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Perché Evan Peters è perfetto nel ruolo di Jeffrey Dahmer

Evan Peters ha dato volto a uno dei criminali più insoliti che siano mai transitati per l’universo Netflix. La storia di Jeffrey Dahmer, tra critiche e lamentele, tra applausi a scena aperta e apprezzamenti vari sta riscuotendo un notevole seguito. Ha sostanzialmente rotto alcune barriere sceniche che volevano, all’interno delle sceneggiature, una classificazione dei personaggi che procedesse per stereotipi.

In questo caso invece è stato dimostrato (basandosi la serie su fatti realmente accaduti) che anche un ragazzo omosessuale poteva macchiarsi di delitti atroci e questa cosa (oltre a suscitare critiche) ha conferito un punto di vista della questione diverso, diciamo proprio particolare.

Ecco che serviva un interprete di tutto punto, un attore che (conosciuto o no) potesse accendere la curiosità degli spettatori e coinvolgerli in un viaggio particolarmente intenso. Evan Peters corrisponde a questa descrizione ed è per questo che è stato buttato nella mischia.

Le motivazioni che adducono alla scelta di questa figura è che da sempre è abituato a confrontarsi con ruoli di gente sopra le righe. Che interpreti uno psicopatico o che metta in scena le gesta di un bravo ragazzo qualsiasi, Evan Peters è in grado di impreziosire il tutto con il suo volto.

Mescola sembianze da persona pura con uno sguardo di autentico terrore; la sua dolcezza inquieta, infatti, lo ha sempre accompagnato nelle varie rappresentazioni: in American Horror Story, X-Men: Dark Phoenix, Never Back Down ma, soprattutto, Wandavision impone una presenza scenica perfettamente a metà tra il rassicurante e il disturbante.

Nell’interpretare, ad esempio, una variante (o un sogno) del fratello di Wanda Maximoff (ormai Scarlett Witch dopo Doctor Strange 2) si vede che la sua comparsa non è messa lì a caso. Da un iniziale tratto affabile si passa alla percezione di una minaccia velata che si scopre man mano.

Insomma, Evan Peters era perfetto per interpretare un personaggio psicolabile come Dahmer: le insicurezze si mescolano alla rabbia, l’abbandono si unisce con la brutalità. Tutti tratti che l’attore ha inscenato alla grande: la dolcezza inquieta di cui si parlava.

Federico Favale
Federico Favale
Anche da piccolo non andavo mai a letto presto. Troppi film a tenermi sveglio. Più guardavo più dicevo a me stesso: "ok, la vita non è un film ma se non guardassi film non capirei nulla della vita".

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