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WandaVision: retrospettiva

Lo scorso 23 marzo è uscito su Disney Plus il sesto e ultimo episodio di The Falcon and the Winter Soldier, seconda serie del Marvel Cinematic Universe proposta sulla piattaforma streaming della Disney. Prima di questa serie, abbiamo avuto modo di vedere WandaVision, che non solo è stata la prima serie Marvel a sbarcare su Disney Plus, ma è anche la serie che ha aperto la cosiddetta Fase 4 del Marvel Cinematic Universe. Sono passate alcune settimane dalla fine della serie con protagonisti Elizabeth Olsen (Wanda) e Paul Bettany (Visione) e anche alla luce di come si è evoluto il disegno Marvel in seguito a quest’opera, è il momento per una breve riflessione a riguardo.

Un progetto coraggioso

WandaVision: retrospettiva

C’era molta attesa per l’uscita di questa serie, non solo perché aveva il compito di riaprire la grande saga della Marvel dopo più di un anno di silenzio, ma anche perché avrebbe raccontato le vicissitudini di due personaggi che nel corso della saga cinematografica erano passati in secondo piano rispetto agli altri. Questa attesa è stata per alcuni ripagata, per altri delusa, ma se c’è una cosa che non si può discutere di WandaVision è senza dubbio il suo coraggio, in riferimento alla confezione dell’opera.

La serie si apre come fosse una sitcom, con fotografia in bianco e nero e formato in 4:3, scelte indubbiamente agli antipodi rispetto a quanto ci ha abituato la Marvel cinematografica. Si tratta di una dichiarazione di intenti, che già da subito ci prepara per quello che sarà la serie, perlomeno nelle prime due puntate: un’opera che fa del coraggio e del ribaltamento delle aspettative i suoi punti di forza. Questa scelta iniziale spiazza lo spettatore, senza dubbio sconvolge il fan abituato ad un certo tipo di estetica, ma tale sorpresa si rivela coerente con quanto la serie mostrerà col proseguire degli episodi. Se quindi WandaVision svela presto le sue carte, ciò non significa che non le si possa attribuire del coraggio: tale attributo è riferito alla scelta, senza dubbio audace, di aprire la serie con questa estetica, di offrire come prima impressione quella di un prodotto ben diverso da quanto ci si sarebbe potuti aspettare. Si tratta di una scelta ancora più audace se pensiamo che le puntate sono uscite a distanza di una settimana l’una dall’altra (a parte i primi due episodi, usciti insieme), il che ha aumentato il rischio che i fan più delusi abbandonassero la serie.

Niente è come sembra

Chiaramente WandaVision non è una sitcom, seppur nel corso dei nove episodi che la compongono arrivi a citare molti esempi del genere, a partire da The Dick Van Dyke Show fino a Modern Family. Per quanto i primi episodi potrebbero suggerire una svolta del MCU in una chiave da pura sitcom, ben presto la serie si rivela essere qualcosa di diverso. Per chi si aspettava un cambio di estetica è senza dubbio un’involuzione, per chi invece aveva nostalgia dell’universo Marvel conosciuto è sicuramente una mossa creativa notevole. Ed è su questo binario che procede tutta la serie: le cose non sono mai come appaiono ad una prima occhiata e questo riguarda tutti i personaggi coinvolti.

Ognuno di loro, col procedere della serie, mostra un lato di sé che fino ad allora lo spettatore non aveva preso in considerazione e che infine si rivela essere il vero aspetto di ciascuno di essi. Un esempio emblematico è sicuramente la villain interpretata da Kathryn Hahn, ma ancora di più questo discorso vale per i due protagonisti, Wanda e Visione. Quale sia la loro vera natura e le loro vere motivazioni ci verrà svelato solo con il procedere della serie e tutte le carte saranno scoperte solo arrivati al penultimo episodio. E qui, anche la serie diventa qualcos’altro. Da serie outsider sull’elaborazione del lutto, raccontata in maniera inconsueta, WandaVision diventa qualcosa di più vicino al MCU che conosciamo, con un ultimo episodio d’azione, che vede il tradizionale scontro finale tra l’eroe e la sua nemesi. Qui la serie smette di essere WandaVision e diventa in tutto e per tutto un prodotto del Marvel Cinematic Universe.

L’immobilismo del supereroe

Se quindi WandaVision ha pescato a piene mani da prodotti sitcom degli anni passati, potrebbe aver a sua volta lasciato un’eredità all’industria culturale. Verosimilmente ci sarà chi seguirà le sue orme per raccontare la figura del supereroe in modo diverso. Seppur la decostruzione del supereroe sia qualcosa in cui il cinema e la tv si sono già cimentati – basti pensare a Unbreakable (2000), forse l’esempio più significativo, o al recente Logan (2017) – è la prima volta che questo processo si dà per mano del MCU, emblema di quella che è la narrazione supereroistica tradizionale, da cui le produzioni più alternative hanno cercato sempre di distanziarsi. Come già detto, fino all’ultimo episodio in WandaVision non c’è azione, se non sporadicamente, nonché alcun tipo di conflitto drammatico tra il bene e il male. Le sfumature che accompagnano tutta la serie, riguardano anche la protagonista, che nei suoi chiaroscuri non è mai né del tutto buona né del tutto cattiva e, fino alla fine, l’antagonista di tutto sembra essere lei, così come lei è anche la protagonista. È qualcosa che non abbiamo visto spesso in un prodotto Marvel, così come non abbiamo mai assistito ad una storia che, come questa, sia così distante dai canoni di una storia di supereroi. Quella di WandaVision è una storia umana – seppur mai particolarmente profonda – che fa del suo immobilismo, inteso come assenza di azione, il suo punto di forza.

Qui gli eroi non sono tali finché non sono tenuti ad esserlo, ma non perseguono una missione. Per quasi tutta la durata della serie la loro è una condizione di staticità. Si tratta di qualcosa di molto diverso rispetto a The Falcon and the Winter Soldier, che ha invece seguito i classici binari del MCU. In quest’ultima serie l’azione accompagna (quasi) tutte le puntate, i protagonisti hanno una missione da compiere e di certo, rispetto a quanto si potrebbe dire per WandaVision, non si è attuata una decostruzione del supereroe. Si potrebbe dire quasi che la Marvel abbia voluto fare un passo indietro, dopo aver osato con la sua prima serie uscita su Disney Plus. Non sarebbe del tutto corretto, in quanto secondo i piani iniziali WandaVision sarebbe dovuta uscire dopo The Falcon and the Winter Soldier, ma i ritardi dovuti alla pandemia hanno cambiato i piani. Vista così, si può forse parlare a ragione di un’evoluzione estetica, ma potremo affermarlo con certezza solo con l’uscita della prossima serie del MCU, Loki, in arrivo l’11 giugno.

Redazione
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