Amores perros è un film del 2000. E’ il primo lungometraggio di Alejandro González Iñárritu. Inoltre è anche il primo capitolo della trilogia sulla morte, seguito da 21 grammi e Babel. Il film ha ricevuto una candidatura ai Premi Oscar 2001 come miglior film straniero ed è detentore di oltre 50 premi cinematografici.
Il racconto è composto da tre storie ambientate a Città del Messico che, a partire da un incidente automobilistico, si intrecciano e determinano il destino dei suoi personaggi. La doppia natura dell’umanità è presente nella metafora suggerita dalla costante presenza dei cani, alter ego dei personaggi. Lo stesso concetto viene ribadito nel titolo. Perros infatti in spagnolo significa cani ed è usato come aggettivo all’incirca con il significato di cattivo, dunque il significato complessivo del titolo è “amori cattivi”.
Questo film è diventato oggetto di studio sia da un punto di vista tecnico sia storico, in quanto si ritiene che abbia segnato l’inizio del nuovo cinema messicano, inteso come cinema capace di attirare l’attenzione del pubblico fuori dalle sue frontiere.
Il film è disponibile su Prime Video.
Amores perros – La trama
Amores perros mostra tre diverse vicende, intrecciate fin dall’inizio grazie a un incidente stradale. La narrazione è caratterizzata da flashback e anticipazioni e quindi non è lineare. L’inizio del film coincide con l’incidente, che nell’arco temporale invece è una delle ultime scene. I protagonisti delle tre vicende sono Octavio e Susana, Daniele e Valeria, El Chivo e Maru.
Octavio (Gael García Bernal) è un giovane che vive insieme a sua madre, a suo fratello Ramiro (Marco Pérez) e alla sua consorte Susana (Vanessa Bauche) e al loro bambino. Octavio è innamorato di Susana. Quest’ultima inoltre è costantemente maltrattata da Ramiro, persona violenta e burrascosa.
Octavio vorrebbe scappare insieme a lei, ma purtroppo la famiglia vive in una condizione di povertà assoluta. Per questo il ragazzo decide di usare il loro cane come fonte di guadagno, facendolo partecipare ai combattimenti clandestini che si svolgono all’interno della città.
Il suo cane è molto forte fisicamente e frutta all’uomo denaro sufficiente a permettergli di andarsene di casa. Tuttavia all’ultimo combattimento il cane viene gravemente ferito da un colpo di pistola e Octavio, per vendicarsi, accoltella il padrone dell’altro cane, che aveva premuto il grilletto. Ne consegue uno spettacolare inseguimento nel quale Octavio causa un incidente con un’altra automobile.
L’altra macchina coinvolta nell’incidente è di Valeria (Goya Toledo), una modella. La giovane vive in un mondo patinato di lusso e moda. La ragazza, portandosi con lei il suo inseparabile cane era andata a convivere con il suo compagno Daniel. Valeria nello scontro con Octavio subisce gravi danni alla gamba destra, che la costringeranno ad una lunga riabilitazione. Inoltre, complici gli avvenimenti capitati allo stesso cane, il rapporto tra Daniel (Álvaro Guerrero) e Valeria sembra incrinarsi e i litigi diventano sempre più frequenti. La situazione precipita quando Valeria viene colpita da una trombosi, e i medici sono costretti ad amputarle la gamba. Per la donna questo rappresenta un vero e proprio turning point. Infatti Valeria aveva fatto delle proprie gambe il punto forte della sua carriera.
Il protagonista della terza storia è un sicario che si fa chiamare El chivo (Emilio Echevarría) e che trascorre la sua esistenza circondato dai suoi numerosi cani, in una squallida abitazione di un quartiere malfamato della città. Prima di essere arrestato, El chivo era stato un guerrigliero che anni prima aveva abbandonato moglie e figlia per cercare di cambiare la società. Nonostante il suo personaggio venga approfondito nell’ultima parte del film, egli appare anche durante la prima metà, e si trova nel luogo dell’incidente tra Octavio e Valeria. In questa occasione raccoglie il moribondo cane del ragazzo e lo porta a casa per curarlo. Il suo incarico successivo consiste nell’uccidere un uomo su commissione del fratellastro. Decide però di cambiare vita. Accompagnato dal cane di Octavio, parte verso destinazione ignota.
Amores perros – La recensione
Nel lungometraggio le vicende si intrecciano a causa dell’incidente. Quest’evento svolge la funzione di punto d’unione fra i tre episodi che altrimenti non avrebbero apparentemente alcun punto in comune. Mettendo in scena tre parti di vita che si risolvono tutti con un tragico finale, il film ritrae un’umanità senza speranza e mostra come il confine fra umanità e animalità sia talvolta impercettibile.
Caratteristica peculiare del film è la strategia enunciativa della narrazione che gioca su scarti temporali, flashback, anticipazioni e continui rimandi. Le tematiche che ricorrono in ciascun capitolo sono l’amore, la morte, il rapporto con i cani e la famiglia. Questa ricorrenza di temi fa sì che venga mantenuta la coerenza narrativa permettendo di riconoscere le tre storie come parte di un unico racconto. Un’altra cifra stilistica è l’ossimoro cinematografico, ossia il voluto accostamento di due elementi semantici antitetici: le scene d’amore si accostano a quelle di violenza, la bestialità degli esseri umani segue scene di humanitas, e alle atmosfere squallide di povertà si contrappongono momenti di agiatezza delle classi altoborghesi.
Il termine “perros” accostato ad “amores” assume il valore di aggettivo negativo, facendo prendere al binomio il significato di amori cattivi.
Questo film è l’esordio cinematografico del regista. Inoltre costituisce uno dei migliori esordi cinematografici. Il film infatti ha vinto il Premio Oscar, il Bafta, il premio di Cannes. Il film ha vinto più di 60 premi nei festival di tutto il mondo.
Inarritu opta per una regia forte, sempre pesantemente percettibile e in mutazione costante. Una messa in scena che offre tonalità differenti passando da un episodio all’altro, ad esempio nel passaggio da uno strato sociale inferiore a uno superiore. Particolarmente marcato è lo strappo che emerge tra il primo e il secondo episodio, nel profondo scarto che separa l’inferno suburbano proletario dalla scarna ed elegante modernità dell’appartamento altoborghese che ospita la seconda coppia di protagonisti. Inarritu si muove alla ricerca di schegge di realtà sparse per una città caotica. Un film imperfetto, che senz’altro mostra cadute di tono e ritmo di tanto in tanto, ma comunque estremamente interessante per lo sforzo registico di Inarritu. Egli si afferma come un cineasta di indubbio valore che riesce a muovere con decisione i propri personaggi all’interno di una vicenda complessa.
Il cast
Per il cast del film il regista lavora con attori esclusivamente messicani. Il lungometraggio inizialmente doveva essere una raccolta di corti ambientati tutti a Città del Messico.
I protagonisti sono interpretati da Gael García Bernal, Vanessa Bauche, Goya Toledo, Álvaro Guerrero, Emilio Echevarría.
Altri personaggi secondari sono interpretati da Gerardo Campbell, Gustavo Muñoz, Rodrigo Murray.