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La trama fenicia: lo schema stilistico di Wes Anderson

Una profonda comicità color pastello

La trama fenicia (2025) è l’ultima impresa scritta e diretta da Wes Anderson, una spy story ricca d’azione, ma anche una saga familiare complessa, a tratti malinconica e irriverente.

Il film, presentato per la Palma d’oro al Festival di Cannes, è uscito nelle sale cinematografiche il 28 maggio. Seguaci o meno delle critiche (negative o positive), amanti del “genere Anderson” o semplicemente del cinema, se avete bisogno di risate raffinate e comicità intelligente, andate a vederlo (anche solo per deliziare i vostri occhi)!

Sedetevi sulle poltroncine, godetevi l’estetica e l’impeccabile bravura di un cast eccezionale!

La trama fenicia – Trama

Zsa-zsa Korda (Benicio del ToroReptile, Sicario), un enigmatico magnate e importante uomo d’affari sopravvissuto a sei incidenti aerei, decide di lasciare il suo intero patrimonio all’unica figlia, Liesl (Mia Threapleton), diseredando tutti gli altri pargoli maschi.

Liesl, abbandonata in tenera età e ormai suora, accetta di diventare la sola erede, ma alle sue condizioni. Decisa a scoprire la verità sulla morte della madre, modifica le regole del gioco, influenzando, anche inconsapevolmente, il destino del padre, impegnato in un audace progetto industriale, ma anche e soprattutto intenzionato a ricucire il rapporto con la figlia.

Fra intrighi, segreti e sabotaggi, la trama contorta procede rapida verso lo scontro finale con il vero cattivo di tutta la storia, lo Zio Nubar (Benedict CumberbatchScherlock, Il potere del cane). Il finale, da fiaba non convenzionale, esalta l’importanza del legame padre-figlia e la capacità di essere felici anche con poco.

La trama fenicia

La Trama Fenicia – Recensione

Quando si pensa a Wes Anderson, l’immagine corre subito dritta ai colori, una palette di tonalità ormai note, ma soprattutto un marchio, uno stile e una modalità inconfondibile di racconto.

I temi possono anche cambiare, ma la forma, il ritmo e la “maniera” sono sempre gli stessi. Il gusto Anderson, apparentemente cinico e segretamente tenero, si riflette nell’accurata estetica scenografica, nella perfezione delle geometrie, nell’attenzione al dettaglio e nella scelta voluta del colore.

La comicità assorbe le tinte pastello e porta una divertente patina di eccentricità e umorismo nero. Molti elementi de La trama fenicia sono un “già visto” (che piace) in uno dei più grandi successi del regista, l’indimenticabile Grand Budapest Hotel (anche nella “tessitura” dello schema giallo-thriller).

L’utilizzo del bianco e nero nelle scene più solenni, come in alcune parti del film The French Dispatch, viene riproposto anche qui, nell’immaginazione del protagonista, quando si vede sottoposto al giudizio divino in un tribunale dell’aldilà.

La trama fenicia

Il marchio Anderson

Torna l’indissolubile collaborazione con la costumista Premio Oscar Milena Canonero e cambia la storica partnership con il direttore della fotografia, da Robert Yeoman a Bruno Delbonnel.

La capacità di Anderson nel trattare temi disparati con il medesimo stile è ormai un marchio di garanzia che ci si aspetta. La famiglia “disfunzionale” ne Il treno per il Darjeeling (nella dinamica di tre fratelli) riecheggia nel binomio padre-figlia e la magnificenza dei corti Netflix, basati sui racconti di Roald Dahl (La meravigliosa storia di Henry Sugar, Il derattizzatore, Veleno e Il cigno) si ripete nella poetica del suo linguaggio.

I dialoghi velocissimi, il ritmo incalzante e frenetico, ma anche la malinconia e la profondità. Tutto quello che conosciamo di Anderson torna ne La trama fenicia, una favola comica color pastello, con un lieto fine anti-capitalista, dove a vincere sono i valori autentici dei legami semplici. Si ride di gusto, con intelligenza e con una giusta dose di leggerezza.

Le musiche di Alexandre Desplat (The Imitation Game) donano quel tocco di classe in più alle perle di un autore che ogni volta sa come circondarsi di una squadra eccezionale.

La trama fenicia

Personaggi e Cast da bomba!

Una simpatica azione che il protagonista compie spesso è quella di regalare bombe a mano agli altri personaggi, ogni volta che sta per contrattare qualcosa finalizzata al suo grande piano industriale. E puntualmente, tutte le volte, prima di raggiungere l’accordo o il compromesso, i caratteri esplodono in liti furibonde e s’infiammano, come delle vere e proprie bombe a mano.

“Tu non sei umano. Sei biblico!”. Le parole di Korda rivolte al fratello Nubar precedono la grandiosità dello scontro tra del Toro e Cumberbatch. In pochi minuti, Cumberbatch scatena tutta la sua potenza e dimostra, ancora una volta, quanto sia “biblico”, inumano nella sua bravura. Si azzuffa e si mangia lo schermo con quegli occhi di ghiaccio (un po’ come quando prestava voce, corpo ed espressioni al drago Smaug).

Esilarante e spiritoso Bryan Cranston che dà la pacca sul sedere a Tom Hanks durante la partita di pallacanestro contro Korda e l’elegante principe Farouk (Riz Ahmed). Mentre nel tribunale universale bianco e nero tuonano un imperturbabile Bill Murray, la difesa dell’avvocato Willem Dafoe e il giudizio severo di Charlotte Gainsbourg.

Indimenticabile Mia Threapleton, nelle vesti di una suora austera e autorevole, che adora fumare la pipa, soprattutto quella con pietre sfarzose regalatagli dal padre o l’incredibile interpretazione di Michael Cera, che effettua un cambio repentino da nerd impacciato esperto di insetti a spia segreta abile in combattimenti, fino a diventare il futuro marito di Liesl.

Infine, punta di diamante, la recitazione di Benicio del Toro, il fintamente cinico uomo d’affari con un doloroso passato alle spalle, che desidera essere semplicemente padre dell’unica figlia non sua, ma dell’unica donna che ha amato, probabilmente.

La trama fenicia

Conclusioni

Il pubblico in sala rideva di gusto. Qualcuno ha anche pensato a voce alta: “ma cosa si è fumato questo quando ha scritto il film?”. Ecco. Che piaccia o meno il trionfo dei valori, con i soliti toni da palette che ormai ci si aspetta, Wes Anderson ha vinto ancora, proprio perché risponde esattamente a quello che ci si aspetta. Ogni volta, però, aggiunge qualcosa, anche se piccola, che il fan o lo spettatore qualunque non può immaginare. Un risultato sempre uguale a sé stesso (nella sua coerenza stilistica), ma che non annoia mai!

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Una favola comica color pastello, un lieto fine anti capitalista, dove a vincere sono i valori autentici del legame padre-figlia e dell’amore semplice.
Carlotta Casale
Carlotta Casale
Viaggiatrice da zaino in spalla e macchinetta fotografica al collo, divoratrice di libri, appassionata di teatro e musica, disegnatrice improvvisata e soprattutto amante di cinema, dove ogni passione converge in armonia. Rotocalchi, Documentari, Animazioni e molto altro sono un nutrimento quotidiano. Vivo la Settima Arte come Necessità, una scelta di vita che va oltre il semplice interesse!

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