Per Elisa è una nuovissima e piacevole uscita del panorama fiction che fa capo a Rai Tv. Una serie agli occhi di molti insolita, che esce parzialmente a ciel sereno.
Non si tratta tuttavia di un caso “nuovo”. Vale la pena segnalare, fin da subito, che Per Elisa è basata su una storia vera: quella della scomparsa, quindi dell’uccisione di Elisa Claps, ragazza sedicenne che nel 1993 è stata consegnata disgraziatamente alle cronache giornalistiche.
Un caso che a modo suo ha fatto scuola, per tutta una serie di motivi. Difficile individuare un elemento preciso, ce ne sono tanti. Opportuno chiarire dal principio che proprio questa storia funge da antesignana per tutto un filone che accompagnerà gli interessi dell’opinione pubblica.
Banalmente è uno dei primi casi italiani che ha di fatto forgiato il True Crime nostrano. Una delle prime a far luce su alcuni aspetti della psiche umana, talvolta sottovalutata e quindi sottaciuta.
Per Elisa ha degli elementi di finzione. La produzione ci tiene a specificarlo all’inizio di ogni puntata, volendo al contempo far percepire l’importanza del narrato e chiarire che la serie è pur sempre frutto di elaborazioni televisive.
Per Elisa – Una storia italiana antesignana
Innanzitutto, per comprendere la portata dell’evento, è bene partire dal dato geografico. La famiglia Claps proviene da Potenza e il fatto in questione è avvenuto nel lontano 1993.
Sono elementi non casuali e che sono connaturati a una dimensione storica che supporta il tutto. La città lucana in quegli anni offriva infatti un perfetto spaccato della struttura sociale italiana tipica: un piccolo centro con una sua gerarchia sociale. Gerarchia che si rivelerà complice nella non risoluzione del delitto per un totale di diciassette anni d’ombra.
Elisa Claps era la figlia più piccola di una famiglia modesta. Dove per modesta non si intende tanto di basso rango, bensì una famiglia come tante (con sogni propri, meccanismi emotivi ben consolidati e dedita alla fede cristiana).
La giovane aveva appena conseguito il diploma di scuola superiore e a seguito di ciò si rese conto che stava crescendo. Non otteneva più attenzioni solo dalla sua cerchia familiare, ma anche da chi orbitava intorno ai contesti sociali più agiati.
In particolare Danilo Restivo era interessato alla giovane. Non che fosse subito un’attenzione di carattere morboso, ma certamente il modo in cui girava intorno a Elisa suscitava sospetti in tutte le sue amiche.
Quest’ultime le intimavano di non dargli corda (era un personaggio strano, poco avvezzo all’eleganza e alle maniere).
Per Elisa ha come focus questo grande e singolare aspetto. Elisa stessa era una persona aperta alle differenze e accolse Danilo nella sua sfera emotiva con compassione e benvolenza. Non si curava delle dicerie e men che meno osservava la vita attraverso la lente della stratificazione socio economica.
Accettò quindi di incontrarlo fuori la chiesa che frequentava per ricevere un regalo che il giovane diceva di averle fatto per celebrare il suo definitivo passaggio all’età adulta (la maturità era in quegli anni una tappa fondamentale).
Il giorno in cui avvenne questo incontro tuttavia Elisa non tornerà più a casa. Dalla scomparsa si passò alla consapevolezza di un suo effettivo decesso. Per Elisa continua in seguito con le diatribe giudiziarie che hanno accompagnato la vicenda, in un vortice di menzogne e malignità.
Una Rai sempre più di qualità
La regia ha dimostrato abilità nel dare una caratterizzazione a tutti i personaggi e codificare storicamente la triste vicenda di Elisa Claps.
Sono essenzialmente due i colpevoli della sua scomparsa e dell’omertà che è a esse accompagnata. Da un lato Il contesto di riferimento (si è già detto di Potenza) e successivamente l’epoca storica in cui si è svolta la vicenda.
Non vi era una mediaticità spiccata per questo tipo di avvenimenti. Poca attenzione, poca luce su casi come questo. Forse solo Emanuela Orlandi era un esempio antecedente e degno di essere assimilato a questo.
Era tutto lasciato alle dicerie, a presupposizioni fallaci. Basta pensare che non c’era nemmeno la tecnologia necessaria di supporto. Si partiva dai volantini, dalle ronde fisiche e da una fiducia forte nelle istituzioni.
Per Elisa fa capire come anche quest’ultime (chiesa e polizia in primis) abbiano abbandonato la loro veste sacrale facendo disaffezionare i Claps prima e l’opinione pubblica poi.
Il registro di Per Elisa è inoltre molto lineare, pertanto questo messaggio penetra in profondità.
Non sempre si dimostra all’altezza della situazione e l’elemento di finzione talvolta surclassa la realtà dei fatti. Nella serie si vede un uso continuo di Pc portatili, di Internet (elementi che all’epoca non solo erano desueti, ma si potrebbe dire non in uso).
Una mail poteva destabilizzare tutto l’ambiente. Gildo Claps ad esempio riceve una comunicazione su sua sorella e, pur non credendo che sia effettivamente lei, il fatto non è ricollegato subito a una spam o a uno scherzo di cattivo gusto (come si farebbe invece oggi).
Si pensa piuttosto a piste da percorre, per arrivare appunto alla verità.
Per Elisa dimostra tuttavia il suo apice narrativo nel momento in cui la regia è chiamata a spiegare come in un contesto come quello potentino, una famiglia credente arrivasse di fatto a questionare l’operato delle istituzioni. La chiesa e la polizia che erano dei veri e propri fari nella società.
Importante anche la valenza cronachistica. Per Elisa (il caso Claps in sé per sé) ha codificato alcuni stilemi sociali che oggi sono pane quotidiano. Danilo Restivo era visto come lo “scemo del villaggio”. La verità è che era una persona disturbata a non uno strambo.
Non era un incompreso, un personaggio sopra le righe. Era un vero e proprio criminale.
Il True Crime dunque, pur portandosi dietro molte critiche, può sensibilizzare molto e educare tutti a recepire messaggi che spesso non sono molto chiari. Accende di fatto una luce molto brillante su comportamenti umani spesso non intesi nella maniera giusta.