gli anni dal 2014 quando i Nuovi padri Fondatori d’America – NFFA – hanno instaurato un regime totalitario. È una notte – dalle 7 di sera alle 7 del mattino – in cui tutti possono vendicarsi sugli altri con la violenza – purificare – senza essere perseguiti dalla legge.
Dopo il primo lungometraggio del 2013, che racconta lo sfogo del 2022, abbiamo assistito alle notti del giudizio degli anni 2023 e 2037. Ora Amazon Prime ne ha fatto la serie basata su quello del 2027.
A scandire la prima e la seconda stagione è un classico conto alla rovescia del tempo prima e dopo lo Sfogo. La prima stagione è l’occasione di analizzare la notte del Giudizio attraverso gruppi diversi di personaggi. Rappresentano un ventaglio variegato ma tipico delle classi sociali americane. Nella seconda invece viene visto il tempo post Sfogo, si capisce dove si annidano le vicende che portano alla notte fatidica.
Si parla di lockdown per una notte e un po’ post-Covid ci sentiamo tutti un po’ più coinvolti.
La prima puntata della prima stagione di The Purge si apre con docce calde e corpi candidi. Si stanno preparando alla notte del giudizio come per un rituale sacro. Tra i ragazzi, vestiti come i cantanti di un coro gospel, si individua subito la prima protagonista dal modo di inquadrare: Penelope – Jessica Garza. In parallelo vediamo il fratello Miguel – Gabriel Chavarria – correre alla sua ricerca, ascoltando una sua lettera d’addio. 97 minuti dallo Sfogo, così inizia lo scandire del tempo della prima stagione.
Dopo i fratelli già orfani di padre e madre, martiri nella prova dello Sfogo, compaiono i Jenna – Amanda Warren – e Rick – Colin Woodell –, due giovani sposi che si preparano per un’aristocratica festa della notte del Giudizio. Si individua fin da subito qualcosa che disturba la coppia, non del tutto affiatata nonostante le amorevoli parole.
Poi c’è Jane – Hannah Emily Anderson – una donna forte, che ha fatto carriera con le sue sole forze, con lo studio e la perseveranza. Non si è fatta mai corrompere, fino alla fine, neanche quando è stata oggetto di molestie da parte del suo capo.
Infine c’è Joe – Lee Tergesen. L’operaio scapolo ha perso il posto di lavoro, sua unica ragione di vita, e vive con il padre malato. Diventerà l’antagonista della prima stagione.
Nella seconda stagione di The Purge osserviamo il post Sfogo e l’anno a venire, che prepara poi le basi psicologiche della prossima notte del Giudizio. Vediamo i feriti che intasano gli ospedali; le ricerche ai criminali, quelli che hanno continuato a commettere reati dopo il terzo suono della sirena di fine Sfogo; spiegazioni su certe ‘purificazioni’ avvenute. Vediamo i traumi dei sopravvissuti e un po’ la vita in America in quegli anni. Qui parte la critica più ferrata alla giustizia.
Ci viene mostrato anche qualche breve fashback di 8 anni prima o 14 per capire le dinamiche dalle quali nascono le purificazioni dello sfoco del 21 marzo 2027 visto nella prima stagione. Quindi se vogliamo, la seconda stagione è un’inquadratura macro della prima.
Un’affascinante Paola Núñez nei panni dell’agente dell’NFFA Esme tiene le fila assieme a Derek Luke, che interpreta il medico Marcus, e Joel Allen che impersona l’antagonista della serie, nonché chiave di volta della morale della serie, Ben.
Così comprendiamo meglio anche a cosa possa portare, secondo il regista, la violenza gestita in quel modo e come le cose non si possano controllare a lungo, neanche sotto regime totalitario. Una reazione delle persone forse strana, inaspettata all’inizio della seconda stagione, ma più che credibile con il procedere degli episodi.
The Purge ha il potere di trasformare l’horror in orrore di ciò che può essere un regime totalitario come quello descritto dai Nuovi padri Fondatori e dalla violenza usata per il controllo e la vendetta, questo è quello che temiamo di più alla fine della seconda stagione: che possa succedere veramente qualcosa di analogo nel corso della storia, prima o poi.
Guardandoci bene attorno non è poi così lontana dalla realtà la distopia di DeMonaco.