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Bandersnatch: recensione dell’evento interattivo di Black Mirror


Bandersnatch è un film tv interattivo del franchise di Black Mirror (la nota serie antologica di genere dispotico comprata da Netflix dalla terza stagione). L’evento è stato collocato tra la quarta e la quinta stagione ed è scritto da Charlie Brooker e diretto da David Slade. È caratterizzato dalla possibilità per lo spettatore di decidere le sorti del protagonista e della trama, scegliendo tra due o più opzioni. L’esperimento nasce come una versione audiovisiva dei famosi librigame.

La trama dell’episodio interattivo di Black Mirror

1984. Stefan Butler è un giovane programmatore inglese che sta lavorando a un videogioco basato sul librogame Bandersnatch di Jerome F. Davies. Stefan propone la demo alla società Tuckersoft. Tra i programmatori anche Colin Ritman, personaggio che sarà importante nel percorso di Stefan. Il giovane deve decidere se lavorare al gioco con un team di collaboratori negli uffici della Tuckersoft. Nel momento in cui si rifiuta allora Stefan lavorerà al gioco da solo a casa sua.

Il ragazzo è sotto terapia presso la dottoressa R. Haynes. Stefan dovrà decidere se parlare riguardo la morte della propria madre, scomparsa nel deragliamento di un treno che non avrebbe dovuto prendere.

Durante il gioco/episodio lo spettatore dovrà fare scelte che riguardano le sorti del videogame di Stefan, il trauma infantile della madre e il rapporto con il padre. Il rapporto con Colin sarà anch’esso fondamentale, guida che porterà il protagonista a scoprire il suo lato irrazionale.

Il cast di Bandersnatch

Il protagonista e programmatore Stefan Butler è interpretato da Fionn Whitehead, mentre il famoso autore di videogiochi e guida di Stefan, Colin Ritman, da Will Poulter. La psicologa di Stefan, la dottoressa Haynes, è interpretata da Alice Lowe. Peter Butler, il padre di Stefan, è Craig Parkinson. Il capo di Stefan e Colin, Mohan Thakur, è Asim Chaudhry. Jerome F. Davies,
il folle autore del libro interattivo da cui prende ispirazione il protagonista, è Jeff Minter.

Bandersnatch

L’idea di base e la questione della scelta

Bandersnatch era partito come un bell’esperimento, in perfetto stile Black Mirror. Purtroppo come la serie è cambiata radicalmente dalla seconda alla terza stagione, dopo il dominio di Netflix, anche l’idea in sé, richiesta dalla famosa società statunitense, è di per sé una bella idea che rimane tale.

Ma parliamo dei punti di forza. Bandersnatch permette allo spettatore di guardare e giocare con lo stesso prodotto, evitando sicuramente la passività. Lo spettatore è costretto a calarsi dentro la storia e nel farlo viene invaso automaticamente da riferimenti cinematografici, filosofici e videoludici. Il primo è sicuramente quello a Matrix e Alice nel Paese delle Meraviglie. Le scelte che lo spettatore compie sembrano inizialmente autentiche per poi accorgersi successivamente della loro inconsistenza. Uno solo è il percorso che permetterà a Stefan di prendere 5 stelle su 5 per il suo videogame (che sembrerebbe essere l’obiettivo da raggiungere per vincere il gioco). Molto spesso lo spettatore deve tornare indietro perché quello non è il percorso giusto. Il prodotto, da questa prospettiva, è un film mascherato da gioco.

Come in Matrix o nell’opera di Lewis Carroll, la scelta è un’illusione, perché sono gli stimoli invasivi della società a farci prendere una strada piuttosto che un’altra. È quando ci accorgiamo della manipolazione che riprendiamo in mano le nostre vite. Attraverso la follia possiamo prendere la strada che sblocca il massimo del nostro potenziale. L’intervento di Colin nella vita del protagonista e il suo indirizzamento alla follia, intesa come la decisione netta di andare contro quello che la società impone, portano Stefan verso una nuova consapevolezza. Sono i farmaci buttati nel gabinetto (simbolo di ingabbiamento, una camicia di forza per fermare l’intuizione) a mostrarci la rinascita di Stefan che viene abbracciato dalla massima ispirazione.

Bandersnatch: la scommessa è stata vinta?

Nonostante la grande premessa, Bandersnatch non è un esperimento riuscito. Conferma il fatto che non ci sia stata nessuna ondata di prodotti interattivi dopo questo.

I punti di forza del film diventano poi i suoi difetti e facendo un bilancio finale, restano più difetti che pregi. Il fatto che molte scelte costringano lo spettatore a tornare indietro per farne altre può portare a una riflessione sull’illusione delle scelte, ma non giustifica il mezzo utilizzato. Sarebbe stato meglio allora fare andare avanti la storia e fare vedere allo spettatore in che disastro aveva cacciato Stefan (e quindi sé stesso, essendo il protagonista l’avatar di chi guarda). Il dover tornare indietro fa chiedere perché aver perso tempo per creare un prodotto interattivo in cui la maggior parte delle decisioni non portano a niente.

Quello che ci si ricorda di Bandernatch è alla fine la curiosità di vedere cosa accade a seguito di tutte le scelte possibili (molte delle quali insignificanti). Non si abbandona l'”opera” con una sensazione specifica, perché non è un’opera. Nell’opera l’autore “costringe” lo spettatore alla propria visione. Seppur questa potrebbe essere la già ripetuta illusione della scelta, del prodotto ci si ricorda più il vezzo di poter vedere cosa succede se si sceglie l’altra opzione. L’autore perde così la sua autorevolezza, diventando passivo nei confronti delle scelte dei nuovi autori, gli spettatori, che non avevano mai chiesto di essere tali. In questa prospettiva il prodotto è un gioco mascherato da film.

Bandersnatch

Bandersnatch è arte o intrattenimento?

C’è una scelta in Bandersnatch che è la scelta. Tutte le precedenti, più o meno innocue, sono scelte preparatorie e indirizzate a quella scelta, che è la decisiva. Il problema è che questa, che arriva in un momento in cui lo spettatore è coinvolto tanto da non voler più lasciare il gioco, ricorda il brivido di una roulette russa più che di un’opera d’arte.

Ed è qui che ritorna il tema dell’assenza di scelta, perché lo spettatore viene portato da Netflix in quel punto partendo da altre scelte innocenti e quindi subdole. Questo è quello che rende Bandersnatch un prodotto di puro intrattenimento, una giostra di un luna park che si sceglie anche se poi si sa che si vomita. Come disse Moretti nel Il sol dell’avvenire, è una violenza che non ha peso.

Conclusioni

Bandersnatch è un film tv Black Mirror che parte dall’idea originale di fare scegliere allo spettatore le sorti della storia, ma che invece di fare prendere al gioco una piega psicologica e riflessiva, ha preferito alla fine andare su un facile e grottesco intrattenimento.

Trailer

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Bandersnatch è un episodio interattivo del franchise di Black Mirror (la nota serie antologica di genere dispotico comprata da Netflix dalla terza stagione). L'evento è stato collocato tra la quarta e la quinta stagione ed è scritto da Charlie Brooker e diretto da David Slade. È caratterizzato dalla possibilità per lo spettatore di decidere le sorti del protagonista e della trama, scegliendo tra due o più opzioni. L'esperimento nasce come una versione audiovisiva dei famosi libri game. Bandersnatch è un prodotto che parte da un'idea originale, ma che invece di fare prendere al gioco una piega psicologica e riflessiva, ha preferito alla fine andare su un facile e grottesco intrattenimento.
Redazione
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