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The Fall: il Panegirico visionario degli Stuntmen

“Non ce ne sarà mai un altro uguale” (Roger Ebert)

The Fall (2006) è un film di Tarsem Singh, remake della pellicola bulgara del 1981 Yo Ho Ho di Zako Heskija. Ambientato nella Los Angeles degli anni ’20, mescola il genere fantastico con quello drammatico e d’avventura.

Il film, vincitore dell’orso di cristallo al Festival Internazionale del Cinema di Berlino (2007), è stato realizzato nell’arco di quattro anni, durante i quali la troupe ha attraversato ben ventiquattro paesi (dall’India all’America, dall’Italia fino alla Repubblica Ceca).

Presentato in anteprima al Toronto Film Festival, giunge in Italia al Biografilm di Bologna qualche tempo dopo, nel 2009, fino a quando la piattaforma Mubi ne acquista i diritti per il restauro in 4K. Prima dello streaming su Mubi, viene presentato nuovamente in anteprima al Locarno Film Festival.

The Fall

The Fall – Trama

Los Angeles, 1915. Roy Walker (Lee PaceRonan in Captain Marvel, Thranduil in Lo Hobbit) è uno stuntman rimasto paralizzato durante le riprese di un film. Nel corso della convalescenza, in ospedale, incontra Alexandria (Catinca Untaru), una bambina di origini rumene con un braccio ingessato.

Roy, depresso e disperato, passa il tempo raccontando storie epiche e fantastiche alla bambina, con l’obiettivo di farsi procurare di nascosto pillole di morfina e tentare il suicidio. Man mano che si va avanti con la narrazione, il legame tra i due diventa sempre più intenso e complice. Per Alexandria, i racconti di Roy si evolvono in una vera e propria avventura magica e coinvolgente, in cui ci si immerge volentieri.

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L’immedesimazione aumenta d’intensità e i confini tra realtà e fantasia iniziano a sfumare. La fervida immaginazione di Alexandria contribuisce attivamente agli eventi della narrazione, influenzando anche le azioni dei personaggi. Un atto sfrontato della bambina porterà i due a consolidare inaspettatamente la loro unione, creando un’opera collaborativa, un intreccio di sogni, fantasie, dolore e frustrazione, ma anche di speranza.

The Fall

The Fall – Recensione

The Fall non è stato né sarà il primo e ultimo film sul tema Stuntman. Viene sicuramente prima del recente The Fall Guy, ma la sua notorietà dipende molto dalla maniera straordinaria della sua realizzazione. I temi sono sicuramente forti, ma è la magnificenza del montaggio, della fotografia, della tecnica visiva, che sconvolge e ipnotizza, a fare la differenza rispetto al resto.

Lo stile visionario scompiglia le atmosfere, creando una macedonia di linguaggi stilistici cinematografici che funzionano benissimo tra loro. Non risulta stucchevole. Si passa da scenografie alla Ladro e il Ciabattino ai colori da Mille e Una Notte fino ad arrivare alla tecnica animata dello stop motion (quando Alexandria viene operata d’urgenza dopo la caduta). La scena inquieta, turba (non disturba) e lascia in apnea.

“Mi racconti la storia adesso?”, chiede impaziente. Alessandro Magno che disperde l’acqua dall’elmo (non basta per tutti, quindi nessuno l’avrà). I cinque uomini contro il malvagio governatore Odious (Daniel Caltagirone). L’arciere Otta Benga, un ex schiavo africano; Luigi, un italiano esperto di esplosivi; un guerriero indiano che si accarezza il sopracciglio ogni volta che è ansioso; un naturalista inglese di nome Darwin e un Bandito Mascherato (Lee Pace). A loro si aggiungerà un mistico indigeno. Tutti loro hanno valide ragioni di vendetta. Si respirano i colori anche nelle narrazioni.

The Fall

Fotografia e Montaggio

Un capolavoro frutto della creatività tra fotografia e montaggio. Presentato da David Fincher (Fight Club) e Spike Jonze (Essere John Malkovich). La folle bellezza di The Fall resta impressa grazie alla genialità di Colin Watkinson, direttore della fotografia (The Handmaid’s Tale) e Robert Duffy (The Greatest Showman).

