The Game – Nessuna regola è il terzo film del regista David Fincher. Un thriller/drammatico uscito nel 1997, che vede nei panni del protagonista Michael Douglas, affiancato da Sean Penn e Deborah Kara Unger.
Il film ha una storia perigliosa alle spalle, prima della riuscita venuta alla luce. Nasce come spec script dal lavoro di John Brancato e Michael Ferris nel 1991, in attesa che una qualche casa di produzione lo comprasse. Azione compiuta dalla MGM, con la regia affidata a Jonathan Mostow (il quale però poi lascia l’incarico, subentrando come produttore esecutivo). I ruoli dei due protagonisti sono affidati a Kyle MacLachlan e Bridget Fonda. Successivamente però, il produttore Steve Golin compra la sceneggiatura dalla MGM e consegna il ruolo di regista nelle mani di Fincher, che arriva dall’acclamato thriller Seven ( il cui successo aiuta a ottenere un budget più alto per The Game).
The Game – Nessuna regola – Trama
Nicholas (Michael Douglas) è un ricco ed estremamente razionale uomo d’affari di San Francisco. Ossessionato dal ricordo del padre, morto suicida davanti ai suoi occhi quando era ancora un bambino, Nicholas si è rinchiuso in se stesso. Divorziato, freddo con i suoi collaboratori, si concentra esclusivamente sul lavoro e sulla carriera. Per il suo quarantottesimo compleanno riceve la visita del fratello minore, Conrad (Sean Penn), il quale gli regala una tessera per iscriversi a un club esclusivo di giochi di ruolo. Inizialmente riluttante, l’uomo si presenta poi nell’edificio, dove viene informato di dover eseguire test attitudinali, psichici e fisici, in quanto ogni gioco è costruito appositamente sul singolo giocatore. Senza nessun’altra informazione, Nicholas torna a casa. Non sa né come, né quando il gioco avrà inizio. Semplicemente, lo capirà.
E così è infatti. Ma presto si rende anche conto che, quello che doveva essere un semplice gioco di ruolo, si trasforma in qualcosa di ben più pericoloso e coinvolgente, dove è difficile capire chi fa effettivamente parte della messa in scena, e chi è un innocuo cittadino di San Francisco. A partire da Christine (Deborah Kara Unger), una semplice cameriera di un qualsiasi ristorante frequentato da Nic, ma che si ritroverà invischiata con l’uomo fino alla fine dei giochi.
The Game – Recensione
The Game – Nessuna regola non ha avuto un riscontro di pubblico come può essere stato per Seven, di cui Fincher è sempre regista. Ma è sicuramente degno di nota e da considerarsi un thriller ben riuscito. Il film si apre con un ricordo d’infanzia del piccolo Nicholas. È il giorno del suo compleanno e la grande villa di famiglia pullula di amici e parenti. Tra questi c’è anche Conrad, il fratello minore. Tutti sono felici e spensierati, e il ricordo si conclude con un frame del piccolo Nic e il suo papà al fianco.
Con un salto temporale di quarant’anni, Fincher ci mostra che qualcosa è drasticamente cambiato. È nuovamente il compleanno di Nicholas, che ora vive solo con la donna di servizio nella villa, ormai vuota e silenziosa. È diventato un uomo freddo, rigido, che non sa pensare ad altro se non al lavoro e alla carriera. Nonostante siano divorziati, la moglie lo chiama, preoccupata per il suo costante isolarsi e il distaccarsi da ogni contatto, per fargli gli auguri. Ma anche in quest’occasione l’uomo è ironico e distante, e la liquida velocemente. Quello stesso giorno riceve la visita del fratello che non vede da anni, e che lo informa di avergli fatto un regalo, un gioco di ruolo che lui stesso ha provato, promettendogli che sarà un’esperienza che gli cambierà la vita.
Attraverso l’utilizzo dei flashback che si susseguono lungo il corso del film, scopriamo che, quell’inizio apparentemente idilliaco, si è poi trasformato in un trauma che ha ossessionato il protagonista fino a questo momento. Il padre, infatti, il giorno del compleanno di Nic si è buttato giù dal tetto, e il bambino ha assistito alla scena. Fincher attua un uso sapiente dei flashback, perché non rivelano tutti i dettagli dall’inizio, ma di volta in volta nello svolgersi della storia.
Dal momento in cui Nicholas accetta (o forse no), di partecipare al gioco, la storia cambia completamente ritmo. Così come il protagonista, anche il pubblico capisce a mano a mano che il gioco è iniziato, e cerca di barcamenarsi tra gli eventi che si susseguono. Anche in questo caso i colpi di scena non vengono subito sbattuti in faccia allo spettatore. A poco a poco iniziano le stranezze e le incongruenze, il gioco accelera, così come gli accadimenti, e ci si ritrova frastornati in un vortice di fatti che non si riesce più a cogliere se siano reali, o frutto di un’astuta macchinazione.
Nicholas Van Orton – Uno Scrooge Fincheriano (Questa sezione contiene Spoiler)
Secondo il regista, il personaggio di Michael Douglas è paragonabile a una sorta di Ebenezer Scrooge affascinante, che si ritrova coinvolto in una situazione alla Mission: Impossible. E in effetti, se si conoscono le storie alle quali si sta facendo riferimento, la sensazione che arriva è proprio la medesima. Nicholas è un uomo che, a seguito di un trauma, si è distaccato quasi interamente dalla sua umanità e dagli affetti più cari. Rinchiuso in se stesso, pensa solamente al lavoro.
Attraverso un gioco architettato ad hoc dal fratello, insieme alla ex-moglie e a un preparato gruppo di attori, l’uomo affronta prove sempre più pericolose, che lo porteranno a temere per la sua vita. Arrivato allo stremo, nel momento in cui tutto sembra sfuggirgli di mano, l’artificio viene svelato. Il parallelismo è chiaro. Scrooge viene graziato, gli spiriti gli hanno dato una nuova occasione. Allo stesso modo, la morte quasi sfiorata e la vita che Nicholas si vede scorrere davanti agli occhi nell’ultima scena, lo portano ad apprezzarla nuovamente.