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Leone d’Oro alla carriera per Sigourney Weaver: la conferenza stampa di un’attrice straordinaria

Questa mattina la sala conferenze del Palazzo del Casinò ha accolto tra gli applausi dei delegati stampa di tutto il mondo una delle più grandi attrici del cinema internazionale: Sigourney Weaver. Premiata nella corrente edizione del Festival del Cinema con il Leone d’Oro alla carriera, la Weaver ha nutrito con numerosi aneddoti della propria vita la curiosità di chi ha assistito alla breve, ma intensa conversazione.

Il segreto dietro la grandezza di Ellen Ripley e l’appoggio a Kamala Harris

La prima parte dell’incontro si è concentrato sul significato del personaggio più iconico della sua carriera: Ellen Ripley. La tenente, protagonista dei primi quattro film del franchise di Alien, ha segnato inevitabilmente l’immaginario collettivo per oltre quarant’anni. Il motivo di questo successo per Sigourney Weaver è molto semplice. Il segreto risiede nel fatto che Ripley non è solamente un’eroina in cui può identificarsi esclusivamente un genere in particolare, ma piuttosto un personaggio capace di rappresentare tutti noi. È terrorizzata dallo xenomorfo, ma al contempo non si arrende mai, spinta da un imperturbabile istinto di sopravvivenza.

Nonostante questo carattere universale insito in Ripley, la Weaver né riconosce il valore che ha avuto per moltissime donne. Prima di Ellen Ripley non si era infatti mai vista una protagonista donna assurgere a eroina indiscussa e catalizzante di una pellicola. Ed è proprio in questo frangente che la Weaver si è lasciata a un momento di commozione, poi subito sedato da un’ironica battuta sulla bottiglia d’acqua a sua disposizione che in realtà sarebbe di vodka, riflettendo sugli ultimi anni che hanno caratterizzato il suo Paese.

Dal 2016 (insediamento di Trump) l’attrice ha ricevuto molti messaggi da donne che vedevano in lei una mentore e nei volti da lei indossati dei veri e propri modelli. Di questo la Weaver si sente estremamente grata ed è uno dei motivi per cui appoggia a pieno la candidata Kamala Harris, non solo come alternativa a Trump, ma come riflesso politico di ciò che lei, come attrice, ha sempre portato sul grande schermo

Le ispirazioni riconosciute dalla Weaver e i piani B

Chi può avere ispirato Sigourney Weaver? In molti ci siamo fatti questa domanda. Durante la conferenza di quest’oggi l’attrice non ha nascosto la difficoltà nel trovare una risposta, ma alla fine è stata più che esaustiva. Sicuramente il fascino delle attrici del cinema hollywoodiano degli anni ’30 e 40, come Bette Davis, l’ha sempre catturata, ma è a una diva in particolare che la Weaver deve molto. Il suo nome è Ingrid Bergman. Conosciuta durante una delle sue prime occupazioni, Sigourney Weaver ne rimase affascinata per la grandezza non solo professionale, ma anche al di fuori del lavoro. La descrive, a distanza di anni e con gli occhi pieni di meraviglia, come una donna forte, intraprendente, capace di recitare per un lungo periodo su una sedia a rotelle, a seguito di un infortunio. Un’attrice gigantesca che rimaneva umile e gentile con gli altri, nonostante la sua riconosciuta grandezza.

Weaver

Eppure, una fonte di ispirazione giunse alla Weaver anche dalla propria vita più intima e privata. In particolare dal padre, descritto come un uomo dal ‘perenne sorriso’, nonostante le difficoltà richieste dalla sua posizione all’interno dell’NBC. Il padre della Weaver era infatti un dirigente dell’azienda radiotelevisiva statunitense. Uno di quelli che si impegnarono per portare la tv via cavo nelle case delle persone.

Nonostante questo la volontà dell’attrice vacillò in giovane età. Durante il suo periodo di studi teatrali alla Yale University non trovò gli appoggi accademici di cui aveva bisogno. Sorride scherzosamente, raccontando di quando pensava di fare o la fioraia o la pasticciera o l’impiegata bancaria “almeno i soldi li avrebbe toccati!”. Ma fortunatamente il contatto con le produzioni teatrali, la convinse di proseguire nei propri intenti, fino a stupire i suoi genitori con il successo ottenuto per Alien.

L’impegno per la salvaguardia dell’ambiente, la difficoltà nel riconoscere il proprio alter-ego e la voglia di fare cinema in Italia

La Weaver risponde anche a domande sul suo impegno in merito all’ambiente. Parlando del suo film Gorilla nella nebbia (1988), racconta di come è rimasta in contatto con numerosi associazioni per la salvaguardia dei grandi primati nel Ruanda. Di quanto sia cambiata anche la consapevolezza rivolta nei confronti di questi animali incredibili. Se una volta lei era in grado di toccarli, quasi viverci assieme, ora per la sicurezza sia loro che degli esseri umani, nei parchi nazionali si tende sempre di più a ridurre al minimo i contatti.

La domanda posta dalla nostra redazione ha concluso la conferenza, non trovando però una risposta esaustiva nelle parole della Weaver. L’attrice, infatti, non sarebbe in grado ancora oggi di indicare quale tra i personaggi da lei interpretati la rappresenterebbe meglio. Quel che è certo però, è che Sigourney Weaver avrebbe tantissima voglia di fare un film con registi italiani. Chissà se qualcuno coglierà l’invito!

Riccardo Brunello
Riccardo Brunello
Il cinema mi appassiona fin da quando ero un ragazzino. Un amore così forte che mi ha portato ad approfondire sempre di più la settima arte e il mondo che la circonda. Ho un debole per i film d’autore e per il cinema orientale, ma, allo stesso tempo, non riesco a fare a meno di un multisala, un secchio di popcorn, una bibita fresca e un bel blockbuster.

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