Presentato al Festival di Cannes 2022, Marcel! segna l’esordio alla regia dell’attrice romana Jasmine Trinca, una carriera ventennale, la sua, iniziata, con “La stanza del figlio” di Nanni Moretti. Per questo debutto, Trinca mette insieme una bella squadra di attori: Giovanna Ralli (tornata a recitare dopo una lunga pausa, era apparsa nel 2014 in “Un ragazzo d’oro” di Pupi Avati), due nomi importanti del teatro italiano, Umberto Orsini e Dario Cantarelli; ad Alba Rohrwacher è affidato, invece, il ruolo della protagonista, affiancata dalla piccola (convincente e brava) Maayane Conti. E in piccoli ruoli: Valentina Cervi, Paola Cortellesi (esilarante nella parte di una venditrice di gioielli), Giuseppe Cederna e Valeria Golino (una curiosità: Golino nell’acclamato “Miele”, suo esordio dietro la macchina da presa, aveva scelto proprio Jasmine Trinca come protagonista).
Jasmine Trinca ha spiegato così l’origine di Marcel!: “Tutto parte da una fotografia. Ritraeva mia madre che mi teneva per mano sul ciglio di un bosco. Dietro di noi un paesaggio assolato (…). Il colore di quella foto lo avrei definito il colore della memoria”.
Marcel!, recensione e trama
In una Roma rarefatta, va in scena un racconto onirico (piuttosto inquietante). Racconto fuori dal tempo, i cui personaggi (rigorosamente senza nome) si aggirano come fantasmi (è una Roma silenziosa e deserta) tra le vie romantiche del quartiere Garbatella. Marcel! è un’opera personale, libera dalle logiche di mercato, realizzata senza tener conto delle mode e di quel che può piacere al pubblico. Marcel! è una fiaba morbida e nera al contempo. Morbida perché i toni non vengono mai esasperati. Tangibile è l’influenza del cinema muto (“Il Monello” di Charlie Chaplin è uno dei film preferiti di Jasmine Trinca) ma anche di Fellini e Ferreri. Anche se, bisogna dirlo, le scene più crude di Marcel! non raggiungono mai la stessa potenza disturbante di quelle di Ferreri che sapeva emozionare e sconvolgere in maniera unica ed inimitabile.
La storia di Marcel! ruota attorno a una madre un poco strega (sembra la matrigna di Cenerentola) e alla sua fragile figlioletta e comunque, anche lei, per nulla angelica (si fa mettere i piedi in testa dai più forti ma è cattiva con i deboli e tratta malissimo un timido coetaneo, vicino di casa). La bambina vive con i nonni (le uniche figure positive) e la madre non è interessata alle sorti della ragazzina che gira tutto il dì con un sassofono appeso alla schiena e a volte ha pure i sandali rotti ai piedi (che i nonni con amore aggiustano). Per questa donna, artista stralunata, dall’aria hippie, conta solo il cagnolino Marcel. Chiamato così in onore del mimo francese Marcel Marceau. Sì, perché il cagnolino Marcel è anch’egli artista e si esibisce con la padrona in un numero di strada.
Un giorno, però, Marcel scompare per poi andare incontro a un tragico destino. L’assenza dell’animale arreca un dolore inconsolabile alla madre (Alba Rohrwacher) e modifica i rapporti con la figlia. La donna, infatti, viveva in simbiosi con il cane: gli spazzolava i denti, lo baciava in bocca, lo abbracciava, ci dormiva insieme, lo faceva sedere a tavola e anzi: comprava soltanto cibo per lui, preoccupandosi di fornirgli una dieta salutare. La figlia, per tali ragioni, odia profondamente il cane. Un odio implacabile che le toglierà la ragione (svariate le storie di bimbetti perfidi che abbracciano il male, pensiamo, per esempio, al celebre: “Il giglio nero” del 1956, tratto dall’omonimo romanzo horror).
Marcel! vuole essere anche un omaggio pieno d’affetto a una Roma del passato: la Roma dei quartieri/paese con i panni stesi alle finestre, la Roma dei pranzi tutti insieme, delle tradizioni da rispettare, dei giochi semplici: i bambini si radunano in cortile e saltano a corda, si fingono guerrieri duellando con pezzi di legno (viene in mente il Buddy di “Belfast”). Infine il tributo nostalgico alle piccole cose semplici della campagna, alle sagre del cocomero accompagnate dalle canzoni di Al Bano e Romina: “Ci sarà” è fra i brani della colonna sonora.
La madre di Marcel! è un’eccentrica. Affascinata dalle filosofie orientali, dalla divinazione. Una sorta di veggente. Un’artista di strada che vorrebbe somigliare alla grande Pina Bausch (su di lei guardate “Pina”, lo splendido documentario di Wim Wenders).
Chi cerca mamme buone e protettive in Marcel! non le troverà. Questa madre è indipendente, egoista, chiusa nel suo mondo fatato in cui tutto è arte. “All’arte si deve la vita”, ripete in continuazione. Una donna sola e incompresa. La cugina (Valentina Cervi), per esempio, ne parla male e la considera una povera esaltata vagabonda.
Marcel! merita la visione, perché di qualità e realizzato con cura e passione. La storia apparentemente delicata cela disperazione, dramma e orrore. E il finale, arioso, su una spiaggia dorata, lascia spazio alla libera interpretazione. Jasmine Trinca ci consegna un film denso di silenzi, esteticamente convincente. Efficaci le scene di dialogo/monologo della nonna (Giovanna Ralli) che racconta alla nipotina le gesta eroiche del padre (il padre della piccola, appunto), gesta eroiche perché quest’uomo viene descritto come un Dio greco, bello più del sole, carismatico e perfetto.
Marcel! è un esordio interessante. Consigliato a chi è stanco delle solite commedie.