Codice: cacciatore è l’action a tinte thriller diretto da Mandla Dube e con protagonista Bonko Khoza nei panni dell’ex soldato Zuko Khumalo, deciso a tornare in azione per l’intervento di un suo amico, che lo convince a gettarsi nella mischia un’altra volta, per evitare che un uomo privo di scrupoli possa diventare capo del governo sudafricano. Già da qui si intuisce che non bolle in pentola niente di nuovo, ma leggendo la recensione è possibile comprendere perché.
Codice: cacciatore, la trama
Tratto da un romanzo di Deon Meyer, Codice: cacciatore è un film che narra dell’ex soldato Zuko Khumalo, che trascorre le proprie giornate in tranquillità con la propria compagna Malime Mambi (Masasa Mbangeni, doppiata da Letizia Ciampa) e il figlio della donna.
Tra la vendita di una moto e l’altra nel lavoro di concessionario, Zuko si distingue per le abilità di venditore, tanto da essere considerato dipendente dell’anno dall’azienda, e si impegna per trasmettere al figlio di Malime l’importanza dell’agricoltura, comportandosi in maniera affettuosa con lei. Dunque, per il protagonista, la quotidianità sembra procedere senza preoccupazioni, fino a quando il suo vecchio superiore Johnny Klein (Peter Butler) lo invita a tornare in azione per sabotare l’ascesa al potere del politico corrotto Daza Mtima (Sisanda Henna). Nonostante l’iniziale reticenza, la proposta di Klein viene accettata, e il protagonista si ritrova catapultato in un ambiente fatto di uccisioni e sparatorie.
Il cast del film
Oltre a Bonko Khoza (Zuko Khumalo), Masasa Mbangeni (Malime Mambi), Peter Butler (Johnny Klein) e Sisanda Henna nei panni di Daza Mtima, fanno parte del cast di Codice: cacciatore anche Tim Theron (Tiger de Klerk), Nicole Fortuin (Naledi Gumede), Wanda Banda (Allison Baloyi), Connie Chiume (Thandiwe Makeba) e Connie Ferguson (Molebogeng Kwena).
Codice: cacciatore, la regia
Il regista Mandla Dube aveva già lavorato per Netflix con il film L’assedio di Silverton, prodotto proprio dalla nota piattaforma di streaming. Senza entrare nel merito del suo precedente lavoro, si può tranquillamente anticipate che Codice: cacciatore è un adattamento tutt’altro che riuscito, che punta soltanto all’azione in maniera slegata e senza spunti degni di nota.
La mediocrità permea quasi ogni inquadratura del lavoro di Dube, finendo per portare il pubblico a chiedersi il motivo alla base della sua decisione di condurre un progetto di cui, forse, non era completamente convinto. Una regia dunque frammentaria e poco decisa, che va di pari passo con la narrazione, ma di quest’ultima è possibile leggerne i dettagli di seguito.
Una trama senza spunti e senza guizzi degni di nota
Codice: cacciatore è il film che non ti aspetti, ma che non ti aspetti per la trama così banale e scontata, accompagnata da una realizzazione della medesima qualità. Un’accozzaglia di storie abbozzate e riferimenti a vicende intrise di cospirazioni e segreti, caratterizzata da un’impalcatura non stabile, che porta inevitabilmente il prodotto finale verso un risultato non sufficiente. L’azione frenetica viene alternata a una serie di dialoghi fuori luogo e momenti stucchevoli, che rendono evidente la difficoltà degli sceneggiatori nel passaggio da un tono narrativo all’altro.
Senza contare che lo spettatore, dopo aver guardato il film per un po’, si accorge che è difficile lasciarsi trasportare dall’incedere degli eventi quando questi non vengono mostrati dalla telecamera con la necessaria accortezza. Nonostante si tratti di un film d’azione, questa non decolla e non raggiunge il minimo sindacale che può motivare appieno la visione del film.
Le interpretazioni
Un film caratterizzato dalla mancanza di convinzione e suspence coinvolge, inevitabilmente, anche la recitazione di gran parte degli attori che ne hanno preso parte. A parte Bonko Khumalo e Nicole Fortuin, che fanno il possibile per risultare convincente e il loro impegno è visibile su schermo (seppur comunque dando un risultato non sufficiente), ci si chiede come mai, nonostante l’impalcatura narrativa e la sceneggiatura frammentaria, molti degli addetti ai lavori si siano comunque lasciati convincere a prendere parte al progetto.
In un film dove i combattimenti scandiscono la maggior parte della trama, servono attori e attrici consapevoli dei propri mezzi per portare a casa il risultato. E questo non è il caso della pellicola di Dube. Le coreografie messe in piedi dai partecipanti sono difficili da guardare tutte senza aver necessità di cercare un altro film d’azione, tra una scena e l’altra, per passare il tempo.
In conclusione
Come prima accennato riguardo la regia, è facile intuire l’assenza quasi completa di cifre stilistiche nel film, che rappresenta una pellicola che sfodera le proprie risorse perlopiù nelle scene iniziali, lasciando poco spazio al resto della narrazione, scorrendo senza guizzi, senza memorabilità, e con un finale facilmente intuibile.
Si tratta, insomma, di un prodotto finale senza impegno, sia per quanto riguarda la sua fruibilità da parte del pubblico che, per quanto riguarda il lavoro speso da quasi tutti gli addetti ai lavori. Ci si trova di fronte a un film stucchevole, senza particolare qualità, dimenticabile e privo di convinzione. Per certi versi, ricorda un po’ Citadel o altri prodotti simili disponibili sulle varie piattaforme.