Quinto prodotto seriale ambientato all’interno del Marvel Cinematic Universe (MCU), Moon Knight è una mini serie televisiva che introduce nel complesso universo dei supereroi un nuovo forte e carismatico protagonista. Tra le file del cast sono presenti nomi di altissimo livello come Oscar Isaac, Ethan Hawke, F. Murray Abraham e Gasparad Ulliel.
La miniserie, composta da sei episodi della durata di circa un ora, è disponibile sulla piattaforma streaming Disney Plus.
Moon Knight trama
Steven Grant, timido ed introverso uomo sulla quarantina appassionato di egittologia, lavora come venditore di souvenir presso il British Museum di Londra. Steven scopre di soffrire di un disturbo dissociativo dell’identità, patologia che lo costringe a convivere con un altra personalità, quella di Marc Spector, un ex mercenario che serve e dona il proprio corpo all’antico dio egizio Konshu. Steven e Marc, che hanno due personalità opposte, accompagnati dal dio della luna dovranno collaborare tra di loro per fermare Arthur Harrow, avatar della dea Ammit, intenzionato a portare giustizia nel mondo provocando la morte di milioni di persone da lui ritenute indegne.
Moon Knight recensione
Quando era stata annunciata dai Marvel Studios la produzione prossima, di una serie televisiva che avrebbe raccontato le vicende di Moon Knight, la notizia non ebbe molto risalto. Questo perchè il supereroe protagonista non è sicuramente tra i più noti e amati dal grande pubblico, inoltre fin da subito la casa di produzione aveva parlato di una serie “più adulta e matura” rispetto ai precedenti prodotti. Inutile dire che nonostante questi fattori, l’hype del pubblico è pian piano cresciuto nei mesi, tanto da far sì che Moon Knight fosse uno dei prodotti televisivi più attesi di questa primavera.
Se il risultato che i Marvel Studios si erano prefissati era quello di portare in scena un prodotto atipico, maggiormente complesso, ma che riuscisse ugualmente ad avere il successo ed un riscontro positivo da parte del pubblico, si può dire che questo è avvenuto, ma solo parzialmente. Moon Knight si distacca nettamente da tutte le serie viste in precedenza, essa affronta tematiche di maggior complessità, come traumi infantili, disturbi psichiatrici e le varie forme di giustizia.
I toni sono più cupi e cruenti rispetto a quanto la Marvel aveva abituato i telespettatori, le scene d’azione sono cariche di violenza, intelligentemente non mostrata, ma che ugualmente colpisce e rimane impressa. La morte ha un ruolo di rilievo, è spesso mostrata in tutte le sue forme, sia fisiche che religiose. Anche il protagonista, il supereroe, si differenzia nettamente da quelli fino ad ora adottati dal franchise. Steven e Marc sono due personalità all’interno dello stesso corpo, essi condividono solamente la propria gabbia corporea e la devozione al dio della luna Konshu, che utilizzando il loro corpo come avatar ha la capacità di trasformarli, facendogli cambiare aspetto e donandogli poteri sovraumani come la capacità di volare, rendersi invisibili e resistenza ai colpi d’arma da fuoco.
La serie mette in scena diverse scene d’azione, quasi tutte ben realizzate sotto il profilo tecnico-registico. Gli effetti speciali, molto presenti in alcune puntate, sono ben realizzati e rendono il tutto molto credibile. Gli dei egizi, i paesaggi mitologici e gli oggetti magici sono veramente ben realizzati e coerenti rispetto a quella che è la storia e cultura dell’antico Egitto. Notevole e degna di menzione l’interpretazione di Oscar Isaac, che dà grande personalità e caratterizzazione ai due personaggi di cui veste le parti. Buone anche tutte le altre performance attoriali, ma non comparabili a quella del protagonista.
E’ però arrivato il momento di parlare degli aspetti negativi di questo prodotto, che purtroppo non sono trascurabili. I personaggi mostrati e messi in scena, tranne Steven e Marc, sono poco approfonditi, mal scritti e hanno un ruolo spesso troppo marginale. La moglie di Marc, interpretata discretamente da May Calamawy, viene presentata in maniera molto frettolosa, le è destinata un evoluzione al di sotto del ruolo che la protagonista femminile dovrebbe avere, e nel finale prende una deriva fuori misura e di difficile spiegazione.
Anche il villain del film, Ethan Hawk, colui che dovrebbe riportare l’ordine nel mondo per mezzo della dea Ammit, risulta solamente abbozzato. Viene raccontato poco del suo passato, e si fa fatica ed empatizzare con lui e con le sue scelte. Vi sono poi una serie di dei e personaggi, mostrati all’interno di una riunione speciale avvenuta nei meandri di una delle piramidi di Giza, che vengono mostrati di tutta fretta, e la sceneggiatura non gli riserva che una manciata di frasi.
Il dio Konshu, doppiato nella versione originale da F. Murray Abraham, ha una personalità che ricorda molto poco quella di un grande dio, e risulta non del tutto convincente. Il finale poi, è poco chiaro, ed è frutto di una scrittura non lineare e coerente.
In conclusione, Moon Knight è un prodotto diverso dai suoi predecessori, un prodotto atipico, che con Doctor Strange nel Multiverso della Follia ha inaugurato un nuovo filone all’interno dell’MCU stessa. Rimangono però molti aspetti controversi, che hanno fatto scendere il livello di quella che poteva rivelarsi come una delle migliori serie del franchise.