La Technicolor è in bancarotta. Per chi è solito frequentare il mondo del cinema, lascia un po’ un brivido lungo la schiena leggere che una delle più grandi aziende di effetti visivi stia fallendo. Colei che dagli anni Trenta in poi ha legato il suo nome al migliore procedimento per la ripresa a colori,per poi affinarsi nei decenni successivi a seguito dell’evoluzioni tecnologiche.
Da sempre, è un marchio di fabbrica nel settore cinematografico, fu fondata a Boston nel 1914 da Herbert Kalmus, Daniel Frost Comstock e W. Burton Wescott. Il Technicolor è stato, infatti, dopo il britannico Kinemacolor, il secondo procedimento di cinematografia a colori a essere impiegato su larga scala e – dal 1922 al 1952 – il più usato negli Stati Uniti. Per citare solo alcune delle pellicole realizzate con questo procedimento, famoso per i colori saturi e realistici, basta menzionare: Il mago di Oz (1939), Notti Argentine (1940), Cantando sotto la pioggia (1952), Via col vento (1939), Giovanna d’Arco (1948). E film d’animazione come Fantasia (1940) e Biancaneve e i sette nani (1937).
Technicolor – quali scenari?
La caduta della Technicolor porta con sé la chiusura di altri colossi d’animazione e di effetti visivi. Ma quali sono le cause? Al momento, le dichiarazioni del CEO del gruppo Caroline Parot si sono limitate ad un invio a tutti i dipendenti di una comunicazione burocratica. Citando una “procedura di recupero” depositata presso la Corte di Giustizia Francese. In sintesi, non ci sono stati i presupposti per tenere a galla finanziariamente l’intero gruppo, e dunque, salvare la Technicolor dalla bancarotta.
Oltre alla chiusura forzata della Technicolor, le conseguenze vedrebbero la chiusura degli studi The Mill (contenuti audiovisivi), Moving Picture Company (effetti visivi), Mikros Animation (film di animazione) e Technicolor Games. Tra queste, la più importante è senza dubbio la MPC, da cui è nata la tecnica dietro agli animali fotorealistici e parlanti del remake del Re Leone e Mufasa. Oltre alla post-produzione di blockbuster come Dune – Parte Due e del nuovo Mission: Impossible.
Dopo decenni di attività, la Technicolor aveva raggiunto una capillarità internazionale notevole, con numerose filiali in tutto il mondo (tra cui una anche in Italia). L’azienda è sempre stata retta da ingenti capitali francesi, dopo l’acquisizione da parte della Thompson nel 2001. Mentre il ramo americano aveva già dichiarato bancarotta nell’estate 2020 a causa del Covid, ma l’ultimo colpo del Technicolor Group francese potrebbe essere quello definitivo.