Secondo adattamento dell’omonimo romanzo di Stephen King, Pet Sematary è forse l’opera molto più “mistica” e horror del Re del Terrore.
Il romanzo in sé è un piccolo gioiello che ha suscitato interesse anche nelle persone più scettiche non amanti di King, la sua profondità, crudità e “spiritualità” in un certo senso, fanno immergere il lettore in questo libro di sole 422 pagine.
Pet Sematary ora disponibile su Prime Video a noleggio, ebbe già una trasposizione filmica nel 1989 con un seguito Pet Sematary 2. Ma alla notizia di un nuovo adattamento remake del romanzo, in molti nel furono incuriositi. Nel 2019 esce nelle sale sotto la regia di Dennis Widmyer e Kevin Kölsch.
Pet Sematary Trama
Pubblicato nel 1983, il romanzo racconta della famiglia Creed. Per motivi lavorativi Louise Creed si trasferisce con moglie e due figli in una piccola cittadina universitaria del Maine. Dietro casa loro, in una radura che fa comunque ancora parte della loro proprietà, sorge un cimitero dove i ragazzi del posto sono soliti seppellire i propri animali. Ma ben presto la serenità della famiglia Creed verrà sconvolta da una serie di tragedie ed eventi che porteranno al risveglio di forze oscure e malefiche.
Il Cast
Gli interpreti: Louise Creed (Jason Clarke), Rachel Creed (Amy Seimetz), Elie Creed (Jeté Laurence), Cage Creed (Hugo Lavoie), Jude Crandall (John Lithgow).
Pet Sematary Recensione
Pellicola dallo schema circolare ma con finale aperto, cioè che ci fa vedere una piccola scena della fine per poi cominciare tutta la storia dall’inizio per arrivare poi a quel punto.
Pet Sematary ha un mood narrativo che si prende il proprio tempo nella prima parte del film per poterci presentare i personaggi e familiarizzare con l’ambiente della piccola cittadina.
L’idea dei registi di cambiare completamente mezza sceneggiatura modificando completamente quale fosse il senso in sé del romanzo. Scelta, certo ben ponderata, anche per il timore delle ieri dei fan del re dell’horror.
Stravolgimento della sceneggiatura
Di quale cambiamento stiamo parlando?
Parliamo dell’evento scatenante che porterà poi al risveglio dell’entità con la quale Louise Creed dovrà confrontarsi. La morte di uno dei suoi figli. In Pet Sematary, appunto, si decise appunto di cambiare facendo morire Elie invece di Cage.
Mai scelta fu più giusta, appunto nel film del 1989 vedere il piccolo Cage Creed con il faccino cattivo ed armato di bisturi, sembrava la copia bionda ed umana di Chucky, più di terrorizzare faceva ridere; invece con la morte di Elie e la fisionomia facciale dell’attrice interprete, il senso di inquietudine è molto più marcato.
Tutto il contrario invece da dire per Jason Clarke, che per tutti il film sembra essere posseduto da una monoespressione che non lascia scampo ad una recitazione piatta e profonda quanto un foglio A4.
Il dramma personale di Rachel e la sua infanzia racchiusa in poche scene dove ci fanno vedere una sorella deforme, sporca ed allettata morta in giovane età per una malattia che ne aveva anche debilitato l’umore rendendo in lei l’impossibilità di pensare alla morte e noi intolleranti ai suoi scatti.
Per l’uscita di Pet Sematary ci fu il lancio di due trailer che come atmosfera e patos erano molto più travolgenti del film in sé.
Pet Sematary si salva su pochi fronti, e questi non è la recitazione o il suo finale aperto, il film è buttato in una recitazione grossolana. Le potenzialità del film potevano essere tantissime ed i registi erano riusciti a vederle, ma non a maneggiare con cura, si pensi a tutta la parte riguardante la camminata nel bosco e nella palude fino al monte dei morti, che poteva essere espressa meglio, dilatata e sviluppata di più per dare più misticità alla resurrezione di Elie.
Il potenziale non sfruttato
Le atmosfere ben costruite e bilanciate: i contrasti visivi tra giorno e notte; ricordi e le atmosfere sotto l’influsso della creatura che infligge all’ambiente. Sono le cose che di certo ci fu un lungo studio ed una minuziosa cura per immedesimare lo spettatore e renderlo parte del film. Sarebbe potuto essere così se il film fosse stato muto e con movimenti ampiamente teatrali come nel cinema degli anni ‘20, ma purtroppo non è stato così.
L’unico jump scare del film può essere affibiato al passaggio del camion sulla strada. Quando la famiglia, arrivata finalmente alla casa, scopre che la strada, in questo caso una statale, viene percorsa dai camion a tutta velocità, apprendono anche che per colpa di quest’ultima ci furono molte vittime.
Il finale, ricordiamo aperto, lascia non solo un amaro in bocca nato a circa metà del film, ma ci fa chiedere come sia possibile che il film sia degenerato in tal modo con una serie di morti e resurrezioni a catena in un lasso di tempo molto ridotto (un paio di ore) rispetto alle prime due, quella del gatto Church e di Eli che doveva passare pressappoco una notte.
Pet Sematary film dalle grandi potenzialità non sfruttate, con una recitazione per nulla convincente che vanificano e mortificano un buon lavoro di contestualizzazione e la trovata di una chiave di lettura diversa sia del romanzo che dei film precedenti creando una linea nuova più cruda e cruenta.