Grazie al successo di Frozen, la Disney sei anni fa, ribadiva il primato di major più potente in fatto d’animazione, avendo la meglio su un colosso come la Dreamworks che negli ultimi anni gli aveva dato filo da torcere. Ora, con il sequel, s’appresta a ripetere il medesimo risultato e dopo un debutto da record, Frozen II – Il segreto di Arendelle è già il titolo più visto della stagione in America e in gran parte dei Paesi europei. Pare che Walt Disney sin dagli anni Quaranta avesse intenzione di trasporre sullo schermo cinematografico l’adattamento de La regina delle nevi, la favola dello scrittore Hans Christian Andersen. Solo sei anni fa però, superate alcune questioni burocratiche e trovato un soggetto convincente, si era giunti alla realizzazione di Frozen – Il regno di ghiaccio liberamente ispirato alla fiaba dell’autore danese. Le differenze con il testo letterario sono numerose: non c’è lotta tra il bene e il male nella pellicola disneyana, è l’amore e la sua sorprendente forza ciò che il film ha intenzione di raccontare. Così Elsa, futura regina di Arendelle, che è in grado di trasformare in ghiaccio tutto ciò che tocca e che fugge dal regno poiché teme di non saper controllare un tale potere, è salvata da sua sorella Anna, che è l’emblema dell’amore devoto e che riesce a liberarla dalle sue paure.
Dopo i due cortometraggi Frozen Fever (2015) e Le avventure di Olaf (2017), quest’anno è uscito nelle sale cinematografiche Frozen II: Il segreto di Arendelle diretto da Chris Buck e Jennifer Lee. La realizzazione di un sequel era quasi inevitabile, per via del successo clamoroso della pellicola precedente e per le protagoniste del film, la cui indole così diversa offriva certamente la possibilità di uno sviluppo narrativo. Anche sul potere di Elsa ci era stato detto poco. Ecco allora che in Frozen II Elsa, dall’animo sempre più forte e indipendente (l’unica principessa Disney che non aspira a trovare un nobile consorte) comprenderà l’origine del suo dono. Accanto a lei ci sarà Anna, appassionata e avventurosa più che mai. Le due sorelle, per salvare il regno di Arendelle, messo in pericolo da strani fenomeni, s’imbarcheranno in una rischiosa e divertente avventura che le condurrà in una foresta colpita da uno strano sortilegio. Qui avranno modo di scoprire la verità sul passato del loro regno.
Non mancheranno i loro compagni Kristoff, la renna Swenn e lo smontabile pupazzo di neve Olaf che offrirà, in questo secondo episodio, i momenti più spassosi, legati a conversazioni filosofiche tanto inopportune quanto esilaranti. Divertenti anche le gag di Kristoff che, aiutato dalla renna Sven cercherà, per tutta la durata del film, di chiedere la mano ad Anna senza riuscire nell’intento. Come nel primo episodio, anche in Frozen II le avventure dei personaggi sono accompagnate da numeri musicali. All’alba sorgerò (Let it Go) era stato il brano portante di Frozen, il pezzo di maggior successo, che aveva ricevuto una nomination agli Oscar come miglior canzone. Ora è probabile che spetti a Into the Unknown ripetere lo stesso successo.
Gli elementi per diventare un gran film d’animazione in Frozen II ci sono tutti. I characters sono molto ben definiti, le canzoni più o meno buone, le ambientazioni suggestive e ricche di particolari. Tuttavia c’è qualcosa che non convince. Pur riconoscendo a Frozen II il merito di non essere una copia del primo episodio, il film prova ad esserne sempre all’altezza ma puntualmente non ci riesce. Sarà per via delle altissime aspettative o forse per la trama, un po’ troppo complicata per il pubblico dei più giovani. Una trama che va avanti con una compattezza che difficilmente riesce a mantenere. Il film si apre con un flashback: Elsa ed Anna, ancora bambine, ascoltano incantate il re di Arendelle che racconta loro la storia del regno e di come quest’ultimo sia legato alle sorti di una foresta incantata. Non manca nulla, siamo in un ambito tipicamente fiabesco: c’è un castello, un re, ben due principesse ed un luogo incantato. Poi si cambia registro e con il viaggio dei protagonisti alla volta della foresta incantata, Frozen II assume sempre più i toni cupi del fantasy: ci sono guerre, tribù imprigionate in foreste incantate e oscuri sortilegi. Ebbene, non c’è armonia tra i due generi che la pellicola intende esplorare e la sensazione che si ha è che per l’intera durata, il film non abbia idea di quale direzione voglia veramente prendere.
E’ vero, sarebbe stato assurdo, per ovvie ragioni di marketing, rinunciare alla realizzazione di un sequel. Quando i produttori annusano l’odore del successo, i film d’animazione, non solo quelli targati Disney, vengono trasformati in lunghissime saghe delle quali non si conosce la fine. Pellicole come Toy story e Shrek così come Frozen però avrebbero tutte le caratteristiche per diventare dei veri e propri classici e il rischio in questo modo è che non lo diventino mai.