“Libertà, Bellezza, Verità e Amore” sono gli ideali degli artisti bohèmien, quelli ribelli e sognatori della sfavillante Parigi fin de siècle. Ed è tra questi che il giovane Christian (Ewan McGregor), scrittore inglese, romantico e squattrinato, si trova d’improvviso catapultato dopo il suo arrivo in città. Conosce Toulouse-Lautrec (John Leguizamo), pittore celebre ed instancabile viveur, amante della vita notturna parigina e frequentatore assiduo del Moulin Rouge, il licenzioso tempio del can can.
E’ qui che Christian s’innamora della ballerina più bella e desiderata: il “diamante splendente” Satine (Nicole Kidman) che detesta essere una cortigiana e sogna un giorno di diventare una vera attrice. Combattuta tra il corteggiamento dello scrittore e le attenzioni del duca di Worchester, facoltoso e malvagio mecenate pronto a tutto pur di possederla, Satine si scoprirà innamorata di Christian ma il fato avverso non permetterà ai due amanti di coronare il loro sogno romantico. La tisi incurabile di Satine li dividerà e allo scrittore non rimarrà che affidare la sua tragica storia d’amore alle pagine di un romanzo.
Quando vent’anni fa Moulin Rouge! uscì nelle sale cinematografiche lo si considerò quasi all’unisono un capolavoro. Il regista Baz Luhrmann, qualche anno prima aveva già sbalordito pubblico e critica con lo scatenato Romeo + Giulietta (1996), trasposizione moderna della celebre tragedia shakespeariana nella quale Capuleti e Montecchi, in una coloratissima Verona Beach, se le danno di santa ragione a tempo di musica pop, guerreggiando con scintillanti armi da fuoco. Con Moulin Rouge! il cineasta australiano compie un’opera ancor più audace e in quello che è un film apertamente ispirato a “La traviata”, la celebre opera lirica di Verdi, trasporta una tragica storia d’amore settecentesca in una Parigi irreale e fiabesca che pare ispirarsi a quella di George Méliès.
Luhrmann mescola il melodramma al musical, la musica con la pittura, il teatro con il cinema, giungendo ad una meravigliosa accozzaglia (così come farà nello stesso periodo Quentin Tarantino, con “Pulp Fiction“, altro regista riflullatore di generi).
Il teatro in particolar modo è una sorta di ossessione per il regista ed il suo primo e vero amore. Ballroom – Gara di ballo (1992), il film d’esordio di Luhrmann è tratto da un suo spettacolo teatrale e con i successivi Romeo + Giulietta e Moulin Rouge! realizza la cosiddetta trilogia del sipario, termine che lascia ben intendere la potente contaminazione teatrale presente nei tre film. Ed è un sipario di velluto rosso quello che si apre poco prima che Moulin Rouge! abbia inizio. Un sipario oltre il quale si assiste ad un tripudio di colori (il rosso è quello predominante), di luci, musiche e danze che catturano lo spettatore e lo conducono in un’atmosfera visionaria, psichedelica nella quale tutto pare possibile, anche possedere un gigantesco elefante di strass come alcova (quella di Satine) che sovrasta la città di Parigi.
Ed è sulla cima dell’ elefante che Christian e Satine si dichiarano il loro amore, a suon di celebri pezzi pop, con l’incantevole Elephant love medley. La colonna sonora, struttura portante del film, è composta da frammenti di brani pop e rock contemporanei, completamente rivisitati e che sono spesso il mezzo attraverso il quale i personaggi esprimono i loro sentimenti in un vertiginoso gioco di specchi continuo tra arte e vita, spettacolo e realtà.
Anche lo stile cinematografico del film è volutamente frenetico e convulso. La macchina da presa, all’interno delle inquadrature si muove spesso con un’incredibile velocità: si avvicina e si allontana ai personaggi, alle loro facce, ai loro corpi, ai lustrini e ai merletti dei loro abiti in una sorta di danza vorticosa che stordisce lo spettatore quasi come la dose consueta di assenzio di Toulouse-Lautrec
Uscito nelle sale cinematografiche nel 2001 Moulin Rouge! è presto considerato un ottimo esempio di film postmoderno soprattutto per la contaminazione dei generi e per l’originale rivisitazione del musical, il genere cinematografico che all’inizio del nuovo secolo era stato messo un po’ da parte. Con Moulin Rouge! Baz Luhrmann ne segna il ritorno e il regista grazie al clamoroso successo del film entra a far parte di quell’Olimpo di autori dal quale sembrava impossibile poter precipitare.
Con le opere successive invece Luhrmann sembra piombare a terra. Compie una sorta di virata, abbandona la passione per il cinema “teatrale” e insegue la strada del kolossal con Australia (2008) che vede nuovamente la Kidman come protagonista. Qualche anno dopo si cimenta con l’adattamento cinematografico del celebre romanzo di Francis Scott Fitzgerald Il grande Gatsby (2013) Qualcosa è inesorabilmente cambiato. Se il talento registico di Lhurmann è di fatto immutato i film, entrambi melodrammi sentimentali vecchia maniera, non possiedono più quella potenza figurativa ed espressiva delle pellicole precedenti.