Perfetti sconosciuti è un film del 2016 diretto da Paolo Genovese e disponibile su Netflix.
Vincitore di molteplici premi tra i quali due David di Donatello (Miglior sceneggiatura e Miglior film) e tre Nastri d’argento. Perfetti sconosciuti è inoltre entrato a far parte del Guinness dei primati come il film con più remake in assoluto nella storia del cinema.
Perfetti sconosciuti – Trama
Rocco (Marco Giallini) ed Eva (Kasia Smutniak), coppia sposata che sta attraversando un momento di crisi, invitano alcuni amici a casa propria per una cena, con l’intento di assistere insieme all’eclissi lunare che avverrà di lì a poco. Cosimo (Edoardo Leo) e Bianca (Alba Rohrwacher) sono novelli sposini e stanno tentando di avere un figlio, Lele (Valerio Mastandrea) e Carlotta (Anna Foglietta) sposati e con due figli vivono anch’essi una profonda crisi matrimoniale mentre Peppe (Giuseppe Battiston), divorziato, è atteso con la sua nuova ragazza, la quale però non si presenta all’incontro perché apparentemente malata.
Tutto procede in tranquillità, si parla di un po’ di tutto, anche del tradimento venuto allo scoperto di un conoscente del gruppo. Gli amici lo deridono perché si è fatto cogliere in flagrante per dei messaggi sul cellulare. Eva propone allora di riporre sulla tavola ognuno il proprio cellulare e di condividere qualsiasi messaggio o chiamata si riceva, così da mettere alla prova la sincerità dei singoli.
Succede quindi che, con l’avanzare dell’eclissi, le verità più nascoste vengono a galla e gli amici di una vita risultano essere in realtà degli sconosciuti. L’evidenza è sotto gli occhi di tutti: “siamo tutti frangibili. Chi più. Chi meno”.
Cast
Perfetti sconosciuti è più che mai un film corale, dove non si riscontrano un protagonista o una protagonista. Ogni personaggio è sfaccettato e assolutamente essenziale. Attraverso le fragilità e i segreti di ognuno di loro si costruisce lentamente una fitta ragnatela di ansie e menzogne che mostrerà come, persone che si conoscono dai tempi del liceo, siano in realtà dei perfetti sconosciuti.
Perfetti sono inoltre gli interpreti e le interpreti. Marco Giallini, Kasia Smutniak, Edoardo Leo, Alba Rohrwacher, Valerio Mastandrea, Anna Foglietta e Giuseppe Battiston sono stati in grado di caratterizzare il proprio ruolo rendendolo unico, sia attraverso la gestualità, la postura corporea, la parlata più o meno “coatta”. Nel 2016 l’intero cast e il casting director ricevono il Nastro d’argento speciale. Non c’è da stupirsi se del film ne sono stati fatti anche degli adattamenti teatrali in diverse parti del mondo (fra le quali Off-Broadway nel 2024).
Perfetti sconosciuti – Recensione
Paolo Genovese ( attualmente nelle sale cinematografiche con Follemente) insegna come, delle volte, per mettere in scena la complicatezza umana non si necessita di un arco temporale lungo una vita, bensì di una notte soltanto e di un gruppo di personaggi ben definiti. Insomma: a volte c’è bisogno della semplicità per far venir fuori la complessità e, soprattutto, la frangibilità di ognuno di noi.
Il film si apre a buio mentre in sottofondo aleggiano le note di I Will Survive, come a voler preparare il pubblico alla guerra che si scatenerà da lì a qualche istante. O forse per rassicurare del fatto che, in un qualche modo, i nostri protagonisti e le nostre protagoniste alla fine sopravviveranno. Attraverso le battute i personaggi si raccontano, mettono lo spettatore al corrente di momenti tragici del loro passato che ancora li attanagliano e li perseguitano.
Con l’avanzare dell’eclissi e l’oscurarsi della luna (giudice e deus ex machina allo stesso tempo), i segreti vengono a galla e la tavolata conviviale sulla quale si sta svolgendo una normale cena tra amici, si trasforma inesorabilmente in una sorta di banco degli imputati di fronte al quale ognuno di loro deve necessariamente passare.
Il continuo e lento movimento della macchina da presa crea a sua volta delle ellissi, le quali pongono l’attenzione su colui o colei che sta performando il proprio monologo, liberandosi da ogni peso.
L’atmosfera serena e l’apparenza di una commedia leggera creatasi nella prima parte del film, va’ via via scemando attraverso l’intricato gioco di sguardi fra chi, all’insaputa degli altri, condivide dei segreti.
Il climax scoppia quando la sessualità di uno degli amici viene messa in dubbio, provocando delle reazioni che tutto sono fuorché di amicizia e accettazione. Il castello di certezze e (apparenti) salde relazioni crolla quindi inesorabilmente.
In conclusione
Genovese intende avvertire il pubblico mostrandogli come questo piccolo oggetto che contiene i dati più importanti della nostra vita, nel quale abbiamo riposto ogni nostro segreto e speranza possa, a distanza di dieci anni ancora di più, tramutarsi in un nemico temibile. Non demonizza, ma chiede di essere cauti.
Ognuno di loro, da Eva a Peppe a Lele, è come una piccola scatola nera che ha assorbito e racchiuso verità che non possono uscire allo scoperto. Racchiudono i propri sbagli, le confessioni altrui. Tutto crollerebbe se il contenuto venisse esposto alla mercé del gruppo.
E noi, saremmo disposti a lasciare libera entrata nella nostra privacy, nella nostra vita? O, forse, lo stiamo già facendo?