Tratto dal racconto The map of tiny perfect things di Lev Grossman, La mappa delle piccole cose perfette è una nuovissima produzione Prime Video che prende l’ormai consolidato sottogenere del loop temporale e lo trasporta nel mondo degli Young Adult, andandolo a rivisitare con qualche elemento di originalità. Come il recentissimo Palm Springs, brillante commedia romantica dai risvolti esistenziali che vedeva per protagonisti Adam Samberg e Cristin Milioti, così anche in La mappa delle piccole cose perfette i due protagonisti sono bloccati a vivere la stessa giornata all’infinito.
Mark (Kyle Allen) si sveglia sempre nella stessa giornata e la vive anticipando e risolvendo i piccoli problemi della vita: prende una tazza prima che cada, afferra una palla prima che colpisca una ragazza, risponde prima che gli vengano fatte domande. Sente che tutti vivono la vita come degli zombie, mentre lui è l’unico che ci interagisce. Questo finché un giorno non vede Margaret (Kathryn Newton) che come lui anticipa i fatti prima che succedano. Sembrano essere gli unici consapevoli di essere bloccati in questa anomalia temporale e decidono assieme di sfruttarla al meglio: decidono di trovare le piccole cose perfette nella città e farne una mappa. Tutti quei momenti che all’interno della cittadina all’interno di quel giorno hanno un tempismo perfetto, o un risultato insperato, o una magia intrinseca. Insomma, tutti i momenti più salienti della giornata, nella vita di tutte le persone che la stanno vivendo. E mentre Mark sta cominciando a provare dei sentimenti per Margaret, Margaret è sfuggente e gli nasconde qualcosa.
La mappa delle piccole cose perfette si presenta come un classico racconto coming of age: un protagonista che viene cambiato dall’amore con una ragazza che ha un qualche drammatico segreto. Una storia così l’abbiamo vista migliaia di volta, dal classico I passi dell’amore, al recentissimo Raccontami di un giorno perfetto. Però La mappa delle piccole cose perfette presenta sicuramente qualche elemento di originalità.
Prima di tutto la premessa surreale è oramai quasi inscindibile dalla nozione di commedia romantica. Ricomincio da capo, Questione di tempo, Time Freak, Palm Springs e ancora altri sono tutti esempi di questa formula che somma le anomalie temporali al romance, e anche nelle sue manifestazioni più esautorate si dimostra comunque ancora prolifica narrativamente. La mappa delle piccole cose perfette fonde quindi due generi, andando a smussare le parti più caratteristiche di ognuno: della commedia romantica perde la deriva comica, ma della parte Young Adult perde la parte più marcatamente drammatica. Resta dunque un tono leggero, sospeso, più simile ad alcuni film indie che ai generi a cui fa riferimento.
La novità più importante però sta sicuramente nel personaggio protagonista. Mark è, a tutti gli effetti, la versione maschile di una manic pixie dream girl. È quirkie, vuole aiutare gli altri in tutti questi modi piccoli e carini, non ha una sua vera introspezione psicologica, e vive fondamentalmente in funzione della sua controparte femminile. Che sia un uomo a rivestire questo ruolo è già di per sé piuttosto raro, ma la vera novità è che questo prototipo venga qui elevato al ruolo di protagonista. Solitamente infatti, la manic pixie dream girl è un personaggio la cui unica funzione è quella di favorire il cambiamento del protagonista.
E infatti è proprio questa l’idea del film. A circa tre quarti del film Mark si accorge che tutte le cose che pensava di stare facendo per gli altri, in realtà erano assolutamente insignificanti. Si accorge che non sono le altre persone a vivere nella cittadina come degli zombie, ma è lui che non interagisce, non veramente, con le persone. Si accorge insomma, di essere egocentrico. Nel momento in cui si interessa alle persone nella sua vita si rende conto di una cosa: non è lui il protagonista della storia. La vera protagonista della storia è Margaret.
Questo colpo di scena è una rappresentazione narrativa molto azzeccata del tipo di effetto che l’amore provoca. Amare significa prendere su sè stessi una parte della prospettiva dell’altro. In quest’unico plot twist, si comunica sia il percorso di formazione di Mark ma anche quanto questo sia intrinseco con l’amore per un’altra persona. Mark cresce perché realizza che non tutto ruota attorno a lui. Una scelta intelligente in un film per adolescenti che teneva già la barra mediamente più alta rispetto agli altri anche solo per la scelta di due personaggi positivi e con una relazione non malsana. Questa idea è sicuramente sufficiente a staccare La mappa delle piccole cose perfette dalla massa compatta di altri film adolescenziali, per quanto il tono e lo stile siano su livelli piuttosto convenzionali.
Il regista è Ian Samuels, che nel 2018 aveva diretto per Netflix Sierra Burgess è una sfigata.