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The Electric State: la recensione

Diretto da Anthony e Joe Russo, The Electric State è lo sci-fi che sta macinando milioni di visualizzazioni su Netflix, ben saldo nelle prime posizioni del catalogo film da ormai una settimana. Dopo aver conquistato il mondo con gli ultimi capitoli degli Avengers ed aver convinto molto poco con l’action The Grey Man (2022) i fratelli Russo si buttano sulla fantascienza, gettando le basi del proprio film sull’omonimo fumetto di Simon Stålenhag. Con un budget di 320 milioni di dollari, The Electric Sate è uno dei film più costosi della storia, un progetto a cui Netflix sembrava tenere particolarmente e sul quale ha puntato ingenti risorse.

Chris Pratt, Millie Bobby Brown, Ke Huy Quan, Stanley Tucci e Giancarlo Esposito formano questo improbabile cast, fatto sì di tanta qualità ma soprattutto messo in piedi con lo scopo di raccogliere in massa il pubblico del piccolo schermo.

The Electric State: trama

Anni novanta del XX secolo, in un universo alternativo e futuristico, Michelle (Millie Bobby Brown) è una ragazza orfana che vive in un mondo abbandonato a se stesso, dove in passato gli umani vivevano insieme a robot simili a quelli che apparivano sui canali televisivi per bambini. Dopo una fallita rivolta, ora i robot d’acciaio vivono in esilio. Michelle viene però a contatto con Cosmo, una macchina controllata da Christopher, geniale fratello della ragazza morto diversi anni prima. Da qui il viaggio della ragazza per scoprire questo mistero, accompagnata da Keats (Chris Pratt) contrabbandiere incontrato per caso durante il cammino.

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Un film fantascientifico che cerca di riflettere su tematiche attuali ma che manca totalmente il punto

E’ arrivato il momento di parlare di The Electric State, un opera fantascientifica che nonostante il ricco cast ha saltato la sala ed è arrivato direttamente in streaming. Un operazione saggia, studiata per spremere quanto più possibile da un film dal quale c’era ben poco da spremere. Certamente questo sarebbe stato un vero flop al botteghino, ma si sa, dal proprio divano nella comodità più assoluta tutto passa sotto l’occhio del telespettatore e qualche bel numero si può facilmente portare a casa.

Detto questo, The Electric State riflette una stanchezza registica e di scrittura che dai “vecchi” fratelli Russo, quelli dei primi Avengers, difficilmente ci si poteva aspettare. I film sui Vendicatori non erano certo dei capolavori, ma nel loro essere forzati e spesso eccessivi trasudavano anima e passione. Qui si fanno invece i conti con un film fantascientifico privo di vitalità, frettoloso, che cerca di riflettere su tematiche attuali, rilevanti, ma messe sul piatto senza alcun ordine logico. Le riflessioni accennate rimangono tali e la carica emotiva che il film dovrebbe avere si spegne dopo poco tempo, forse perché mai realmente accesa.

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Elucubrazioni su intelligenza artificiale ed errato uso della tecnologia a parte, anche perché il film le salta senza troppi complimenti, anche la vena più intrattenente/action dell’opera pulsa in maniera spasmodica. Sull’ultima parte le cose tendono a riprendersi notevolmente, ma la prima ora è di una piattezza indescrivibile. L’azione e la tensione sono impercettibili, così come l’interesse per quello che è il focus narrativo sul quale ruota la storia della protagonista interpretata dalla Brown: il rapporto con suo fratello. Un punto che viene troppo spesso platealmente accentuato e che sottolinea il già didascalico approccio che il film pone con lo spettatore.

La maestosità delle scenografie e degli effetti speciali paventati non sono niente di al disopra del livello medio dei blockbuster usciti ultimamente. Bene ma non benissimo solo che, visto che non si è puntato sulla scrittura, l’approccio tecnico e visivo doveva essere il cavallo di battaglia del film, l’ariete che riusciva a sfondare lo schermo per far breccia sullo spettatore. Cosi però non è stato.

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Cast di spessore qualitativo ma che non dice molto

Da una simil disfatta uno non può che riporre le ultime speranze sul lavoro messo in piedi dal cast. Soprattutto poi se questo vede tra le sue file un premio Oscar, un pluricandidato ai premi Emmy e una delle attrici che molti considerano essere uno dei più grandi talenti della Hollywood anni duemila. La fiducia è però mal riposta: nessuno degli attori è mai in parte e quella che visti i titoli di testa sembrava essere una salda ancora è la zavorra finale che trascina il tutto nell’abisso più tetro. Meglio di tutti Millie Bobby Brown, quantomeno in linea con il suo personaggio, ma per gli altri niente da fare. Un cast con dell’altissimo potenziale sfruttato al minimo delle sue possibilità.

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In conclusione

The Electric State è un altro di quegli sci-fi che vorrebbe dire tutto ma che finisce per non dire niente. Poca sostanza e poco carisma per un film che non rimarrà a lungo sulla bocca di tutti anzi, un buco nell’acqua il cui tonfo in poco tempo non farà più alcun rumore. I fratelli Russo hanno perso la loro creatura e sembra fatichino a trovare un nuovo sostituto. Non sorprenderebbe se in un futuro vicino ritornassero a prendere in mano i supereroi che tanto li hanno plasmati e fatti conoscere al mondo intero.

The Electric State: trailer

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

The Electric State, un film di poca sostanza e poco carisma. I fratelli Russo hanno perso lo smalto che li contraddistingueva.
Davide Secchi T.
Davide Secchi T.
Cresciuto a pane e cinema, il mio amore per la settima arte è negli anni diventato sempre più grande e oltre a donarmi grandissime emozioni mi ha accompagnato nella mia maturazione personale. Orson Welles, Ingmar Bergman, Akira Kurosawa e Federico Fellini sono gli autori che mi hanno avvicinato a questo mondo meraviglioso.
The Electric State, un film di poca sostanza e poco carisma. I fratelli Russo hanno perso lo smalto che li contraddistingueva.The Electric State: la recensione