Offline è una commedia per adolescenti e famiglie diretta da César Rodrigues e rappresenta il primo film brasiliano prodotto e distribuito da Netflix. Un’opera leggera, romantica e divertente che ha anche i suoi momenti drammatici. In quest’epoca caratterizzata dall’ossessione di apparire e mostrarsi sui social, cerca soprattutto di trasmettere un messaggio di riconnessione e consapevolezza di sé. Il film è interpretato da Larissa Manoela, attrice e cantante brasiliana che ha iniziato la sua carriera a soli sei anni e, sebbene non sia molto conosciuta in Italia, è un’icona del pubblico giovanile divenuta famosa a livello internazionale per aver interpretato il personaggio di Maria Joaquina in una soap opera brasiliana.
“Offline” ci presenta Ana, una influencer digitale appassionata di moda che non può e non riesce a vivere senza il suo cellulare. Lavora per Carola, proprietaria di un’importante e influente società di moda e marketing digitale, di cui Ana è la ragazza immagine insieme al suo fidanzato Gil. Ogni singolo momento della sua vita è assiduamente documentato e pubblicato sui social network: il risveglio, la colazione, la scelta dei vestiti per un incontro, la celebrazione dell’anniversario e persino gli incidenti stradali, sempre molto frequenti, proprio per colpa dell’utilizzo dello smartphone alla guida. Magari qualche scena ci farà un po’ sorridere, ma la dipendenza da cellulare ormai è una malattia riconosciuta. Si parla proprio di “nomofobia” che è la paura incontrollata di rimanere sconnessi e, da questo timore, emerge quindi una difficoltà a staccarsi, non solo psicologicamente, ma anche fisicamente dal telefono. Dopo l’ennesimo incidente che distrugge l’auto, i genitori di Ana, ovviamente preoccupati, le proibiscono di usare il cellulare e la mandano a vivere in campagna, a casa di suo nonno Germano. La casa del nonno, sprovvista di qualsiasi dispositivo digitale, costringe la giovane protagonista a vivere una vita che non aveva mai conosciuto.
La prima parte del film è abbastanza dinamica, con l’aiuto di un buon montaggio seguiamo la routine della protagonista, comprendendo meglio il suo personaggio. Qui viene utilizzato un modello già noto nel genere: atteggiamenti e immagini dei personaggi in un modo molto “cartoonesco” che simboleggia l’industria della moda e in particolare la vita degli influencer digitali. Però, una volta compreso l’intento della narrazione, non è difficile prevedere cosa accadrà dopo. La storia della ragazza viziata della grande città che scopre le sue origini e impara a valorizzare le piccole cose è una storia già vista un sacco di volte, come ad esempio – tanto per citarne uno – Hannah Montana del 2009. L’impressione di familiarità è chiara e tutti i personaggi del nucleo rurale sono simili a molti altri che popolano il catalogo del servizio di streaming. L’elemento “innovativo” di Offline potrebbe essere rappresentato dal soggetto che ha la dipendenza dal dispositivo mobile e dai social network che è un po’ il simbolo delle generazioni di questo ventunesimo secolo. Ma la sceneggiatura di Renato Fagundes e Alice Name-Bomtempo che adattano la trama creata dal messicano Alberto Bremer, non riesce a sfuggire agli stereotipi e ai cliché, pieni di conflitti che vengono risolti in maniera semplicistica, lasciando un’aria di superficialità.
Sebbene prevedibile, Offline ha i meriti per il prezioso messaggio. In un’era in cui i social network riproducono un mondo di finzione o comunque alterano e edulcorano la realtà, vale la pena sottolineare una produzione che ricorda l’importanza di essere originali, ma soprattutto responsabili e coscienziosi. Oltretutto, avere Larissa Manoela come attrice protagonista, è un fattore essenziale, non solo per il suo carisma e l’ottima presenza scenica. Con oltre 29 milioni di follower solo su Instagram (quasi il doppio di quelli che ha ad esempio Chiara Ferragni), la giovane attrice, come Ana, è uno dei maggiori riferimenti sui social ed ha il potere di mostrare ai fan che la vita è molto di più che simpatie e opinioni. Alla fine della giornata le relazioni che creiamo fuori dallo schermo e le responsabilità che abbiamo acquisito nel corso degli anni sono ciò che determinano chi siamo veramente.
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