Murdaugh Murders non è una storia di finzione; si tratta di una triste e cruda realtà. Da qualche tempo Netflix ha investito parecchio sul Crime Drama, come se si trattasse ormai di un genere che fa categoria a sé e che, di certo, presenta una folta raccolta di contenuti.
A metà tra documentario e fiction, Murdaugh Murders è scivolato stavolta in fondo alla vastità di video che la piattaforma mette a disposizione: ci sono il documentario su Amanda Knox, la serie terribilmente di successo su Jeffrey Dahmer che tolgono pubblico a una miniserie che ha il sapore di opera di nicchia.
Gli amanti del genere potranno invece apprezzare a fondo Murdaugh Murders, dato che offre uno spaccato di una realtà aliena ai più e che insospettabilmente ha maturato negli anni una tossicità che può fare scuola.
Il “prodotto zero” può essere considerato il documentario su Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell: il caso era sotto gli occhi di tutti; pertanto, si comprese da subito che approfondire le dinamiche retrostanti ad atti di criminosi di quel tenore poteva costituire una scelta vincente. E così via, è stata una cascata a non finire. Gli spettatori, volta per volta, sono rimasti stregati dai casi di cronaca più efferati (la corposa produzione alla quale si è andati incontro testimonia proprio tutto ciò).
Si arriva a Murdaugh Murders, l’ultima uscita in ordine di tempo: una miniserie intelligente e puntuale che narra le vicende crime assumendo un punto di vista insolito. Alla fine di questo lungo percorso, che al giorno d’oggi comprende anche la nascita di diversi podcast, video in streaming e quant’altro, c’è tuttavia un’unica grande domanda: perché interessarsi a questi eventi? Cosa si può imparare da loro?
Murdaugh Murders – Omicidi nel profondo sud degli Stati Uniti
Murdaugh Murders parte subito con una descrizione illuminante: immaginate di trovarvi nel mezzo del nulla. Di vivere nel profondo sud degli Stati Uniti: una terra non solo geograficamente complessa, isolata e triste ma anche storicamente segnata da eventi storici difficili da digerire.
Le zone urbane di Charleston, Hampton e Orangeburg sono dominate da un’architettura coloniale segno di schiavismo; quasi fosse un biglietto da visita chiaro e sincero. E così le campagne che si stendono a perdita d’occhio intorno alle zone abitate. Ognuna di queste racconta una propria storia.
I ragazzi di Hampton all’inizio Murdaugh Murders dichiarano proprio quanto sopra detto e si comprende subito che alla luce di quest’impianto socio culturale la loro è un’esperienza di sofferenza e difficoltà. Le loro vite, infatti, sono orbitate da sempre intorno alla famiglia Murdaugh, una dinastia di legali che in città ha sempre detto la sua.
Sono più di un nucleo familiare: si tratta, infatti, quasi di un’associazione che dal 1920 al 2006 ha volutamente accresciuto la sua influenza in quel contesto locale. Fino ad arrivare al 2019, anno in cui si consuma una tragedia legata alla morte della giovane Mallory, un’amica di Paul (il più piccolo dei Murdaugh nella scala genealogica).
Il ragazzo è da sempre uno scapestrato: beve, fuma e mette in pericolo gli altri. Il tutto senza conseguenze. Non ci mette nulla a chiamare il nono e a farsi tirare fuori dai guai. Stavolta però ha esagerato. Durante un rientro in barca a casa, dato il suo stato alterato, causa un incedente nel quale perde la vita Mallory.
Questo è l’incipit che la serie offre per far conoscere meglio la famiglia Murdaugh. L’incidente di Archers Creek non sarà l’unico: si capirà ben presto che l’oscurità avvolge anche altri componenti. Buster (il figlio maggiore) e Alex (padre di Paul e “uomo di casa”) sono altri personaggi più che discutibili.
Ognuno di questi ha avuto a che fare con omicidi. Soprattutto la vicenda di Alex porterà a un cliffhanger micidiale, per cui nel 2021 egli stesso ha ucciso la mogie e il figlio (Paul) durante un raptus che ha per sempre riscritto la storia dell’intera famiglia.
Perchè tanto interesse?
Il caso è su tutti i giornali, le televisioni hanno fatto a gara per accaparrarsi per prime i dettagli più succosi della vicenda. Alla fine Alex è stato condannato all’ergastolo (e ci mancherebbe) ma quello che viene da domandarsi è perché un caso simile possa avere un seguito tale (tanto da dedicagli anche una docu-serie su Netflix).
Bisogna ricordarsi a tal proposito di quanto affermato in precedenza: in Murdaugh Murders non siamo a Manhattan, tra i palazzi scintillanti della città più importante del mondo. Siamo nelle campagne della Carolina del Sud, un posto che molti definirebbero “dimenticato da dio”.
Interessa dunque capire come anche qui possano attecchire certe dinamiche di potere. Parliamo di una famiglia che riusciva a manipolare ogni tipo di situazione. Che si tratti a tal proposito di un gossip rivestito di intento divulgativo? Solo in parte.
Vicende di questo tipo vanno a toccare le corde ancestrali della curiosità umana: il drama che esse portano con sé certifica un interesse genuino e a tratti inspiegabile (si vuole capire come ragiona chi, commettendo tutto ciò, è da fatto molto diverso da noi stessi).
Importante anche riportare che questi casi, come anche altri fatti di cronaca, siano in grado di “fare scuola”. Comprendere la mente insana dell’assassino ha il grande pregio di mettere le persone in guardia, approfondire certe dinamiche psicologiche e, perché no, tornare utile nel computo della sopravvivenza sociale.
Un equivalente in Italia delle vicende raccontate in Murdaugh Murders non c’è. Ma molti casi nostrani, sia da un punto di vista sociologico che legale, hanno portato a una maggiore consapevolezza. Il delitto di Cogne in fondo riguarda una madre che ha ucciso suo figlio. Perché? Proprio questo si cerca di capire.
Non si può parlare solo di interessa malsano, ma di intento di conoscere il mondo in tutte le sue sfumature. In un sistema giudiziario come quello americano poi, dominato dal concetto di “precedente”, può essere interessante vedere a cosa ha portato questa vicenda. Quasi a voler scongiurare futuri episodi che potrebbero ripetere il passato. Questa è la vera essenza di Murdaugh Murders.