Già i titoli di testa presentano questa commistione artistica vincente. Scene in stile western, fantastiche e film gangster si susseguono in bianco e nero, accavallandosi l’un l’altra sotto la Sinfonia (allegretto) n.7 di Beethoven. Quando si dice chi ben comincia è a metà dell’opera.

Sulla parete dell’ospedale, il riflesso capovolto di un cavallo esce dalla luce della fessura di una porta, mentre un vecchietto, per scherzare con Alexandria, gioca con la sua dentiera tra le mani e finge di addentare un’arancia. Il mistico indigeno, privato dei capelli, torturato e accasciato sopra un albero, sorride prima di spirare e dalla bocca escono uccelli liberi di volare. Sono solo alcuni degli infiniti esempi di straordinaria scrittura e fotografia.

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Il montaggio è serrato, pazzesco, delirante. Quando gli indigeni cantano, l’inglese prende appunti, gli altri banditi proseguono il cammino correndo a cavallo, il corpo del mistico si muove a ritmo e le immagini del Colosseo e della Tour Eiffel sbucano fuori come in stato di ebbrezza. Mentre Alexandria ascolta la storia si dimena e starnutisce e, in modo parallelo, la Principessa (Justine Waddell) fa lo stesso. Roy, sul punto di addormentarsi, durante il racconto, ruota la mano e ruotano, in un passaggio istantaneo, i dervisci, mentre si celebrano le nozze tra il Bandito mascherato e la Principessa. Il ghigno del prete che sta per sposarli si trasforma in paesaggio e dal matrimonio si torna alla prigionia in un luogo deserto.

The Fall

Le cadute

Cade Roy, durante le riprese del film. Cade Alexandria, per procurarsi il flacone di morfina da portare all’amico. Cade l’indiano, nel racconto, per sacrificarsi e permettere al Bandito e alla piccola figlia di sconfiggere Odious. Cade la squaw, suicidandosi, per liberarsi dal disonore subito dal governatore. Tutti cadono. Il film, tuttavia, si concentra apparentemente sulle cadute. Pone l’attenzione sulla modalità della ripresa.

Alexandria guarirà e tornerà a lavorare nel campo d’arance della famiglia. Roy riprenderà l’uso delle gambe e anche il lavoro da controfigura. Le altre cadute sono solo nel dolore e nella frustrazione di Roy. “Perché stiamo uccidendo tutti?”, chiede lei in lacrime. “E’ la mia storia”, risponde lui con rabbia. “E’ anche la mia!”, sentenzia la piccola sul letto della sala operatoria. Giunti fin lì è vietato arrendersi.

Si potrebbe dire che Alexandria sia anche il Deus ex machina salvifico di Roy. A suo modo, anche lui glielo riconosce. “Stai cercando di salvare la mia anima?”, le chiede ironico, quando gli porge un’ostia benedetta come se fosse una caramella. “Hai preso troppe pillole. La morte è vicina. Il suicidio non è la risposta”. Alexandria lo scuote, lo sveglia, lo riprende e porta alla vita, sia nella realtà che nel racconto. “Svegliati! Non è il momento di dormire!”. È sempre lei che salva i banditi nella dimensione onirica.

Conclusioni

The Fall è la definizione di un cult classico, il panegirico dedicato agli stuntmen. Nel montaggio finale si assiste ad una carrellata di tagli, tratti da alcuni dei più grandi e pericolosi stunt dei film muti. L’elogio poetico di una categoria incredibile che rischia costantemente all’ombra di volti noti.

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

The Fall è il panegirico dedicato agli stuntmen, l’elogio poetico di una categoria di lavoratori straordinari che rischia costantemente all’ombra di volti più celebri dei loro.
Carlotta Casale
Carlotta Casale
Viaggiatrice da zaino in spalla e macchinetta fotografica al collo, divoratrice di libri, appassionata di teatro e musica, disegnatrice improvvisata e soprattutto amante di cinema, dove ogni passione converge in armonia. Rotocalchi, Documentari, Animazioni e molto altro sono un nutrimento quotidiano. Vivo la Settima Arte come Necessità, una scelta di vita che va oltre il semplice interesse!

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