Grottesco, ironico, spiazzante Yannick – La rivincita dello spettatore (2023) è forse il film che più rappresenta l’essenza del cinema di Quentin Dupieux. Presentato al 76° Festival di Locarno, Yannick (Raphaël Quenard) con Pio Marmaï, Sophie Denis e William Keller ci mostra la serata di un giovane ragazzo mentre assiste a una commedia teatrale. A quattro anni dal grande successo di Doppia Pelle e subito dopo Fumare fa tossire, il regista, dj e produttore in arte Mr Ozio mette in scena una commedia che oscilla tra umorismo nero e critica sociale.
Yannick: la rivincita dello spettatore – La Trama
Siamo in un teatro. Un gruppo di spettatori sta assistendo alla commedia “Le cocu” (“Il cornuto”). Sul palco Paul Rivière (Pio Marmaï) e Blanche Gardin (Sophie Denis). Una coppia in procinto di lasciarsi nella quale irrompe l’amante di lei, Sébastien Chassagne (William Keller). Dal palco lo sguardo si sposta sul pubblico, a volte annoiato altre vagamente divertito, tra il quale spicca Yannick. Una guardia notturna, interpetrata da un più che mai intenso Raphaël Quenard che, improvvisamente, interrompe la recita. Annoiato e frustrato per aver dedicato l’unico suo giorno di ferie a quello spettacolo, Yannick esprime tutto il suo disappunto. Umilia gli attori e se la prende con il regista assente per aver rovinato la sua serata. Una dinamica semplice quanto surreale resa ancora più assurda nel momento in cui Yannick, cacciato dal teatro, sente gli attori ridere di lui e il pubblico applaudire e rientra armato.
Una commedia aspra e sarcastica
Prende attori e pubblico in ostaggio, chiede un computer a un uomo del pubblico e sale sul palco. Decide quindi di riscrive la pièce a modo suo. Una lunga snervante attesa che vede Yannick impegnato nella sua sceneggiatura, non molto pratico con la tastiera del computer e continuamente interrotto dagli attori sempre più frustrati. Ordina poi agli attori di studiare il copione e prepararsi al nuovo spettacolo mentre intrattiene con il pubblico conversazioni scomode e imbarazzanti rendendo l’atmosfera ancora più surreale. Distratto, gli attori ne approfittano per prendere il controllo della situazione. E’ qui che Paul Rivière riesce a strappare la pistola dalle mani del protagonista.
All’improvviso viene colpito con un estintore da un inserviente che aveva assistito alla scena. Inaspettatamente Yannick si scusa con Rivière incitando l’applauso del pubblico e inizia cosi il nuovo spettacolo. Dottore, paziente e infermiera: questi i tre personaggi della pièce scritta da Yannick. Dopo molti test fatti al paziente in coma, la causa del suo malessere è ancora sconosciuta. Il dottore sostiene che sia mal d’amore. (uno status che sembra essere quello di Yannick, non più fidanzato visto per via dei suoi orari di lavoro notturni). Chiede quindi all’infermiera di baciare il paziente per verificare la sua diagnosi e così, d’improvviso, si risveglia. Un finale che diverte sia il pubblico e che gli attori e vede Yannick commosso dietro le quinte. Un lieto fine appena accennato mentre, appena fuori la sala, il corpo di polizia francese sta facendo irruzione nel teatro.
Yannick: la rivincita dello spettatore – La Recensione
Nonostante la sua vita ordinaria, pur essendo un lavoratore onesto e capace (a differenza, secondo lui, degli attori in scena) Yannick appare fin da subito uno squilibrato. Vede in quello spettacolo malriuscito un pretesto per sfogare tutta la rabbia e la frustrazione nei confronti di una vita che non lo soddisfa. Il suo unico giorno di ferie sprecato nonché un’ora di tragitto (quarantacinque minuti di autobus e un altro quarto d’ora a piedi) per raggiungere il teatro. Una condizione che sottolinea la fragilità del protagonista, apparentemente pericoloso ma che, nel corso del film, si dimostra sempre più umano. Yannick è una riflessione acuta e brutale non solo sull’opera teatrale ma più in generale sulla macchina dell’intrattenimento. Un sistema preconfezionato, riservato a pochi e sempre gli stessi, troppo distante dalla dimensione quotidiana dello spettatore.
Dupieux sembra volerci dire che tutti possono fare arte, anche un uomo qualunque come Yannick che, se non fosse costretto a lavorare, avrebbe del tempo libero da dedicare al proprio talento. Yannick assume i connotati di un antieroe contemporaneo intrappolato e puntualmente sconfitto dalla vita di tutti giorni. Parallelamente l’opera esplora il tema dell’arte come evasione, come fuga dalla quotidianità. Un mero passatempo per un pubblico passivo e disinteressato. Salendo sul palco, Yannick passa dall’essere spettatore passivo a protagonista attivo. Annulla così la distanza tra attore e spettatore, tra performance e vita quotidiana, tra finzione e realtà. Un atto di ribellione che vuole condannare la mediocrità e il conformismo artistico. Subentra poi il tema del potere. Quando Yannick prende il controllo dello spettacolo passa da una posizione di inferiorità a una di controllo assoluto. Una dinamica che si inverte nel momento in cui Rivière riesce a disarmare il protagonista.
Un sottile gioco tra il reale e l’assurdo
Yannick disarmato sembra mite e fragile. Sembra quasi fatta e invece l’assurdo continua. Rivière, con la pistola in mano, inizia a dare di matto. Spara un colpo in aria, aggredisce e umilia Yannick fino a costringerlo a mettersi a quattro zampe e abbaiare. Un ribaltamento della gerarchia che sembra connesso al possesso della pistola. Un simbolismo che invita a una riflessione sulla natura del potere e sulle sue dinamiche. Il tutto concentrato all’interno di un teatro. Un microcosmo che intensifica l’azione e il messaggio di questo dramma umano. Un’ambientazione semplice che contribuisce ad accrescere la tensione e un’incessante sensazione claustrofobica. Complice anche il ritmo serrato e incalzante che scandisce tutti i 67 minuti (pochi ma buoni). Una regia minimal, quasi invisibile ma efficace che mette a fuoco ogni stato d’animo. Dalla follia comica, a tratti inquietante, di Yannick, agli umori del pubblico. Dalla seccatura dell’anziano che esce dalla sala, all’angoscia della madre con il figlio addormentato, al timore delle due amiche.
Una commedia surreale e provocatoria che colpisce per la sua originalità e per l’interpretazione magnetica di Raphaël Quenard. Yannick – La rivincita dello spettatore, con i suoi dialoghi taglienti, è una critica sottile e ironica alla noia e all’insoddisfazione dell’uomo contemporaneo.