Basato sul racconto di Niccolò Ammaniti, L’ultimo capodanno è una commedia nera che, pur ambientata negli anni precedenti al 2000, offre uno spaccato dell’Italia che risuona ancora oggi. I personaggi del film sembrano tutti condannati a un destino infausto, un tratto che richiama da vicino le opere di Dino Risi come Il sorpasso, celebre regista e padre di Marco Risi, autore del film. Il film dipinge un’umanità in declino, con personaggi che, nel culmine delle loro debolezze, si abbandonano al tradimento e all’autodistruzione proprio nel momento in cui la società dovrebbe unirsi per festeggiare e guardare al futuro con speranza.
Nonostante un cast di tutto rispetto e una serie di provocazioni destinate a suscitare scandalo, il film non ha ottenuto il successo sperato al botteghino. Questo ha spinto il regista a ritirarlo dalla distribuzione, rimontarlo e riproporlo un anno dopo, ma senza suscitare particolare interesse.
L’ultimo Capodanno – Trama
Dopo un incidente autostradale che funge da introduzione, i residenti di un elegante complesso residenziale alle porte di Roma si preparano alla vigilia di Capodanno. Lo sviluppo ruota intorno ai festeggiamenti che degenerano. Giulia Giovannini (Monica Bellucci) scopre il tradimento di suo marito, Enzo Di Girolamo (Marco Giallini), con un’altra donna e decide di vendicarsi. Ernesto Rinaldi (Alessandro Haber), è un avvocato masochista che viene rapinato da tre mafiosi. Lisa Faraone (Francesca D’Aloja) tenta il suicidio, ma cambia idea dopo aver ingerito delle pillole che la alterano. Infine due giovani tossicodipendenti, interpretati da Claudio Santamaria e Max Mazzotta, avvolti dai fumi di vernice, pongono fine al caos lanciando dinamite nel sistema di riscaldamento, scatenando una violenta esplosione al termine del conto alla rovescia di Capodanno.
L’atto più tragico a segnare questo capodanno è forse quello del personaggio interpretato da Adriano Pappalardo, in canottiera e capelli biondi da vichingo, che lancia un televisore dal balcone, colpendo e uccidendo un ragazzino sottostante. La televisione, simbolo degli anni ’90, della cultura trash e di un immaginario ormai quasi scomparso, è gettato in un momento di caos e perdizione uccidendo un ragazzino innocente. Insieme a questo gesto, Il film mostra come l’italiano sia principalmente guidato dal soddisfacimento di bisogni e desideri immediati, concentrandosi sui propri interessi e reagendo con rabbia verso gli altri quando c’è un conflitto, specialmente durante il capodanno.
Recensione
Il film si sviluppa attraverso vari intrecci di personaggi, ognuno con le proprie difficoltà, delusioni e sogni non realizzati. Tra infedeltà, malintesi e menzogne rivolte ai propri cari, si affrontano tematiche universali come la solitudine, la crisi dei valori e le aspirazioni infrante. Il clima di incertezza e di fine del mondo che permea l’ultimo giorno dell’anno diventa lo sfondo per riflessioni amare sulla condizione umana, su una società in declino e su un futuro incerto. Nonostante l’imminente festa, i protagonisti non riescono a liberarsi dai propri fantasmi, e il film termina in un’atmosfera di smarrimento generale. Eppure, nel cuore di questa devastazione, il film riesce a restituire una visione lucida, ma al contempo amaramente ironica, del nostro tempo.
Il film offre uno spaccato divertente su questo grande evento, che ogni anno potrebbe configurarsi come un momento di bilancio tra l’anno appena trascorso e quello che verrà. Qui non vengono dichiaratamente tirate le somme da nessuno dei personaggi; il presente è già segnato da difficoltà e si avverte una disillusione che spinge a ritenere inutile guardarsi indietro. È così che, sulle orme del padre, Marco Risi ci rende un racconto corale molto umano: personaggi con molteplici difetti, ma con i quali è impossibile non empatizzare. Il racconto ha comunque dei difetti evidenti, non si può negare che il confronto con il padre potrebbe risultare schiacciante. Sul piano del montaggio, riesce a mantenere tutto sotto controllo, con ottimi spunti e sequenze che si susseguono in perfetta coerenza con il messaggio che intende trasmettere.
L’ultimo Capodanno – un cast d’eccezione
Il cast de L’ultimo Capodanno si distingue, già allora, per una serie di interpreti di grande talento, che di lì a poco sarebbero diventati icone o attori di rilievo nel decennio successivo. Monica Bellucci, che da pochi anni è entrata nel mondo del cinema, recita abbastanza con naturalezza una donna intrappolata nella delusione e nel desiderio di vendetta, mentre Alessandro Haber, nei panni dell’avvocato masochista, sa dare le sfumature giuste al suo personaggio, sempre sospeso tra il dolore e il piacere. Francesca D’Aloja offre una performance intensa, mentre Claudio Santamaria e Max Mazzotta, nei ruoli dei due giovani tossicodipendenti, interpretano con efficacia archetipi che ritroviamo anche nelle loro filmografie successive. Marco Giallini, arricchisce il cast con una performance che mescola dramma e ironia.
Anche attori come Giorgio Tirabassi, Natale Tulli, Piero Natoli e Beppe Fiorello contribuiscono con interpretazioni solide, creando una coralità di voci che raccontano una società in decadenza. Insieme, questi attori riescono a restituire un quadro vivido e a tratti surreale della realtà italiana di fine secolo.
L’ultimo capodanno degli italiani
L’ultimo capodanno si presenta come un’opera coraggiosa e dallo sguardo disincantato sul nostro paese, capace di raccontare le debolezze e le frustrazioni degli italiani con una mescolanza di ironia e amarezza. Il film dipinge una società in declino, senza illusioni sul futuro, ma con una sincera volontà di mostrare la verità dietro la facciata di una festa. La pellicola ci offre una visione che suggerisce una critica forse indispensabile, diventando un testamento sulla nostra società.