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Ritorno al futuro – parte terza

Il vecchio west americano. Quello selvaggio, con le carovane polverose e i pellerossa a cavallo. Quello con le sparatorie, gli assalti alle diligenze, gli sceriffi coi lunghi baffi e i solitari cowboy. Quello con gli spietati fuorilegge e gli abili pistoleri che si prendono a scazzottate fuori da sudici saloon. Questa è l’immagine che abbiamo del far west americano. Ce l’ha mostrato il cinema attraverso i film western che hanno saputo, più di qualsiasi altro genere, dar vita a un immaginario collettivo sulla mitizzata terra di frontiera che non conosce legge se non quella della violenza. E’ qui che Robert Zemeckis sceglie di ambientare Ritorno al futuro III (1990).

Lo scienziato pazzo Doc (Christopher Lloyd), è finito nella Hill Valley del 1885. Rischia di essere ucciso, per via di un debito di ottanta dollari, da Budford “Cane Pazzo” Tannen (Thomas F. Wilson), antenato di Biff e bandito senza scrupoli. A Marty Mc Fly (Michael J Fox) non rimane che partire e cercare di salvarlo. C’è solo un piccolo imprevisto: Doc si è perdutamente innamorato. E’ Clara (Mary Steenburgen), giovane maestra appassionata di romanzi di fantascienza, la donna che gli ha fatto perdere la testa. E Doc, uomo di scienza, razionale, lucido, abituato a calcolare ogni più piccolo rischio, ora è completamente vulnerabile. Tornerà nel presente insieme all’amico Marty o rimarrà nel vecchio west accanto a Clara?

Mary Steenburgen è Clara

Nei primi due film della saga, Doc e Marty avevano viaggiato ininterrottamente tra passato e futuro. Le scorribande spazio-temporali erano state travolgenti, scatenate, senza sosta. In questo terzo capitolo il ritmo rallenta e gli andirivieni tra passato e futuro non ci sono più. Erano stati i fifties, gli anni candidi e innocenti, il bersaglio di Zemeckis e Gale che li avevano canzonati, presi in giro, dimostrando che tanto innocenti poi non erano. Ora è la volta del vecchio west. Zemeckis e Gale giocano con i luoghi comuni dei film western e ne sfatano un po’ il mito.  Lungi però dal voler essere irriverenti. Le numerose citazioni cinematografiche presenti nel film hanno un intento che è puramente celebrativo. Quella che fanno è un’operazione “alla Tarantino” la cui passione/ossessione per un certo cinema rende i suoi film dei pastiche di battute, personaggi e trovate narrative di pellicole di altri autori.

In una scena, Marty, col suo improbabile abito da cowboy, si guarda allo specchio e con fare minaccioso recita le battute del monologo di Robert De Niro, tassista disadattato, nel western metropolitano Taxi Driver. Alle opere di Sergio Leone, il re dello spaghetti western, quello bieco, sporco e truculento, Ritorno al futuro III dedica addirittura un’intera scena. Il bandito Budford sfida Marty (che dice di chiamarsi Clint Eastwood), in un duello che imita alla perfezione quello tra Eastwood e Gian Maria Volontè nel film Per un pugno di dollari. Ci sono le stesse inquadrature, le stesse trovate narrative e i primissimi piani,  preludio spesso di un’inevitabile carneficina. Quello che c’è in più nel film di Zemeckis è l’ironia e una buona dose di umorismo. Alla fine del duello, l’antenato di Biff, così come la tradizione dei Tannen vuole, finisce  nel letame.

il duello tra Marty (Clint Eastwood) e Budford “Cane Pazzo” Tannen

Non poteva mancare una veduta della Monument Valley, paesaggio tipico del selvaggio west e location preferita da John Ford che la scelse per girare gran parte dei suoi film compreso Ombre Rosse, pilastro del genere western. La Monument Valley è presente all’inizio del film, quando Marty, da un drive in (e non è affatto casuale) parte, a bordo della DeLorean, alla volta del diciannovesimo secolo. L’auto sfonda un cartellone che ritrae un gruppo di indiani a cavallo. Subito dopo Marty si ritrova davanti a veri pellerossa che fuggono a gran velocità dal reggimento della cavalleria. Si tratta di una scena che riflette sulla forza del cinema, la più potente macchina dei sogni in grado di condurci in ogni luogo e in ogni tempo.

la Monument Valley

E quale regista poteva rendere un tale omaggio al cinema se non Robert Zemeckis? Irriducibile sperimentatore e appassionato di effetti speciali, nel corso della sua carriera di regista, realizza film appartenenti a generi diversi e quasi sempre con ottimi risultati. Tra i suoi capolavori ci sono film come Forrest Gump, Cast Away, la commedia cattiva La morte ti fa bella, Chi ha incastrato Roger Rabbit e Polar Express con i quali il cinema incontra il cartoon. Con Ritorno al futuro III Zemeckis sceglie di celebrare il genere western. Questo capitolo conclusivo dunque non può che apparirci come una vera e propria dichiarazione d’amore per la settima arte. Come ultimo episodio della trilogia, ha il doveroso compito inoltre di portare a compimento la narrazione e trarne un insegnamento. Non esistono viaggi spazio-temporali in grado di  modificare definitivamente il futuro, ci dice Zemeckis, siamo noi con le nostre azioni a determinarlo. Si tratta di una lezione morale magari un po’ ovvia ma, in fondo, dannatamente vera.

PANORAMICA RECENSIONE

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Robert Zemeckis ambienta l'ultimo capitolo delle celebre saga Ritorno al futuro nel vecchio west americano. Nella Hill Valley del 1885 Marty Mc Fly e l'irriducibile compagno d'avventura Doc dovranno vedersela con l'antenato di Biff.
Mariana De Angelis
Mariana De Angelis
Laureata in storia e critica del cinema con una tesi sul cinema classico hollywoodiano. Amante del cinema di genere con un'insana passione per l'horror, soprattutto quello americano di serie b.
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