Questo 26 ottobre per gli abbonati della piattaforma di streaming Netflix è stato aggiunto un nuovo lungometraggio in catalogo. Si tratta di The good nurse, il dramma a sfondo thriller diretto dal danese Tobias Lindholm, già sceneggiatore del fortemente apprezzato Druk – Un altro giro di Thomas Vinterberg, con cui spesso collabora. Il nuovo film Netflix, della durata di 121 minuti, vede la propria sceneggiatura firmata da Krysty Wilson-Cairns (1917, Ultima notte a Soho) e Charles Graeber. Nei ruoli dei due protagonisti si ritrovano i due pluripremiati interpreti Eddie Redmayne (La teoria del tutto, The danish girl) e Jessica Chastain (Gli occhi di Tammy Faye, Zero dark thirty, Scenes from a marriage).
La trama del film
È il 2003, e nel Parkfield Memorial Hospital del New Jersey la stacanovista Amy Loughren (Jessica Chastain) lavora come infermiera svolgendo il turno di notte. La donna è una madre single che si ritrova costretta a provvedere alle figlie piccole di giorno, per poi lavorare durante le ore della notte. Amy, inoltre, soffre di una condizione cardiaca chiamata cardiomiopatia, che la affatica nel quotidiano e che la rende terribilmente esposta al rischio di un attacco di cuore. Nonostante veda le proprie condizioni aggravarsi di giorno in giorno, non può rinunciare al lavoro perché non ha maturato un’assicurazione sanitaria che le permetterebbe di affrontare con tranquillità le spese necessarie a curarla. Le mancano infatti solo quattro mesi per riuscire ad ottenere l’assicurazione, che le fornirà l’agio necessario a smettere di lavorare e curarsi. Per fortuna, ad accudirla e monitorarla durante le notti di lavoro giunge un nuovo infermiere, l’amichevole Charlie (Eddie Redmayne).
I due infermieri avviano così una collaborazione basata su supporto e complicità: Charlie si confida con Amy a proposito della sua famiglia e lei lo rende partecipe della sua, facendogli fare la conoscenza delle sue figlie. Entrambi si rivelano estremamente meticolosi sul lavoro e col tempo imparano a conoscersi. Ciononostante, una serie di morti improvvise sconvolgerà la normale routine ospedaliera, attirando l’attenzione della polizia (e in particolare dei poliziotti Baldwin e Braun, affidati al caso). Mentre gli apparentemente inspiegabili decessi continuano a consumarsi senza sosta, Amy verrà a conoscenza di alcuni precedenti nella carriera di Charlie che scuoteranno dalle fondamenta l’immagine interamente positiva che l’infermiera aveva del collega. Al contempo, sempre Amy sarà coinvolta dalla polizia nelle indagini. Questo sconvolgimento della sua routine, tuttavia, rischierà di rovinare il suo rapporto con Charlie e la sua stessa salute, già precaria.
The good nurse – La recensione del film
Negli ultimi mesi, la piattaforma di streaming più famosa al mondo pare aver trovato un certo rinnovato interesse per il genere thriller, soprattutto per quanto riguarda le produzioni originali. Prodotti come Windfall (di Charlie McDowell, 2022), o anche Spiderhead (di Joseph Kosinski, ancora 2022), sono utili in un certo qual modo ad identificare un pattern di propensione nei confronti del giallo che si rivela tutt’altro che sorprendente, se si considera il livello di engagement che tale genere instaura nei confronti del pubblico. Su questa scia, The good nurse altri non sembra essere che l’ennesima riproposizione di una formula che si è rivelata nel tempo fruttuosa per la piattaforma in termini di partecipazione del pubblico e quindi di successo del prodotto.
Indubbiamente, però, il film in questione si pone (o quantomeno, prova a farlo) come un prodotto qualitativamente più elevato rispetto ai precedenti esemplari sopracitati. Per poterlo fare con cognizione di causa, ricorre a due interpreti di prim’ordine, selezionando come propri protagonisti un’attrice e un attore premi Oscar che già solo sulla carta garantiscono una certa risonanza alla pellicola. Pur non trattandosi (per nessuno dei due interpreti) della prova attoriale di spicco nel loro curriculum, il lavoro che entrambi svolgono nel film concorre sicuramente ad elevare il prodotto ultimato. Chastain conferma di riuscire senza alcun problema a reggere il peso di una performance da protagonista, delineando un personaggio al contempo coriaceo e insicuro come spesso le è capitato di fare nella sua carriera. Redmayne, al contempo, si nasconde dietro ad un’interpretazione modesta per la quasi totale durata del film, per poi lasciar spazio a tutta la sua maestria negli ultimi minuti del film.
Ciò detto, è pur necessario notare come ad una componente interpretativa così marcata non corrisponda una componente registico-autoriale altrettanto riuscita. Non che su tale fronte The good nurse pecchi di imperdonabili errori, ma in tal senso il film sembra muoversi sulla scia di una piattezza di fondo che di certo non dà beneficio al prodotto ultimato.
Per quanto sia inevitabilmente sempre complesso ricamare una narrazione partendo dalla traccia di un avvenimento realmente accaduto, è pur vero che esistono comunque infiniti modi di raccontare una medesima vicenda. In questo senso The good nurse sembra scartare l’opzione di una narrazione accattivante e intessuta di richiami per mantenersi strettamente fedele (forse fin troppo) all’azione per come si è realmente svolta. In questo modo, però, la pellicola nella sua interezza, lato trama, finisce per risultare tendenzialmente prevedibile, o comunque parzialmente priva di suspense o colpi di scena.
Lato regia, il film si mantiene certamente pulito e lineare, ma mai particolarmente fantasioso. Affidando la realizzazione ad un cineasta europeo, la produzione pareva volersi muovere sulla scia di uno stampo registico inconsueto, meno standardizzato e più autoriale, atipico per gli standard statunitensi. Per quanto non tecnicamente errata, la regia di Lindholm non fornisce nulla di tutto ciò e finisce per adagiarsi in uno stampo di canonicità che a tratti rischia di sfociare nella piattezza. Del tutto assente si rivela essere la ricerca di una mobilità registica, in favore di una staticità della macchina da presa che oltre ad aumentare il senso d’attesa sembra essere utile a poco altro.
In definitiva, The good nurse svela in poco tempo la sua natura di prodotto “mordi e fuggi” classica dei film Netflix, pur elevandosi lievemente rispetto alla media dei prodotti realizzati dalla piattaforma in ragione del team che ha concorso alla sua realizzazione. Il film nella sua interezza, poggiando principalmente sulle interpretazioni dei due capaci protagonisti, per quanto non sorprendente o folgorante finisce per risultare, sebbene in una certa misura presto dimenticabile, tendenzialmente godibile al momento della fruizione.