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Niente di nuovo sul fronte occidentale: recensione

Niente di nuovo sul fronte occidentale (2022) è il terzo adattamento dell’omonimo romanzo del 1928 di Erich Maria Remarque, questa volta diretto da Edward Berger. Il film, originale Netflix, è stato scelto per rappresentare la Germania per l’Oscar 2023 al Miglior film internazionale.

Niente di nuovo sul fronte occidentale: trama

Durante la prima guerra mondiale, Paul (Felix Kammerer) e i suoi amici decidono di arruolarsi nell’esercito tedesco, attratti dalla gloria e dall’onore che vengono loro promessi. Una volta sul campo di battaglia, però, si rendono conto di quanto le cose siano diverse e di come ad attenderli non ci sia altro che dolore.

Niente di nuovo sul fronte occidentale

Niente di nuovo sul fronte occidentale: recensione

Ultimamente Netflix sta puntando molto su progetti europei ad alto budget, film più vicini ad un mercato come quello statunitense piuttosto che a quello europeo, che nonostante questo mantengono un’identità nazionale ben precisa tramite la trattazione di temi legati al Paese. Poche settimane fa è stato il turno di Athena di Romain Gavras, kolossal urbano di grande impatto tecnico; Niente di nuovo sul fronte occidentale segue la medesima scia.

È un war movie dalla grande forza tecnica che racconta una storia ancorata alla Storia tedesca (anche se per ovvi motivi diventa poi una storia mondiale) e che riflette in maniera decisa sulla società della Germania del primo Novecento.

Colpisce come Edward Berger riesca con poche mosse a mostrarci quanto possano essere ciechi il fanatismo e l’entusiasmo che la propaganda alimenta in tempo di guerra, tanto da spingere il protagonista Paul a falsificare la firma di suo padre pur di entrare nelle file dell’esercito. Basteranno pochi minuti di film per calarci nella violenza della battaglia e veder crollare insieme ai protagonisti le ambizioni di gloria. È un’idea semplice, già vista molte volte in storie di questo tipo, ma messa in scena ottimamente, complice anche un lavoro sul sonoro che già dalla primissima scena cala lo spettatore in mezzo alla violenza sfrenata del campo di battaglia.

Niente di nuovo sul fronte occidentale

Niente di nuovo sul fronte occidentale è però un film che paga il fatto di venire dopo altri film che hanno fortemente plasmato l’immaginario cinematografico contemporaneo della prima guerra mondiale: Dunkirk e 1917. E nonostante Niente di nuovo sul fronte occidentale possa benissimo competere con i due film citati e addirittura arrivi a superarli sotto alcuni aspetti, il rischio è che possa passare in sordina e non colpire quanto meriterebbe.

C’è da dire che la pellicola di Berger ha il pregio di riuscire a colpire nel profondo lo spettatore e di rivelarsi disturbante in più di una sequenza. L’orrore della guerra, già raccontato in molti film, qui viene mostrato nel mondo più spaventoso, tramite alcuni momenti di violenza e di disperazione che difficilmente lasciano indifferenti.

La scena più potente da questo punto di vista riguarda un prolungato scambio di sguardi tra Paul e un soldato francese che sta agonizzando per colpa sua. Il crescendo musicale e la sofferenza che unisce e allo stesso tempo divide i due personaggi, rende questa scena un momento fortemente evocativo che racconta in maniera semplice ma assolutamente funzionale quanto in guerra i confini tra vinto e vincitore siano sfumati. Pur cedendo a un po’ di didascalismo, il film ci tiene a mostrare il divario tra coloro che vengono mandati a combattere sul campo e coloro che invece tengono le redini della guerra al sicuro nei propri palazzi e circondati dalle proprie ricchezze.

Focalizzandosi anche sui momenti diplomatici, attraverso la storia del politico Matthias Erzberger, interpretato da Daniel Brühl, Niente di nuovo sul fronte occidentale diventa più di un war movie, ma un racconto politico sull’origine delle guerre, su come l’esaltazione di determinati ideali possa portare al tramonto della civiltà e di quanto questo possa ripercuotersi nelle generazioni future.

Il film, pur mantenendo un alto livello tecnico dall’inizio alla fine, rallenta la sua corsa a tre quarti della narrazione e questa situazione di stasi finisce per penalizzare il finale che, altrimenti, avrebbe potuto convincere quanto il resto dell’opera.

Al termine della visione rimane la sensazione di aver assistito ad un’opera totale, dove ogni aspetto della narrazione filmica è curato al fine di offrire allo spettatore un prodotto che non sia unicamente visivo, ma che coinvolga la più vasta gamma di sensi. Niente di nuovo sul fronte occidentale è un film che intrattiene, nel senso più puro della parola, trasporta lo spettatore in un mondo e lo coinvolge completamente. Allo stesso tempo, oggi è impossibile vedere questo film e non pensare quanto la storia messa in scena sia più attuale che mai.

PANORAMICA RECENSIONE

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni
Roby Antonacci
Roby Antonacci
Giornalista per Vanity Fair, collaboratrice per Moviemag, scrivo da sempre di cinema con un occhio attento a quello d'autore, una forte passione per l'horror e il noir, senza disdegnare i blockbuster che meritano attenzione.

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