Jimmy’s Hall è il ventiquattresimo lungometraggio del regista britannico Ken Loach. Il film è arrivato nelle sale nel 2014, dopo il passaggio dal Festival di Cannes. Attualmente, si trova in streaming gratuito su Rai Play, assieme ad altri film di Loach. Tra i titoli presenti sulla piattaforma vi sono anche: Terra e Libertà, Paul, Mick e gli Altri e Il mio amico Eric.
Jimmy’s Hall trae ispirazione dalla vera storia del protagonista, un esponente comunista irlandese deportato negli Stati Uniti. Il protagonista del film è Jimmy Gralton interpretato dall’attore irlandese Barry Ward. Nel cast figurano anche Simone Kirby, Andrew Scott, Jim Norton, Francis Magee, Brían F. O’Byrne. La sceneggiatura è dello storico collaboratore di Loach Paul Laverty. Jimmy’s Hall è ambientato in Irlanda, nella località di Effrinagh.
Jimmy’s Hall: la trama
Nel 1933, dopo dieci anni passati negli Stati Uniti, Jimmy Gralton ritorna in Irlanda. Qui trova una situazione molto differente da quella che aveva lasciato. Un nuovo governo si è insediato al termine della Guerra Civile Irlandese. Jimmy è un personaggio molto noto nella comunità e a seguito delle pressioni di amici e conoscenti, decide di ridare vita ad una sala per le attività che era stata chiusa. La riapertura della sala, la grande concentrazione di persone, soprattutto proletari, porta rapidamente ad un contrasto con le autorità. Infatti, sia la Chiesa che il governo guardano con sospetto alle attività che si svolgono all’interno del centro. Inoltre, Jimmy e la comunità venutasi a creare all’interno della sala, si battono contro lo sfratto di una famiglia. Sarà il protagonista ad affrontare le conseguenze di questo scontro con i sistemi di potere. L’eredità ideale delle sue battaglie non si esaurirà però con il suo destino.
Jimmy’s Hall: la recensione
Jimmy’s Hall riprende un tema molto caro a Ken Loach, quello della guerra civile irlandese e delle sue immediate conseguenze. Il vento che accarezza l’erba – con il quale aveva vinto la Palma d’oro – raccontava la storia di alcuni militanti armati proprio durante il conflitto. Con questo film il regista decide di concentrarsi, appunto, sulle conseguenze nel tempo. La guerra è finita da qualche anno, il protagonista rientra nel suo paese e si trova davanti a uno scenario molto diverso da quello che aveva lasciato. La repressione praticata dal governo e dalla chiesa si ripercuote anche negli ambienti familiari. Molte donne e ragazze che frequentano il centro di Jimmy sono oggetto di vessazioni da parte dei mariti e dei padri.
Loach mette in scena, quindi, alcuni temi classici della sua filmografia in questo lavoro. Il ruolo storico della Chiesa, soprattutto in Irlanda, di corresponsabile della sopraffazione; il potere esercitato da piccoli gruppi sul governo e gli affari delle comunità. Allo stesso tempo trovano spazio in questo film anche i messaggi di speranza del regista. Perché al potere e all’autoritarismo si oppongono delle persone che trovano nella loro dimensione di comunità la propria forza. Nonostante i finali spesso drammatici dei suoi film, e Jimmy’s Hall non fa eccezione, il messaggio di Loach è teso verso il progresso. In questo caso, tutta la potenza della speranza si esprime attraverso la danza, che finisce per diventare un rito collettivo.
Un maestro tra cinema e politica
Loach mette in scena un cinema dai connotati fortemente politici. La sua carriera è attraversata dal preciso impegno di raccontare le storie degli ultimi, dei dimenticati, degli sconfitti. Sono pochi gli autori come il regista di Sorry we missed you così schierati politicamente. Non che Loach faccia propaganda, è qualcosa di più alto: è l’ideale. Le riflessioni contenute nei suoi film hanno un valore che non si limita a quello cinematografico, finiscono nel sociologico. Il suo andirivieni tra il passato e l’attualità non fa altro che rafforzare questa idea. Dopo Jimmy’s Hall, nei tre film successivi, il regista è tornato a raccontare l’attualità. Lo ha fatto attraverso storie di individui messi ai margini della società. Persone che il progresso ha lasciato da parte. Un atto di accusa verso quei sistemi e quelle istituzioni che dovrebbero occuparsene.
La lucidità con cui un regista più che ottantenne riesce ancora a raccontare il mondo è anche un atto d’amore verso il cinema. Loach è un regista apprezzato, che gode di altissima considerazione, anche da parte di chi non ne condivide gli ideali politici. Un apprezzamento nei suoi confronti che sembra andare, addirittura, crescendo nel corso del tempo. Questo gradimento nei confronti di Loach è figlio della sua capacità di tenere assieme una grande visione in termini di regia e di estetica con i temi dei suoi film. Oltre al Vento che accarezza l’erba (film che ha contributo all’evoluzione della carriera di Cillian Murphy) c’è stata un’altra Palma d’oro con Io, Daniel Blake. Anche l’ultimo film del regista è stato presentato in concorso a Cannes. The Old Oak, secondo quanto afferma lo stesso Loach potrebbe essere, inoltre, l’ultimo film della sua lunghissima carriera, iniziata – al cinema – nel 1967.