My Dear Theo è il documentario realizzato da Alisa Kovalenko durante il conflitto in Ucraina iniziato nel 2022. Quando tre anni fa le forze russe lanciarono un’invasione su vasta scala dell’Ucraina, la regista salutò il suo compagno e il figlio di quattro anni e si unì all’Esercito Volontario Ucraino. Non è riuscita però a rinunciare al suo istinto di documentare e così è nato My Dear Theo, un toccante video diario per suo figlio pronto per essere presentato in anteprima nella competizione principale del Copenhagen International Documentary Festival (CPH:DOX) a marzo.
La Kovalenko ha filmato i suoi commilitoni durante momenti di cameratismo e tregua, comprese le conversazioni con i loro figli, offrendo un ritratto intimo e raramente noto dalla prima linea. Col passare del tempo ha iniziato a filmare anche le telefonate con suo figlio che si era rifugiato in Francia con il padre. Dopo quattro mesi di servizio la regista si è trovata di fronte a una decisione critica: arruolarsi definitivamente o tornare a casa. Ha scelto di tornare a casa e finire di montare We Will Not Fade Away, un film sugli adolescenti ucraini nel Donbass devastato dalla guerra, che ha vinto numerosi premi ai festival mondiali.
My Dear Theo: le parole della regista
Alisa Kovalenko ha dichiarato che crede ancora che il cinema documentario sia la chiave per il cuore perché puoi sentirti connesso e puoi provare empatia. Ha spiegato di voler mostrare un altro lato della linea del fronte e cioè i volti umani, l’amore e la tenerezza. Molte persone pensano ancora che siano soldati astratti quelli che combattono e invece sono persone reali. Ha concluso con un’affermazione che un po’ racchiude il significato del documentario: “Siamo tutti soldati.”
L’impegno della Kovalenko nel raccontare la storia dell’Ucraina è sempre stato costante. Ha infatti raccontato le lotte degli ucraini sin dalle proteste di Maidan del 2014 e dall’annessione della Crimea ed è decisa a continuare. La preoccupazione per il futuro è forte, ma questo non la frena dal dedicarsi a nuovi progetti. Oggi è membro del SEMA Ucraina, parte di una rete globale di supporto alle sopravvissute alla violenza sessuale in tempo di guerra, sostenuta dal premio Nobel Denis Mukwege.