E’ arrivato nelle sale dopo tanti anni di gestazione il remake/reboot di “The Crow– Il corvo”, con Bill Skarsgard a raccogliere il testimone. Il risultato ovviamente ha destato molte perplessità, alcune fondate, altre meno. Perchè è pur vero che l’originale con Brandon Lee ha lasciato una traccia indelebile nel cuore degli spettatori di tutto il mondo, e riportarlo nelle sale a distanza di trent’anni esatti appare come un autentico azzardo.
Molti registi e attori hanno tentato di riportare nelle sale il fumetto di James O Barr, come Stephen Norrington, Juan Carlos Fresnadillo e Corin Hardy. Mentre tra gli attori erano stati opzionati Mark Wahlberg, Luke Evans, Bradley Cooper, Jack Huston e Jason Momoa. Alla fine dopo 30 anni esatti sono riusciti nell’impresa Rupert Sanders alla regia e Bill SKarsgard nei panni del protagonista.
Le premesse sbagliate per molti detrattori erano già partite con il rilascio del primo trailer e a far discutere era stato il look del nuovo Corvo, che aveva lasciato perplessi i numerosissimi fan dell’originale, considerato un autentico cult movie della cinematografia mondiale. Per cominciare, il nuovo corvo ha i capelli corti ed un corpo ricoperto di tatuaggi, con una tendenza di somiglianza quasi ai trapper contemporanei che ai metallari dai lunghi capelli degli anni Novanta.
The Crow – Il corvo: cast, trama e recensione
Bill Skarsgard ce la mette tutta per ricreare 30 anni dopo l’iconico e leggendario personaggio che ha lasciato un’impronta indelebile nel cuore degli spettatori. Ma non è supportato da un cast degno di rilievo. Fka Twigs appare svogliata come Shelley Webster, mentre Danny Huston nei panni del signore del crimine Vincent Roeg sembra una macchietta a confronto del malvagio Top Dollar di Michael Wincott.
Nel remake del film “Il corvo”, Eric è un tossicodipendente con un passato difficile che si innamora di Shelly, una musicista con problemi simili. Dopo che Shelly viene assassinata dal boss del crimine Vincent Roeg, Eric si risveglia in una sorta di purgatorio dove gli viene assegnato il compito di vendicare Shelly oltre a cercare di riportarla in vita, ma soprattutto per uccidere Roeg.
Questo remake ha stravolto l’essenza dell’originale del 1994, eliminando il fascino gotico e la profondità emotiva che caratterizzavano la storia. La trama troppo complicata e confusa, con l’aggiunta di elementi soprannaturali, nel caso del villain. Inoltre, la rappresentazione dei personaggi è stata considerata debole e poco ispirata rispetto alla versione originale, priva dell’intensità che rendeva iconico il personaggio di Eric Draven interpretato da Brandon Lee.
Perdita di simbolismo e dell’atmosfera
L’originale “Il corvo” del 1994, con Brandon Lee, era un’opera che combinava il gotico con il dramma, con forti elementi di vendetta e redenzione. Il remake ha stravolto queste tematiche, aggiungendo complessità non necessarie e sacrificando l’intensità emotiva del racconto originale. La trama si concentra troppo sugli aspetti soprannaturali e sui colpi di scena, rendendo il film più confusionario che suggestivo.
Eric e Shelly, che nel film originale avevano una storia d’amore tragica e potente, qui sembrano essere personaggi poco sviluppati e privi di chimica. La versione del remake riduce la loro relazione a qualcosa di più banale (e il pubblico se ne accorge), mancando la profondità psicologica che rendeva la loro storia toccante. Inoltre, il legame di Eric con Shelly viene indebolito da dubbi e ripensamenti, che tolgono potenza alla sua motivazione.
Ma anche la vendetta appare alquanto sbrigativa, infatti i nemici dell’originale venivano uccisi in maniera “creativa” da Eric Draven. Quì l’unico vero massacro avviene nel teatro quando Draven sgomina un intero esercito di guardie del corpo a colpi di katana e di pistola. Ma il dolore che prova il protagonista è autentico ogni volta che viene colpito anche se reso immortale da questo mondo oltretomba.
Toni dissonanti in “The Crow – Il corvo”
Il film oscilla tra il dramma, l’horror e il thriller, senza riuscire a trovare una coerenza stilistica. Le scene di violenza e vendetta sembrano spesso gratuite e non servono a rafforzare la trama o a sviluppare i personaggi. Il contrasto tra il tono cupo e alcune scelte di regia finisce per far sembrare il film scollegato e poco convincente.
La regia di Rupert Sanders ha un approccio troppo generico, mancando l’originalità e l’estetica visiva che avevano reso l’originale iconico. Gli effetti speciali, invece di arricchire il film, sono stati considerati esagerati e mal eseguiti, togliendo quel senso di intimità e malinconia che caratterizzava il “Corvo” del 1994.
Un’eredità pesante
Il remake doveva confrontarsi con un film che ha acquisito uno status di culto anche a causa della tragica morte di Brandon Lee durante le riprese. Ed è proprio questa la sfortuna più grande di questa pellicola, che nonostante svariati tentativi di buona volontà fa fatica a seguire una linea precisa. In certi momenti Eric appare come un Orfeo confuso che cerca di recuperare la sua Euridice in maniera bizzarra.
Ma anche paradossalmente invulnerabile in pieno stile “John Wick”, vista l’enorme violenza che esplode nel prefinale teatrale. Questo ha reso difficile replicare l’intensità emotiva e la connessione che il pubblico aveva con l’originale. Qualsiasi tentativo di rifacimento avrebbe avuto difficoltà a soddisfare le aspettative dei fan, e questo remake, nonostante qualche buona intuizione, è stato visto come un tradimento dell’eredità del film originale.